"Non ho mai visto un giorno così bello e brutto allo stesso tempo."
"Hai ragione. Piove con il sole."
"Non mi riferivo a quello."
"Ah." Mormoro interdetta. Sono ormai quattro giorni che ci vediamo, sempre su questi due sedili, e le nostre conversazioni finiscono su quest'autobus, così come sono iniziate. Spesso non hanno neppure senso.
Però continuo a girarle e rigirarle, far rotolare le parole sulla lingua fino a far perdere il loro significato nel vento.
"Non vuoi sapere perché?"
"Non proprio, no."
"Sei sempre così con le persone?"
"Così come?"
"Schietta."
"Può darsi."
Continuo a dimenticarmi le cuffiette a casa. Non capisco cosa ci sia di difficile nell'afferrarle mentre esco di casa. Sono sul mobile all'ingresso da quattro giorni ormai. Non ho mai passato così tanto tempo senza cuffiette. Mi sento esposta.
"Stasera ho un appuntamento." Riprende. Non capisco perché è convinto che mi interessi così tanto.
"Bene."
"Non vuoi sapere con chi esco?"
"Cambierebbe qualcosa, se conoscessi l'identità del tuo accompagnatore?"
"Accompagnatrice. E no, credo di no."
Silenzio.
"Sei mai stata invitata ad un appuntamento? Galante, intendo."
"Certo, cosa ti fa pensare che non sia mai uscita con qualcuno?"
"Huh, no, niente... sembri solo... piccola."
"Piccola?"
"Sì. Non sono mai stato bravo con le età delle persone, e be', dal momento che non vuoi dirmi quanti anni hai..."
"Non mi hai mai chiesto quanti anni ho."
"Ma ti ho chiesto che classe frequenti."
"Non è indicativo."
"Suppongo di no."
Mi mordicchio il labbro, indecisa. "Quanti... quanti anni mi daresti?"
"Dall'aspetto? Quattordici. Da come parli? Anche ventuno. Sono piuttosto combattuto, come vedi."
"Sedici."
"Cosa?"
"Mi hai sentita."
"Wow."
Resta in silenzio, guarda in basso. Sembra dispiaciuto. "Scusami."
"Per cosa?"
"Non volevo dire che hai il fisico di una quattordicenne. Sei solo... un po' bassa. E... huh... non hai molte... curve?"
"Grazie, me lo dicono in tanti."
"Scusami. Non volevo... cazzo, suonava meglio nella mia testa."
"Immaginavo."
Passano una decina di secondi prima che la sua voce rompa di nuovo il silenzio dell'autobus quasi deserto.
"Io ne ho diciotto."
"Lo so."
"Come..."
"Il libro di psicologia che sbuca dal tuo zaino: quarto volume, stai studiando per il diploma. E il soprannome scritto sulla spallina con il bianchetto: Olls98. Sicuramente scritto più di due anni fa, a giudicare dal colore sbiadito, ora magari odi quel soprannome, ma è il numero che dice tutto. Sei del '98, ovviamente. Lo grida peggio di un certificato di nascita."
"Wow.
Forse dovrei cambiare zaino."
"Forse dovresti."
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Weather Talks
Short Story"Gli sconosciuti parlano del tempo" *~*~* Highest rank: #53 in Short Story