Abbasso il cappellino della pizzeria dove lavoravo l'estate scorsa sugli occhi e sorrido dietro alla visiera.
Immagino già la faccia che farà Oliver quando, dopo aver aperto la porta, mi riconoscerà.
La pizza fumante mi scalda le mani. Lo ammetto, non il migliore modo per chiedere scusa, ma abbastanza alto in classifica per sperare che non venga rifiutata.
Suono il campanello un'altra volta. So che è in casa, lo è sempre il venerdì.
Di solito mi scrive lamentandosi della sua solitudine, ogni tanto addirittura chiedendomi di fare un salto per un film. È più di una settimana che non ci vediamo, però, e il dubbio comincia a farsi strada nei i miei pensieri.
Alzo lo sguardo, gli scuri sono aperti. Deve essere in casa.
E infatti dopo pochi istanti sento i suoi passi affrettarsi per scendere le scale.
Riprendo la posizione di prima.
Sorrido.
La porta si apre rivelando un Oliver confuso che, a torso nudo, stringe quella che deve essere una maglietta fra le mani.
Sorrido anche quando i miei occhi incontrano i suoi, spalancati. E continuo a sorridere anche quando noto la cintura dei jeans slacciata.
L'elastico dei boxer affiora sopra all'orlo dei pantaloni. Oliver non fa mai vedere l'elastico dei boxer, semplicemente non è da lui.
Non sorrido più quando rialzo gli occhi ed incontro i suoi, che da sopresi sono piombati nel panico.
"Ollie?" una voce decisamente femminile lo chiama dal piano di sopra. Una voce decisamente femminile e decisamente giovane.
"Chi è che rompe proprio ora? Hai detto che tua madre non sarebbe tornata prima delle-"
Lui si gira.
Una ragazza scende le scale, una maglia larga le arriva fino a metà coscia. La riconosco, la maglietta. Ha il logo dei Red Hot Chili Peppers sul petto, le date dei concerti stampate sulla schiena. Le stesse date che conosco a memoria per tutte le volte che ho guardato il proprietario della t-shirt, di sfuggita, sorridendo ad una qualche sua trovata.
Ora non sorrido più.
Non sono di gioia le lacrime che mi pizzicano negli occhi.
"Jane." Mormora senza voce, come se avesse appena corso una maratona estenuante.
Scuoto la testa lanciandogli il cartone di della pizza fra le braccia. "Godetevi la serata." Riesco a biascicare prima di voltarmi e allontanarmi il più velocemente possibile, senza però correre. Ho pur sempre una mia dignità.
La cosa più divertente è che non ho nemmeno motivo di reagire così. Sono stat io ad allontanarlo, io ad ignorare i suoi messaggi.
Ho avuto quello che volevo: è andato avanti, ha trovato qualcuno in grado di dargli quello di cui ha bisogno.
Ho avuto quello che volevo.
Ma questo non significa che non faccia male.
***
That_Ravenclaw_Girl
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Weather Talks
Short Story"Gli sconosciuti parlano del tempo" *~*~* Highest rank: #53 in Short Story