Guardo fuori dal finestrino, gli occhi persi nelle nuvole cariche di pioggia che rivestono il cielo e mi ritrovo a sorridere quando la mia mente ritorna a ieri pomeriggio. Alle sue parole, alle sue dita intrecciate alle mie mentre scendevamo le scale che portavano alla cucina e ai suoi occhi che brillavano quando, fra un sorso di the e l'altro, si incastravano nei miei.
Sua madre è una donna fantastica e, punto assolutamente a suo favore, prepara biscotti altrettanto fantastici.
Sì, è stato un buon pomeriggio sotto ogni punto di vista.
Ripenso all'occhiata che ci siamo scambiati al momento di salutarci, impacciati ed euforici come non lo siamo mai stati, sotto gli occhi inquisitori di mio padre che non aspettava altro che riportarmi a casa.
Mi volto con uno dei miei sorrisi più raggianti quando sento il sedile abbassarsi per il peso alla mia destra e mi giro pronta a salutare il moro.
Non è lui, però, che mi trovo di fianco.
"Hey!" mi saluta un ragazzo che avrà si e no la mia età. Il ciuffo biondo in netto contrasto con gli occhi quasi neri e un bianco sorriso di denti perfettamente allineati.
"Ciao." Gli rispondo inghiottendo a fatica il groppo che ho in gola.
"Caleb!" mi rivolge uno smagliante sorriso da red carpet, al quale rispondo con un cenno del capo.
Vorrei dirgli che non può stare seduto lì, che il posto è occupato, che sto aspettando una persona, ma le parole non vogliono abbandonare le mie labbra.
Sembro aver perso tutto il coraggio acquistato negli ultimi mesi, sembro aver perso tutto senza di lui, tutta la confidenza e la voglia di salire su questo autobus che ho da quando mi sveglio la mattina.
Non parlo, no. Invece muovo gli occhi. Frenetici si spostano da una fila all'altra di sedili in cerca di quella matassa di capelli scombinati che riconoscerei fra mille.
La sua fermata è passata, dovrebbe essere qui, ormai. Non ci sono sue tracce, però.
Controllo il cellulare: nessun messaggio.
Sto per scrivergli quando una forza in cui non mi imbattevo da tempo mi ghiaccia le dita.
Timidezza. Eccola qui la vecchia amica che non ha mai smesso di guardarmi le spalle.
Così blocco il telefono e lo ripongo nella tasta.
Abbasso gli occhi sulle mie mani intrecciate in grembo, quasi a farmi da scudo, ed in silenzio aspetto.
Aspetto chi so non si presenterà.
***
Perché un imprevisto ogni tanto c'è... Perché non si è presentato?
Che sia succeso qualcosa?
Eh eh eh... mi sa dovrete aspettare il prossimo capitolo per saperlo.
Intanto... fatemi sapere come avete trovato questa parte!
That_Ravenclaw_Girl
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Weather Talks
Short Story"Gli sconosciuti parlano del tempo" *~*~* Highest rank: #53 in Short Story