Epilogo

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Osservo il cielo furi dal finestrino. Oggi non ci sono nuvole, si vede il sole.

Appoggio la testa al vetro ignorando la voce di mia nonna che non è igienico mi rimprovera nella mia testa.

Sorrido stanca ricordando gli avvenimenti degli ultimi tre mesi, il trasferimento, il cambio degli orari a scuola. Uscire due ore dopo è faticoso, ma sempre meglio di fermarmi a pensare a cosa mi sono lasciata alle spalle. Il fatto che questo mi permetta di prendere il bus ad un orario diverso non fa che migliorare la mia situazione.

Tamburello con le dita sul sedile di plastica. Il posto è sempre lo stesso, mi ritrovo a pensare, ma ora è tutto diverso.

Gli edifici di Londra cominciano a muoversi, l'autobus lascia la fermata, si dirige verso quella dopo. Manca poco alla fine della scuola. Mia nonna ha promesso di portarmi a Brighton, spera di aiutarmi a voltare pagina. Non sa che l'ho già fatto. Finalmente nella mia vita sembra essere arrivato l'ordine che cercavo.

Chiudo gli occhi e alzo il mento lasciando che il sole mi solletichi le palpebre.

"Hey. Scusa, è libero?"

Qualcuno domanda distogliendomi dai miei pensieri.

Mi volto e per un attimo il mio cervello sembra andare in cortocircuito, impedendomi di capire quello che sta succedendo.

"Certo." Rispondo ad occhi bassi, trascinando la borsa appoggiata a terra sopra ai miei piedi e girandomi nuovamente verso il finestrino, pronta a riprendere da dove ero stata interrotta.

Mi basta poco per rendermi conto dell'impossibilità della mia impresa, i suoi occhi puntati su di me.

La sua presenza sembra piegare la realtà attirandomi come farebbe un buco nero.

"Sai, ho letto da qualche parte che gli sconosciuti parlano del tempo."

Mi giro verso di lui, colta di sorpresa nel sentire di nuovo quelle parole.

I suoi occhi sono lucidi dietro alle lenti di vetro, il sorriso insicuro sulle sue labbra rosee.

Mi ci vogliono alcuni secondi di troppo per potermi fidare della mia voce. "Quindi?"

"Be', forse dovremmo. Parlare del tempo, intendo."

Annuisco mordendomi il labbro inferiore tentando invano di nascondere il sorriso che inizia ad accendermi gli occhi.

"È una bella giornata." La sua mano si avvicina tentennante alla mia.

Annuisco chiudendo le dita attorno alle sue. "Perfetta per un the." Propongo non curandomi di come si sia incrinata, la mia voce, nel pronunciare quelle semplici parole.

Oliver preme il pulsante per la prossima fermata. "Conosco un posto non lontano da qui." Mi fa segno di alzarmi.

Siamo quasi scesi da bus quando mi fermo, trattenendolo per il polso. "Comunque, era Tom Waits. A dire che gli sconosciuti parlano del tempo, sai." mormoro, il suo volto pericolosamente vicino al mio nell'attesa di raggiungere le porte di vetro.

Lui sorride, le sue labbra si poggiano delicatamente sulle mie.

Riesco a sentire il sapore della sua risata quando sussurra: "Sai, è proprio quello che mi ha detto la ragazza di cui sono innamorato quando l'ho conosciuta."

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