capitolo ventidue

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Sento qualcosa scivolare dentro al mio orecchio destro mentre guardo fuori dal finestrino e subito una soffice melodia mi accarezza il timpano.

Mi volto interrogativa verso un Oliver che canticchia con la testa abbandonata all'indietro, come a guardare il cielo, e gli occhi chiusi.

Anche lui ha una cuffietta all'orecchio e sembra totalmente perso nelle dolci, ma tristi note suonate dalla chitarra.

Riconosco la canzone e sorrido. Era una delle mie preferite quando ero bambina, ricordo quando salivo in macchina con mio padre e lo obbligavo ad ascoltarla in loop fino all'arrivo e poi ancora al ritorno e all'andata del viaggio successivo e avanti così, fino a che il disco non si consumava e bisognava farne un altro.

Anche Oliver sembra conoscerla, perché le sue labbra si muovono in perfetta sincronia con le parole del cantante.

Curiosa mi tolgo la cuffietta cercando di non scuotere troppo il filo in modo che non se ne accorga.

La sua voce è calda, più profonda del solito, ma altrettanto morbida, come i toffee che ti si sciolgono sulla lingua impastandoti la bocca con il loro dolce aroma al Mou.

Deglutisce, ed il suo pomo d'Adamo sobbalza nella pallida gola.

"Mi stai fissando." Sussurra sorridendo, senza muoversi di un millimetro.

"Non sapevo fossi capace di cantare."

"Sì, be'... a dodici anni volevo entrare a far parte di una boy band e sfondare nel mondo della musica."

Spalanco gli occhi esterrefatta e non riesco ad evitare che una leggera risata scappi dalle mie labbra nonostante pensi che con quella voce sarebbe stato lo stesso mondo della musica a pregarlo in ginocchio di fare successo.

Lui si riscuote, fissando i suoi occhi blu nei miei con un'intensità tale da impedirmi di distogliere lo sguardo.

"Scusa." Mormoro subito "Solo... è strano. Ho sempre pensato che a quell'età i ragazzini volessero diventare calciatori."

Lui ridacchia. "Oh, tranquilla, ho passato anche quella. Quando avevo otto anni volevo entrare nel Manchester United. Poi ho preso la mia prima lezione di calcio e ho scoperto di essere fra i più scarsi nella storia."

Lo dice con il sorriso sulle labbra, come se non importasse più, ma avesse fatto male all'Oliver di dieci anni fa.

"Io volevo fare la ballerina." Sbotto dopo poco, quasi come se sentissi il bisogno di condividere anche io qualcosa sul mio passato, di dargli la possibilità di conoscermi meglio.

"Oh, che scontato."

"Lo so, ma cosa posso farci? Non sono mai spiccata, non sono mai stata la rosa nel campo di margherite."

"Io non ne sarei così sicuro, se fossi in te."

"Cosa intendi?"

"Non sei una margherita. Non per me."



***



Niente da dire, seriamente.

Spero che il capitolo vi piaccia, votate e commentate per farmi sapere cos ne pensate!


Vostra,

That_Ravenclaw_Girl


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