"Passato un buon weekend?"
"Non è stato male. Sabato era il compleanno di una mia cugina. Tu?"
"Sui libri, a studiare per gli esami."
"Ma sono fra mesi! Nessuna festa scatenata? Che fine hanno fatto i liceali da film?"
"Mi sono candidato per una borsa di studio. Ne va del mio futuro."
"Wow, sei un ragazzo con la testa sulle spalle." Gracchio sarcastica, alzando l'indice verso l'alto e incurvando la schiena come una vecchietta.
Lui ride. Dio, quanto è bello sentirlo ridere.
"Puoi dirlo forte."
"Dove vorresti studiare dopo?"
"Psicologia. Alla UCL, ma solo se avrò quella borsa di studio. Mia madre non riuscirebbe a sostenere la retta."
"Stai dicendo che è una settimana che mi siedo inconsapevolmente di fianco ad uno strizzacervelli?"
"Già, in realtà registro tutte le nostre conversazioni e a casa ho un resoconto dettagliato di tutte le tue patologie."
Lo fisso interdetta, indecisa se prendere sul serio le sue parole o scherzarci su, ma lui è serio, non un lampo di divertimento nei suoi occhi.
"Aspetta. Dici... dici sul serio?"
Dopo qualche secondo vedo i suoi muscoli sciogliersi e le sue labbra aprirsi in un radioso sorriso.
Ride. Di nuovo.
"Sul serio, Janie, la tua ingenuità è esilarante."
Gli do un pugno sulla spalla ridacchiando, al quale risponde con finto dolore ed una scrollata di spalle.
Solo dopo me ne rendo conto.
"Cosa c'è?" Mi domanda improvvisamente serio.
"No... nulla. Mi-mi hai chiamata Janie." Balbetto sistemandomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio per l'imbarazzo.
"Scusa. Non volevo-"
"No, no. Va benissimo. È solo che nessuno mi chiamava con un soprannome da tanto tempo."
"Se preferisci posso usare Jane. Capisco, davvero."
"No!" rispondo, forse con troppa foga "Voglio dire... va bene, mi piace." Mi ricompongo.
Annuisce.
"Non scendi?" mi chiede quando raggiungiamo quella che di solito è la mia fermata.
Scuoto la testa. "Vado a studiare da un mio compagno, oggi. Abbiamo un progetto a coppie in chimica."
"Compagno? Compagno tipo... maschio?"
"Qualcosa in contrario?"
Spalanca gli occhi, come colpito da un'improvvisa ondata di realizzazione. "No. Niente, scusa."
"Non sarai geloso?" Lo schernisco.
"Sarebbe stupido da parte mia. Non ti parlo che dieci, forse venti minuti al ritorno da scuola, come potrei pretendere di essere l'unico amico che hai?" sbuffa voltando lo sguardo dall'altra parte.
"Già. Come potresti... pretendere." Ripeto a voce così bassa da essere malapena udibile.
"La prossima è la mia." Cambia discorso all'improvviso, battendo una volta le mani.
Deve notare il mio sguardo sorpreso, perché "Che c'è?" mi chiede.
"È stupido, davvero. Solo che non ti avevo mai immaginato... be', effettivamente scendere dall'autobus. Non ti ho mai immaginato seduto da qualche altra parte e non su quel sedile."
"Non è stupido. Anche io ho trovato difficile pensare a te in un contesto... diverso."
"Quindi ammetti di averlo fatto?"
"Non- E dai Jane, perché pensi subito così?"
"Non l'hai negato."
L'autobus si ferma.
"Devo andare."
"Okay. A domani, Olls."
***
Cominciano a conoscersiiiiii!!!! Che ne pensate? Sto cercando di rendere il tutto li più naturale possibile.E niente, sono di buon umore. Siamo ad un passo dal vincere il campionato di baseball e sono ottimista. Secondo me abbiamo buone speranze, sì.
E voi? Fate sport?
That_Ravenlaw_Girl
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Weather Talks
Short Story"Gli sconosciuti parlano del tempo" *~*~* Highest rank: #53 in Short Story