Well, maybe very well.

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Stesi la mia solita mezz’ora poi scesi con i capelli bagnati. Tutti erano già seduti a tavola. “Sum, non sarebbe meglio che ti asciugassi i capelli?!” chiese mio padre indicandomi, “Nah…tanto con sto caldo si asciugano in fretta da soli…” dissi io sedendomi a tavola. Mangiammo delle fette di carne impanate, con un po’ di insalata. Poi dopo cena mi sedetti sulla poltrona a mandare messaggi a Harry e Carly, che ne voleva sapere di più. Quando posai il telefono sul tavolino, mettendolo silenzioso e avviandomi verso la tv, “Spero non ti disturbi, ma voglio vedermi il mio telefilm preferito” dissi io rivolgendomi a Louis, “Veramente avevo intenzione di andare a letto presto stasera. Domani mi levano i punti.” “Se vuoi c’è il mio letto là sopra, magari per non disturbarti posso dormire qua e tu dormi sopra.” “Nah… cercherò lo stesso di dormire… anzi… mi vedo io questo qua che uccide persone..” disse posando il libro che stava leggendo. Era come amareggiato, stanco di tutto. Ad ogni fine di una frase sospirava profondamente, come se fosse scocciato, “Vado a prendere il gelato. Prendo due cucchiai?” “Sì, sì…”. Mamma mia che spirito di iniziativa…Presi il gelato dal freezer e andai vicino al divano con due cucchiai, “Fai spazio.” “Devi sederti qui!?” “Come lo mangiamo il gelato, cretino!?” dissi guardandolo male, “Ah…vero…” mi distesi accanto a lui. Accanto… si fa per dire. Io ero ad un punto del letto, lui ad un altro. Ciò che ci divideva era il contenitore del gelato. Misi play e il telefilm iniziò…

Madonna santa che mal di schiena. Quel terribile dolore alla schiena mi svegliò. Aprii gli occhi lamentandomi. Mettendo a fuoco notai che non ero nel mio letto, bensì nel salone. La televisione segnava “Replay”. Adesso ricordo. Mi ero addormentata guardando il telefilm…La vaschetta del gelato era vuota, e sulla mia spalla c’era Louis che dormiva, “Lou…Louis…” “Mh… sssh…” “Alza la testa.” “Perché?” disse mugolando, “ E’ la mia spalla quella.”. Si svegliò aprì gli occhi e mi guardò, “Che ci fai qui?” “Penso di essermi addormentata ieri sera dopo aver visto il telefilm..” “Che ore sono…?” disse affondando la faccia nel cuscino, “Non lo so…”. Prese il mio telefono e guardò il display, “Mh…le otto e mezza….dovremo alzarci?” “Ma io c’ho sonno…” dissi buttandomi di peso sul cuscino, “Allora dormi.”. Ognuno dei due si girò dalla parte opposta, riprendendo i sogni incompresi.

“Sum…Louis…”. Che cosa strana. Era la voce di mio fratello. “Mh… Niall… vai a dormire…” dissi io cercando con una mano di spingerlo via, “Dai Sum… sono le dieci…”. Mi stiracchiai svegliandomi, “Che ci fai nel letto di Louis?”. Ah, già vero ero nel letto di Louis, “Mi sono addormentata qua ieri sera…dopo aver visto Dexter…” “Ah…capito… ma…mi devi raccontare niente?” “Eh?! No…ho solo tanto sonno.” Dissi sbadigliando, “Aiutami a svegliare Louis.”. Lo mossi più volte richiamandolo, “Mh… Smettila Sum…” “Svegliati cretino…” “Ti ho detto che è ancora preso per svegliarci…”, “ Sono le dieci… hai l’appuntamento dal medico. Devi levarti i punti. Muoviti.” “Che palle…”. Sbadigliò e poi strofinò le mani ai suoi occhi. Fissò il contenitore del gelato vuoto, “Siamo stati noi due?” “Mh… infatti mi sta venendo un rigurgito di caffè e fragola…” “Ti prego se devi vomitare non qui eh…” disse lui spostandosi. Niall rideva, “James smettila di ridere. Dovremmo ridere noi che sei tornato ubriaco da una gita a mare.” Dissi io con gli occhi chiusi, “Sum ha ragione.”. Ci demmo il pugno. Stavamo tornando amici? Spero proprio di sì. Quindi si ricomincia da capo no!? Proprio come i primi giorni, “Mh… l’hanno comprato lo yogurt?” “No…” “Stronzo bastardo di un Tomlinson che ti sei mangiato l’ultimo.” “Avevo fame…”. Stavamo conversando tranquillamente con gli occhi chiusi, quando, “VI VOLETE SVEGLIARE?!”. La voce squillante di mio ci spaccò i timpani. Ci alzammo, io andai sopra a lavarmi la faccia per poi vestirmi e riscendere giù per fare una piccola colazione. In cucina c’erano mia mamma, mio padre, mio fratello e Louis. Stavolta eravamo tutti svegli, “Ma come avete fatto a finire un intera scatola di gelato?” “Tra una cucchiaiata e l’altra…” dissi io, “Era buono!” esclamò lui. Aprii il frigo e presi una barretta di cioccolato, “ Louis vuoi che ti accompagno io con Sum a levare i punti?” chiese mio padre, “No, pa, ci vado io con Sum.” disse Niall aggiustandosi i capelli, “Eh…quindi avete finito di mangiare?”. Mh… insopportabile Niall. Entrammo in macchina. Louis era teso. Continuava a muovere la gamba. Arrivati all’ospedale, Niall posteggiò, “ Siccome questo posteggio non è dei migliori e non vorrei mi prendessero la multa, o vai tu, Sum, insieme a Louis, o vado io.” “V-vado io?”. Non sapevo se fossi stata un’ottima accompagnatrice o no, “ Va bene, vai tu Sum. Fate attenzione eh.”. Entrammo dentro l’ospedale. Quarto piano. C’erano solo due persone. Dopo di essi c’eravamo noi. Il tempo passò in fretta, ed entrammo dentro la grande sala, “Allora? Ci rivediamo eh?” disse il dottore stringendo prima la mano di Louis e poi la mia mano, “Allora, sei pronto? Non si sentirà niente, questo è poco ma sicuro.”. Sapevo che quel niente era tanto, ma non feci capire niente a Louis. Sorrisi soltanto. Si sedette sul solito lettino. Mi avvicinai a lui. La tensione saliva sempre di più. Chiuse gli occhi mentre il medico operava. Gli strinsi la mano, sorridendo. Se dovevamo tornare amici come prima, ognuno dei due doveva aver fiducia nell’altro. E’ vero. La prima volta è finita male, ma non la seconda. Dopo non so quanto, il medico finì di fare tutto, mettendo un cerotto sulla ferita. “Abbiamo finito Louis.”. Gli lasciai la mano, avvicinandomi alla scrivania del medico, “Ti prescrivo delle pillole da prendere una volta al giorno. Sono per il ferro. Mi raccomando prendili, o potresti sentirti male. Verrai a controllo da me la prossima settimana, va bene?” “Va bene, va bene.” Disse lui. Si stava rilassando. Il momento di tensione si era ormai concluso. Così prese lo scatolo delle pastiglie, e dopo aver salutato uscimmo dalla stanza entrando in ascensore. “Grazie.” “Di cosa?” “Di avermi aiutato a passare questo momento un po’ nervoso…” “Uh… di niente… E’ il minimo che possa fare.” Dissi io sorridendo, poi continuai, “Ti ricordi la storia di quel libro… che ti ho fatto leggere due sere fa?” “Sì, certo.” “Sai cosa fa alla fine la ragazza?” fece no con la testa, “Dopo aver conficcato la spada nel cuore del suo ragazzo, si rese conto di quello che stava facendo, così cercò di aiutarlo fasciando la ferita. Come se volesse tornare indietro nel tempo. Ricominciare tutto da capo…” “E riuscì a salvare il ragazzo?” mi chiese guardandomi negli occhi. Contemporaneamente la porta dell’ascensore si aprì ed io uscii avviandomi verso l’uscita della porta. Ritornammo in macchina, “Allora? Com’è andata?” “Bene. Forse, benissimo.” .

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