You don't know...

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“Facciamo una cosa?” disse lui fermandosi e guardandomi sorridente, “Cioè?” “Chiami i tuoi, o dici a Niall che non torni a casa e vieni a casa mia, e studi da me e poi facciamo una cosa bella.” “Uhm… ok! Ci sto! Vado da Niall.” Dissi io correndo verso lui che parlava con Carly, “Niaall!” gli gridai nell’orecchio alle spalle. “Sant’Antonio immacolato!” disse toccandosi il cuore respirando affannatamente, “Ti ho fatto prendere paura, fratellino?” “No…Che vuoi?” “Non torno a pranzo… Verso le 5 torno a casa, ok?” “Va bene… Informo come al solito la famiglia.” “ Bravo fratellino.” Dissi dandogli una pacca sulla spalla. Tornai tutta sorridente da Louis. “Andiaaamoo!”. Mi ero esaurita, ma volevo sapere cosa avremmo fatto. La camminata fino a casa di Louis, fu divertente e simpatica, dato che faceva morire dalle risate con le sue battute. Ma la cosa strana è che mi aveva trascinato davanti casa sua. Cioè, non casa sua adesso, ma la casa di sua mamma e della sua famiglia. “Perché oggi veniamo qui?!” chiesi io aggrottando le ciglia. Bussò al campanello sorridendo. Poco dopo ci vennero ad aprire. Lottie ci venne ad aprire, che si scaraventò contro di me abbracciandomi forte. “Lottie!” dissi io ridendo, “Sei tornata!!” “Quando ero andata via?” chiesi aggrottando le ciglia, “Louis mi ha raccontato tutto.” Disse lei staccandosi da me, guardandomi triste, “E’ tutto apposto ora!” “SUUUUUUUUUUM!” era Felicite che arrivava da non so dove correndo, si buttò su di me facendomi fare un passo indietro, “Santo Dio…” dissi ridendo, “Ci sei mancataaaaaaaaaaaaaa!” “Ma…” risi stringendola senza finire la frase. Guardai Louis che mi sorrise. “Sum! Ma che ci fai qui?” era Jay, “Ciao Jay! Uhm…” “Mamma devo parlarti.” Disse Louis serio, “Oh madonna… quando Tommo diventa serio, vuol dire che ci sono guai in vista…” disse Lottie facendo una faccia impaurita. Ci riunimmo tutti dentro, attorno al tavolo basso, seduti sulle comode poltrone, “Parla Lou.” lo invitò Jay, “Eh… sì… Ok. Annuncio che…” “Sei incinta.” Esclamò Felicite, “No!! Certo che no!” dissi io ridendo. “No, no. Almeno credo…” disse lui guardandomi cercando una risposta, “Tomlinson, vai avanti..” dissi io mettendo una mano davanti la mia faccia, “Io e Sum stiamo insieme.” Disse tutto d’un fiato. “Oh santo Cristo.. Era tutto qui?” chiese Jay preoccupata, “S-sì…” “Madonna… mi hai fatto prendere un infarto. Pensavo avessi combinato un’altra delle tue cavolate…” “No, no…”. Jay sospirò, “ Mi fa piacere che state insieme. Ma vi giuro che non avrei mai pensato che sareste diventati più che amici… Wau… Siete cresciuti, e anche tanto. Se ricordo quando Louis veniva a casa vostra e ogni volta ti rompeva le barbie e te gli gridavi contro e gli davi botte.” Disse lei ridendo. Sì, era una peste da piccolo. E anche stronzo. Misi la mano sulla spalla di Louis. “Oh mio Dio…” “C-cosa è successo?” dissi io levando subito la mano dalla spalla di Lou, “Cos’è quello?” chiese Jay alzandosi, “C-cosa?” chiesi girandomi attorno, “Quello che hai nel dito.”. Si riferiva al mio anello? “Ti riferisci a questo?” “E già che mi riferisco a quello.” Disse prendendomi la mano e osservandolo per bene, “Me lo ha regalato…” “Io. Gliel’ho regalato io.” Disse Louis, finendo la mia frase, “Da quando in qua tu ti intendi di anelli e non mi hai accennato niente, nemmeno alle tue sorelle?” “P-perché voi non sapevate niente.” “Mamma, mi sa tanto che le sorprese non sono finite…” disse Felicite appoggiando la schiena alla comoda poltrona, “Sì… eh.. dove sono le gemelle?” chiese Louis guardando attorno, “Louis, c’è qualcos’altro che devo sapere?” “Come stanno gli altri due fratellini?” cercava di sfuggire al discorso, “LOUIS WILLIAM TOMLINSON. RISPONDI.” “Mamma… non mi sembra il caso di parlarne adesso, nelle tue condizioni…” “Non mi trattare da  malata o ti sbatto fuori. Parla.” “Abbiamo intenzione di…” “Di…!? PARLA LOUIS.” “Abbiamo intenzione di sposarci.” Disse lui tutto insieme. Jay rise così forte che mi diede abbastanza fastidio, “Voi due?” disse ridendo, “Non se ne parla.” Disse lei poi seria. “Perché? Tra una settimana è maggiorenne, non ha problemi.” “Non ha più problemi? Perché tu hai parlato con Josh? Con Christine? E’ già tutto apposto? Sì? Fai i conti senza l’oste?” “Mamma. Non ce ne frega del vostro parere, questo lo avete capito sì?” “Louis, prima di fare questa cavolata colossale, ci penserei due volte se fossi al tuo posto.” “Mamma, non farò lo sbaglio che hai fatto tu. Stai tranquilla. Amo Sum, ed è l’unica persona con cui voglio passare il resto dei miei giorni. Va bene?” “Sono cavoli vostri dopo, eh.” “Non ti creare problemi inutilmente eh…” “Comunque io non ho sbagliato, ho solo scelto male.” “E questo non lo chiami ‘sbaglio’?”. La situazione si faceva sempre più calda, “Louis con questo sbaglio, come lo chiami tu, sei nato te. O mi sbaglio?” “Sì.. già… probabilmente era meglio che non mi portavi al mondo, non pensi?” “Smettetela voi due.” . Una voce esterna si intromise tra il dialogo della donna e del ragazzo, “Dan, hai capito che si vuole sposare?” “Mi fa piacere! Quando è la data del matrimonio!?”. Louis si stava scaldando. Era capace di alzarsi e sbatterlo al muro, dandogli calci e pugni. Ma serrò solo i pugni, guardando per terra, “ E comunque è vero, tua madre ha sbagliato, ma dovresti dirle grazie se adesso sei qui.” “Stai zitto.” Bisbigliò quasi. Poco dopo si alzò di scatto. Non ebbi il tempo di fermarlo, “NON SAI UN CAZZO DELLA MIA FAMIGLIA NE’ DI ME. STAI ZITTO.” Disse prima di sbattere la porta e andar via. “Meglio che vada a fermarlo prima che combini casino…” dissi io alzandomi imbarazzata. “Mi dispiace Sum, per questa scenata, ma se conosci bene Lou, sai com’è…” “Sì… appunto per questo vado… Ciauuu” uscii sorridendo. Si stava dirigendo verso casa, gli corsi dietro chiamandolo. Dalla tasca anteriore dei suoi jeans uscì un pacco di sigarette, ne prese una e se l’accese. Odiavo il fumo. Odiavo le sigarette. Così appena arrivata dov’era lui gliela tolsi dalla bocca, “Ti vuoi calmare?” “Dammela.” “No.” “Dammela o ne accendo un’altra.”.  Lo stavo facendo arrabbiare ancor di più, sapevo cos’era capace di fare, ma non avevo paura. Non in quel momento. Buttai la sigaretta a terra, spegnendola con il piede. Prese il pacchetto lo aprì e mentre ne stava per uscire un’altra, glielo scippai dalle mani scaraventandolo a terra. Mi guardò in faccia, arrabbiato. Entrò in casa incazzato lasciandomi la porta aperta, come se mi volesse invitare ad entrare. Aprì il frigo, uscendone una lattina di birra. “Una anche a me, grazie.” Dissi sedendomi sul divano. Ne prese anche una per me. Me la diede poi si sedette. Rimanemmo in silenzio per tutta la bevuta della birra. Appena finita, posai la lattina vuota sul tavolo, “Fin quando non parlerai?”.

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