Fu una tra le notti più tortuose della mia vita. Un inferno. Non avevo dormito tutta la notte. Riuscii solo a fare un pisolino, verso le sette del mattino svegliandomi poi verso le dieci. Qualcuno mi stava accarezzando la guancia. Mi ritirai subito, aprendo di botto gli occhi. Ritrovai davanti a me Harry. “Giorno, Sum!” “H-Harry, ti prego, spero non hai detto niente a nessuno.” Bisbigliai io un po’ preoccupata, “ No, tranquilla. Ho detto che dovevo chiederti una cosa…Anzi tua mamma ha sorriso.” “Eh grazie… Pensa che stiamo insieme…” “Ah, bene… Comunque… Come ti senti, adesso?” “Come dovrei sentirmi? E’ come se un treno mi colpisse in pieno. Come se una spada trafiggesse il mio cuore, senza aver pietà. Era una cosa che non mi sarei mai aspettata da lui. Adesso sembra tutto così strano..” dissi io. Sentivo le lacrime scendere piano, piano. “ Ti prego non piangere, ti prego.” Disse abbracciandomi. All’impatto mi fece male forte la spalla destra. Non capivo il perché. Era come se qualcuno mi avesse preso a pugni, sempre nello stesso punto. “Devo parlare con Carly.” Dissi io asciugandomi le lacrime, e facendo la parte di quella forte. “ Perché? Sei sicura di volerlo dire a lei? Non è che poi lo dice a Niall? Non vorrei che…” “ Si terrà la bocca chiusa. E’ il momento.” “Il momento per cosa?” chiese lui guardandomi negli occhi “ E’ il momento di sapere la verità.” Dissi io guardandolo negli occhi, strofinando le mie dita sotto il mio naso. “Cosa hai intenzione di fare, adesso?” “Rinchiudermi qua dentro con Carly.” “Niall è appena uscito per andare non so dove con lei.” Disse il ragazzo guardando la finestra, “ Aspetterò in silenzio qua dentro. Voglio sapere la verità. Tutta la verità.” “La verità di cosa?” “ La verità.” Dissi io guardandolo negli occhi, “ Vuoi che rimanga con te?” “ Nah… neanche per farti stare tutto il giorno qua ad annoiarti..” “Non mi annoio. Mi fa piacere star con te. Però, è meglio che ti lasci in pace, tra i tuoi pensieri. Magari vengo stasera, per vedere come stai.” “Sto bene tranquillo…” dissi io sorridendo, “ Sì, certo. Vengo lo stesso, solo per essere più sicuro.” “ Va bene…Ci vediamo stasera allora..” dissi io scocciata, “ Esatto. Ciau!” esclamò baciandomi la guancia ed uscendo dalla stanza, richiudendo la porta. Presi il telefono e chiamai a Carly. Rispose quasi subito, “Ehi Sum!”. Era contenta, come sempre quando era con Niall, “Voglio la verità.” Dissi io seria, “Cosa?! La verità? Quale verità?” “ Se dopo pranzo vieni, ti faccio vedere il perché.” “Cos’è successo, Sum?” “ Niente. Non è successo niente.” Si stava preoccupando. Lo potevo notare dal suo tono della voce, che in pochi secondi era cambiato, “Vuoi che venga ora?” “No. Adesso no. Passa queste ore con Niall. Poi vieni, senza Niall, in camera mia. Ci vediamo dopo”. Le chiusi la telefonata in faccia. Non le diedi il tempo di contraddirmi, o di salutarmi. Sapevo che se stavo ancora a telefono con lei, sarei scoppiata in un pianto infernale. Non dovevo. Anzi non potevo. Perché Carly si sarebbe agitata, sarebbe venuta a casa con Niall, e se raccontavo tutta la verità a quei due, Niall avrebbe fatto qualcosa. Qualcosa che io non volevo. Dovevo alzarmi da quel letto. Dovevo riprendere le forze che avevo perso la sera prima. Il display del telefono segnava 20 chiamate perse sempre dalla stessa persona: Louis. Anche lui, a quanto sembrava, aveva dovuto avere una nottata un po’ movimentata. Spensi il telefono. Non ne volevo sapere più niente, di nessuno. Mi alzai dal letto. Ero ancora vestita come la sera precedente. Avevo ancora i pantaloni sbottonati. Ricordo di quello che stava per succedere. Mi levai quell’indumenti e mi infilai in doccia. Cominciai a pensare, come se tutto quel pensare della notte non fosse bastato. Le lacrime si confondevano con il getto d’acqua della doccia. I miei pensieri erano confusi. Non riuscivo a capire più niente. Uscii dalla doccia, presi la tovaglia e l’attorcigliai al mio corpo. La mia spalla continuava a farmi male. Allora non era la presa stretta di Harry. C’era qualcos’altro. Spostai i miei capelli, sull’altra spalla e girandomi verso lo specchio e guardando notai una macchia violacea, e ricordai tutto. Le spinte forti che mi diede, facendomi scaraventare contro il muro. La mia faccia era anche segnata dal suo schiaffo, trasformato anche esso in una macchia violacea. Il mio corpo stava diventando una massa di lividi. Il problema più grosso era scendere giù e continuare a fingere. Continuare la mia vita come se non fosse successo nulla, quando invece successe qualcosa. Dovevo continuare a sorridere. A dire di star bene, quando invece va tutto male. Mi vestii. Al posto di mettere il solito top scollato, misi una maglietta a maniche corte, per nascondere il livido, e pensai ad una scusa per il livido in faccia. Mi sistemai i capelli e scesi. Mia mamma era seduta al tavolo che scriveva. Sicuramente stava finendo il lavoro arretrato di quando erano in Italia, “ Buongiorno mamma.” Dissi io sdrammatizzando, “Buongiorno tesoro” disse guardandomi in faccia, “ Oh Dio, che hai fatto alla faccia?” chiese lei alzandosi e avvicinandosi, “ S-sono caduta dal letto e ho sbattuto la faccia a terra.” Dissi io ridacchiando, un ridacchio finto. “Ma… Sembra più un livido da schiaffo che da caduta.” “Mamma, da quando in qua ti intendi di lividi?!” dissi io ridacchiando. Stavo facendo bene la mia parte. Tenevo tutto dentro, sapevo che la mia anima era pronta per esplodere, ma non in quel momento. Non glielo avrei permesso. “Mettiamoci un po’ di ghiaccio.” Disse portandomi a sedere sul divano. Aprii il freezer e prese il ghiaccio, “E’ vero. Adesso ricordo, che hai sempre avuto la passione di abbracciare il pavimento la notte” disse lei ridendo e avvicinando la bistecca congelata alla faccia. “ Eh… sì…lo so…” Ecco perché avevo scelto questa scusa. Perché da bambina cadevo sempre dal letto la notte, facendomi sempre male. “Lo tieni tu, mentre io finisco di lavorare?” “Sì, sì tranquilla vai vai.” Dissi io sorridendo. Lei ritornò alla sua posizione. Appoggiai la testa al divano, chiudendo gli occhi per il dolore che provocava il ghiaccio a contatto con il mio volto. Poco dopo qualcuno infilò la chiave nella serratura e la porta si aprì. Mi misi subito tranquilla, ritornando alla mia posizione precedente. Erano Niall e Carly. “ Ehi Sister!” disse mio fratello sorridendo, “ Ciao Niall, ciao Carly.” Dissi io con un tono pacato. Carly appena mi vide con il ghiaccio in faccia, cambiò espressione. Era terrorizzata. Aveva capito. “ Che hai fatto al viso?” chiese mio fratello guardandolo, “Sono caduta dal letto e ho sbattuto la faccia.” “Ma ancora non hai imparato a dormire in un letto? Pensavo ti fosse passata la mania di cadere dal letto..” disse lui ridacchiando, “ Eh… ma adesso questo lo levo. Lo riposo nel freezer.” Dissi io alzandomi e posando la bistecca per dov’era. “ Mamma oggi Carly mangia con noi.” “Certo, certo.”. Aveva confessato tutto? Presi mio fratello per la maglietta, e lo trasportai in un angolino della cucina, “Hai detto che stai con Carly?” “Sì, non c’è la facevo più di comportarmi come un amico in presenza dei nostri.” “ E quindi hai detto che ieri sera sei andato a casa sua? O che sei andato a casa di Louis?” “ Che sono andato a casa di Louis, questo è ovvio.”. Buttai giù un sospiro, “Comunque dovresti confessarti anche tu.” “Mai.” “Come?” “Cioè non adesso. Non mi sento pronta di dirglielo, ma tu reggimi il gioco.” “Certo sister!” disse lui sorridendo. Ritornammo tutti e due da Carly e ci sedemmo, accendemmo la tv e ascoltammo un po’ di musica da MTV Hits, il nostro canale preferito. All’ora di pranzo mia mamma si precipitò a cucinare la pasta e a mezzogiorno e mezzo mio padre tornò dal suo maledettissimo ufficio. Mangiammo e poi io e Carly salimmo sopra, dopo esser rimasti una ventina di minuti giù sul divano in silenzio. “Entra.” Dissi io facendole spazio e tenendo la porta. Eseguì il mio ordine poi entrai anche io e chiusi la porta. “Sai perché ho questa macchia violacea?” “P-perché sei caduta dal letto…spero…” “E invece no. Vuoi ritornare con me nel passato?” “S-sì.” “ Erano le nove, quasi nove e mezza quando andai a casa sua. Serata tranquilla, fino a quell’istante. Entrai in casa sua. Era diverso, diverso da come lo conoscevo io, ma normale da come lo cosci tu.” Spalancò gli occhi, capendo di ciò di cui stavo parlando, “ Non si staccava da me. Mi spinse bruscamente al muro, continuavo a chiedergli il perché della polizia a casa sua. Il perché di tutto questo. Non ebbi risposta. Quando vidi la cocaina sul tavolo capii subito tutto ciò che stava succedendo. Sai qual è il risultato?” dissi io tirando su con il naso. Stavo piangendo, piangendo dentro per non farlo vedere. Lei piangeva davanti i miei occhi, sapeva tutto quello che era successo. In un modo o nell’altro c’era passata anche lei, ne sono certa. “Il risultato è che ho due lividi uno sulla faccia, e uno sulla schiena. Questo è il risultato. Adesso… Adesso voglio sapere la verità.” Mi sedetti leggermente sul letto aspettando le sue parole. Si asciugò le lacrime e cominciò a parlare, “Ero innamorata di lui…Fino a quel giorno. Quel maledettissimo giorno. Era come se avessi due fette di mortadella sugli occhi. Non guardavo la realtà. C’erano voci su di lui che si drogava, che faceva a botte, che sapeva picchiare, ma non ci credevo, non ci credevo perché non lo avevo provato davvero. Arrivò quel maledettissimo giorno in cui… in cui uscimmo una sera…Eravamo tranquilli che passeggiavamo per le vie della città, quando… quando un ragazzo, Jake… James.. non ricordo come si chiamasse ci fermò e diede nella mano di Louis un sacchettino piccolo di cocaina. Mi si è spezzato il cuore vedendolo. Ti giuro. Mi faceva schifo. Mi faceva schifo il fatto che mi avesse solo usata, il fatto che non mi avesse detto la verità da subito. L’indomani di quel giorno ci incontrammo. Cominciai a dirgli di smetterla di drogarsi, di smettere di fare male a sé stesso, ma anche alle persone che gli stavano attorno. C-cominciò a gridarmi contro. A.. darmi schiaffi, e a formarmi lividi…”. Piangeva mentre raccontava la storia. Stavo ad ascoltare, singhiozzando, “Perché non me lo hai detto prima, perché?” “Eri innamorata, e lo sei ancora. Se ti avrei detto che Louis si drogasse non mi avresti ascoltata perché anche tu come me non avresti ascoltato la tua mente ma il tuo cuore.” “Ho sporcato la mia vita con lui.”. Sapeva perfettamente a cosa mi riferivo, “ Fortunatamente, io non l’ho fatto. L’unica differenza tra la mia situazione e la tua è questa.” “Lo voglio fuori dalla mia vita. Fuori dalla mia mente. Dal mio cuore. Non lo voglio più vedere. L’unica cosa che ha fatto è stato rovinarmi la vita. Adesso basta.” Dissi io decisa di me stessa. “Io sono al tuo fianco. Se devi farlo, io ci sono. So cosa stai passando. Io ci sono.” Disse lei asciugandosi le lacrime, “Grazie, Carly. Ti voglio bene.” Dissi abbracciandola tra i singhiozzi, “ Anche io.”.