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Jane servì gli ultimi clienti non accorgendosi dello sguardo di Edward sempre fisso su di lei.
«Ci vediamo domani, ragazzi.» disse a Charlotte e Raphael mettendosi il cappotto.
Loro le fecero l'occhiolino e lei ridacchiò.
Jane e Edward uscirono dalla locanda per ritrovarsi circondati dall'ovvio freddo invernale. Si strinsero entrambi nelle loro giacche.
«Come sapevi che lavoro lì?» chiese la ragazza appena cominciarono ad incamminarsi.
«Non ci sono molte ragazze che usano questo rossetto da queste parti.»
«Oh, già.» disse lei sentendosi una stupida: aveva dimenticato di avere il rossetto.
«Ti dona, sai?»
«Io lo odio.»
«Perché?»
«Mi mette al centro dell'attenzione e non mi piace.»
«È normale che la gente ti guardi con ammirazione, ti sta molto bene.»
Jane si chiese se avrebbe dovuto pensare a queste parole come un complimento, ma lo sguardo di un uomo le fece abbassare il capo e alzare il cappuccio.
«È per questo che ti nascondi?»
La ragazza non rispose. Stava cominciando a pensare che Edward fosse un impiccione.
«Tu perché mi hai cercata?» gli chiese invece.
«Beh, perché...»
Edward era sorpreso da questa domanda, ma si disse che doveva risponderle.
«Perché sei interessante.» disse infine.
«In che senso?»
«Tutto di te è interessante: il tuo viso, i tuoi capelli, il tuo modo di camminare... Volevo e voglio scoprire qualcosa su questa ragazza così particolare.»
Jane rimase un attimo ad assimilare quello che Edward le aveva detto. Voleva conoscerla. Edward, in cuor suo, sperava che anche lei volesse sapere qualcosa su di lui.
«Odio attirare gli sguardi della gente.» ammise lei alla fine.
«Hai attirato il mio, anche questo è negativo?» osò il ragazzo.
Jane arrossì, ma tra i capelli e il cappuccio riuscì a non farsi vedere da Edward. Lui capì, invece, che alla ragazza non piaceva parlare di questo, così spostò il discorso.
«Allora... Quanti anni hai?»
«Diciassette, tu?»
«Diciannove. Vivi da sola?»
«No, vivo con la migliore amica di mia madre e suo figlio.»
Edward cominciò a riflettere sul perché Jane dovesse vivere con l'amica di sua madre. Dov'era quest'ultima? E suo padre? Pensò che avesse già fatto uno sforzo per dire questo, quindi spostò ancora una volta il discorso, incentrandolo su di lui.
«Io vivo con i miei genitori e mio fratello, ha la tua stessa età.»
Jane annuì, non sapeva cos'altro dire. A prendere l'iniziativa fu ancora una volta il ragazzo, che cercò di alleggerire la tensione che si era venuta a creare.
«Sai, io sono un Fodas, magari potrei riscaldarti un po'.» disse facendo comparire una fiammella tra le sue dita.
Jane ne rimase stupita, pensò che lo stato di Podas di Edward si addicesse al suo carattere.
«Mi faresti un favore se potessi riscaldare un po' casa...» disse la ragazza vergognandosi e Edward se ne accorse.
«Non devi vergognartene, Jane, siamo tutti nelle stesse condizioni e tu, in particolar modo, non dovresti vergognarti se non riesci a comprare qualche coperta in più. Hai diciassette anni e già lavori, dovresti essere orgogliosa di quello che fai.»
A Jane vennero gli occhi lucidi. Non piangeva quasi mai, ma queste parole erano ciò di cui aveva sempre avuto bisogno e di cui nessuno si era mai preoccupato.
Edward si accorse anche di questo particolare, così la fece fermare e la strinse in un abbraccio. Stava usando la sua magia per riscaldarla, Jane lo sentiva, ma non era quello a rendere speciale quell'abbraccio: era proprio il gesto in sé.
Per la prima volta in vita sua, Jane si sentì importante, importante per qualcuno.
Pian piano Edward le tolse il cappuccio e le diede un dolce bacio sui capelli. Dopo due minuti la lasciò andare e lei non coprì più i suoi capelli. Aveva un debole sorriso sulle labbra e Edward non poteva esserne più felice.
«Grazie.» gli sussurrò Jane e lui sorrise.
«Tu dove lavori?» chiese la ragazza, cominciando a provare una certa curiosità per Edward.
«In un cantiere.»
"Oh, ecco da dove arrivano quei muscoli." pensò Jane, ma non lo disse.
I due ragazzi cominciarono a parlare delle loro vite e Jane stava iniziando a fidarsi.
Arrivarono a casa della ragazza, che aprì e invitò Edward ad entrare.
Si sedettero e il ragazzo cominciò a riscaldare le stanze senza farlo notare. Per lui era un piacere, ma Jane stava per morire d'imbarazzo. Ad un certo punto si sentirono delle urla provenire da un'altra camera.
«Jane! Stai preparando il pranzo?»
Era Jonathan. La ragazza aveva dimenticato questo particolare quando aveva fatto entrare Edward.
Jane non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che quello che aveva definito tante volte suo fratello entrò in cucina, vedendo Edward.
«E tu chi sei?» chiese iniziando ad avvicinarglisi. Il ragazzo stava per rispondere, ma Jonathan lo fece cadere dalla sedia con un colpo d'aria.
«No!» gli urlò Jane, per poi pentirsene subito dopo. Probabilmente era ancora ubriaco.
Jonathan si voltò verso verso la ragazza e la fece battere contro il muro con un altro colpo d'aria.
Per un attimo Jane non ci vide, ma sentì delle urla e riconobbe la voce di Edward. Quest'ultimo, infatti, si era buttato immediatamente contro Jonathan. Aumentò la temperatura del suo corpo in modo da diventare intoccabile, ma Jonathan ci riusciva lo stesso. Iniziarono a picchiarsi, mentre Jane cercava di alzarsi. Quando ci riuscì vide Edward tenere un braccio sul collo di Jonathan, appoggiato al muro.
«Fermi!» urlò Jane, ma nessuno le diede ascolto, così si avvicinò ad Edward e lo prese dalle spalle, con il solo risultato di avere le mani bruciate. Si guardarono per un attimo e, negli occhi della ragazza, Edward vide solo paura in quel momento. Decise di smetterla: tolse il braccio dal collo del ragazzo e gli diede una spinta, poi uscì fuori. Le aveva bruciato le mani, le aveva fatto male, non se lo sarebbe mai perdonato.
Subito dopo Jane uscì di casa e si avvicinò a Edward di corsa, ma prima che potesse toccarlo si bloccò. Negli occhi di Edward poteva benissimo essere distinto un lampo di tristezza, misto a tanta rabbia, verso Jonathan e verso se stesso.
«Tu vivi con quello?!» urlò, in preda alla collera. «Posso sapere cos'altro ti ha fatto durante la tua vita?!»
«Calmati, ti prego.» rispose Jane, mentre le scivolava una lacrima sulla guancia. Conosceva Edward da una mattina e aveva già pianto troppe volte.
«Io... Io non ti lascio tornare là dentro con lui, chiaro?»
Lei non rispose, rimase a guardarlo. Lui le prese le mani e le esaminò, erano leggermente bruciate. Usò ancora una volta la sua magia e tolse le scottature.
«Scusami.»
Jane scosse la testa. «Scusami tu, non dovevi assistere a una cosa del genere.»
«Non ti preoccupare di questo, voglio solo sapere se ti fa del male.»
«No, non mi fa niente.»
Jane ci rinunciò e disse tutto della sua vita a Edward. Si aprì per la prima volta con qualcuno e quando ebbe finito fu liberatorio.
Stettero fuori per un po', riscaldati solo dalla magia del ragazzo, poi si salutarono. Edward non voleva lasciarla sola, ma non aveva altra scelta.
Jane rientrò a casa e si diresse verso la sua camera.
«Dove vai?» le chiese Jonathan.
«Devi lasciarmi in pace! Non hai nessun diritto di rovinarmi la vita! Se vuoi mangiare esci, io non farò più nulla per te!» disse lei e si chiuse in camera per tutto il resto della giornata.
Non aveva voglia di mangiare, non faceva altro che pensare a quello che era successo. Si guardò le mani e le sentì come se fossero ancora tra quelle di Edward, provava una strana sensazione di pace.
Lui, dal canto suo, era già arrivato a casa. Salutò tutta la sua famiglia e anche lui rifiutò di mangiare, mentendo sul fatto che l'avesse già fatto. Andò in camera sua e si sdraiò sul letto. Voleva ancora le mani di Jane tra le proprie.
Tutti e due passarono il resto della giornata pensando all'altro, non vedendo l'ora di rivedersi.

||spazioautrice||
Che ve ne pare? Si vede un po' di magia in questo capitolo, ma (soprattutto) Jane ed Edward iniziano ad avvicinarsi. Voglio sapere cosa ne pensate di loro due u.u
Jonathan non è di certo il "fratello migliore dell'anno", ma... Non voglio fare spoiler 🙈
Sappiate che devono entrare in scena ancora tanti personaggi, che sono praticamente quelli del cast e già da lì potete capire alcuni chi sono. Come sempre, potete fare domande su quello che volete.
Voi come state? Spero che non abbiate niente a che fare con il terremoto, mi dispiace immensamente per tutte quelle povere famiglie che hanno perso i loro cari. #prayforItaly ❤️
~Rob❤️

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