48. Il fato

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Vi consiglio, alla fine del capitolo, di andare a leggere il secondo libro perché l'apparenza inganna in questo capitolo (non smettete di leggere!).

!!NON PREOCCUPATEVI CHE C'È IL SEGUITO!!
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Buona lettura♡

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Stamattina tutto quello che ho fatto l'ho fatto automaticamente. Non ho fatto colazione e sono venuta a scuola a piedi senza avvisare nessuno.

Sono scombussolata. Non ho dormito tutta la notte pensando a quello che è successo tra me e Demon durante le riprese. Ho sognato di tutto e di più e al solo pensiero mi vengono i brividi di piacere.

Non avrei mai pensato che Demon avesse questa sua filosofia. Demon mi è sempre sembrato il tipo che solo con uno sguardo ti riesce a strappare le mutande.

"Forse nel mio caso più che strappare sarebbe meglio rubare le mutande" penso tra me e me.

Ricordo come se fosse ieri il suo sguardo mentre le tirava fuori dalla tasca e le annusava. Il sorriso malizioso che si era dipinto sulle sue labbra non appena ha detto che profumavano di fragola.

Giro l'angolo della strada per poi trovarmi sulla strada parallela della scuola. Un venticello fresco mi soffia addosso ed è come se una grande mano gelida mi avesse appena accarezzato.

Porto le braccia sul petto e mi stringo con le mani gli avanbracci cercando di riscaldarmi.

Continuo a camminare accelerando il passo per arrivare a scuola il primo possibile.

Quando arrivo davanti all'ingresso della scuola noto che c'è una macchina blu che sta entrando nel parcheggio con la musica alta.

Nonostante io sappia a chi appartenga quella macchina mi fermo e la guardo. Osservo come entra perfettamente dentro al parcheggio con solo una manovra. Aspetto fino a quando il ragazzo alla guida non scende.

Non appena lo vedo non posso che pensare che lui riesce a rendere dei semplici vestiti qualcosa di affascinante. Non avrei mai detto che una normale maglietta bianca accompagnata con un jeans potesse renderlo così bello. L'unica cosa che non avrebbe dovuto mettere sono gli occhiali da sole che ostruiscono la vista dei suoi due magnifici zaffiri.

Resto a fissarlo fino a quando lui non se ne accorge e io distolgo lo sguardo. Mi giro e mi incammino per i corridoi quasi deserti della scuola.

Cammino senza una metà precisa, giusto per farmi due passi e sbollire l'ondata di calore che mi ha invasa non appena l'ho visto sorridermi. Quel maledetto sorriso prima o poi diventerà illegale.

Ho una voglia terribile di fare dietrofront e andare da lui. A guardarlo, abbracciarlo e magari anche baciarlo. Ma non posso. Prima deve darmi delle spiegazioni e poi posso fare tutto quello che ho in mente.

Io in realtà l'ho già, in parte, perdonato.

«Solo chi sa perdonare è in grado di amare» mi ha ribadito ieri sera la nonna prima di andare a dormire. Ormai sembra diventata un'abitudine venire in camera mia la sera e raccontarmi qualcosa per poi trarne un insegnamento.

«Ciao Layla» mi dice una voce femminile alle mie spalle. Mi giro e sorrido alla mia migliore amica.

«Ciao Dany. Come va?» le domando continuando a sorriderle.

«Io tutto bene e direi che tu stai altrettanto bene» mi sorride furba incominciandomi a girare attorno come un detective alla ricerca di qualche indizio.

Take my Heart with youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora