11. I'm looking for a man in finance

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HUNTER

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HUNTER

Non avevo idea di quanto tempo fosse passato mentre fissavo la botola ancora aperta sopra la mia testa e cercavo di prendere piena coscienza di dove mi trovassi.

Mi ero addormentato senza neanche accorgermene.
Ricordavo solo che, mentre chiacchieravamo, Eleanor aveva sbadigliato un paio di volte e, poco dopo, aveva chiuso gli occhi nel frattempo in cui le ponevo l'ennesima domanda. Ero rimasto a osservarla un po', ma quando mi ero reso conto che nel sonno si muoveva e rischiava di scivolare e sbattere la nuca sul pavimento, mi ero seduto vicino a lei e le avevo spostato la testa affinché poggiasse sulla mia spalla.
Non che fossi un gentiluomo fatto e finito, ma volevo evitare che si facesse male mentre dormiva. Non ero mica un cavernicolo.

In quel momento, però, mi resi conto che doveva essersi mossa durante il sonno, e infatti la sua testa era adagiata sulle mie gambe; una mano sotto la guancia e i capelli ora sciolti che formavano una nuvola di cioccolato. Il respiro quieto, il torace che si espandeva e si ritraeva piano, e le labbra leggermente dischiuse.

Non ci eravamo detti granché dopo quello stupido discorso riguardo l'amore. Avevo avuto giusto il tempo di scoprire che era originaria del New Jersey e che i suoi genitori vivevano ancora lì. Era figlia unica. Si era trasferita a New York per studiare all'università insieme a Ryan e una certa Emily, i suoi migliori amici, e poi tutti e tre avevano deciso di rimanere lì definitivamente. Niente di troppo personale. Quando stavo per chiederle qualcos'altro, si era addormentata.
Mentre la osservavo, in quel momento, realizzai che forse non era così male come avevo creduto. Certo, era ben lontana dalla definizione di "simpatica", ma quantomeno non mi era dispiaciuto parlare con lei.

Un punto per Eleanor Roberts.

Chi l'avrebbe mai detto.

Un movimento sotto di me mi fece scattare sull'attenti. La pulsantiera si illuminò, segno che l'ascensore aveva ripreso a muoversi e stava lentamente scendendo.

«Roberts», la richiamai. «Roberts, svegliati.»

Emise un mugolio e arricciò le sopracciglia.

«Roberts, l'ascensore si sta muovendo», continuai. «È meglio che tu sia sveglia quando...»

Eleanor aprì gli occhi di scatto e voltò la testa per guardarmi. Un mix di emozioni le sfilò sul viso mentre mi osservava con le palpebre spalancate. Sembrava... sull'orlo del panico più totale.

«Roberts...»

Si rimise dritta con uno slancio, senza darmi il tempo di dire nient'altro. «Cosa ci facevo addosso a te?» quasi sbraitò.

«Ti sei addormentata e stavi scivolando, quindi mi sono messo vicino a te per evitare che potessi sbattere la testa a terra.»

«Ma ero sulle tue gambe!»

«L'ho notato, sai? Ma sei stata tu a muoverti mentre dormivi. Io non ti ho toccata.»

Mi guardò con circospezione, gli occhi dardeggianti e affilati. L'ascensore si fermò e le porte si aprirono, attirando così la sua attenzione.

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