23. Per una notte soltanto

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... devo davvero mettervi il trigger warning?
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 devo davvero mettervi il trigger warning?🔞

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ELEANOR

Il silenzio che calò in seguito alle mie parole fu capace di farmi raggelare il sangue e mi ci volle una fatica immane ad aprire le palpebre, che avevo involontariamente serrato quando avevo parlato, forse perché a occhi chiusi tutto mi era sembrato più semplice.

L'espressione di Hunter mutò in modo repentino mentre mi osservava, trasformandosi in qualcosa che, fino ad allora, non avevo ancora visto. Fu come se la mia richiesta, pronunciata ad alta voce proprio come voleva, avesse mallevato i lineamenti del suo viso, dando origine a un connubio di lussuria e compiacimento.

A corroborare quell'ipotesi, il suo solito ghigno si caricò di una scintilla che mi fece vibrare lo stomaco.
Il tempo si dilatò mentre lui mi studiava, in silenzio, e cominciai a temere di aver fatto una stronzata colossale; e magari sarei anche riuscita a pentirmene, se solo quell'aspettativa che corrodeva l'aria non avesse obnubilato il buon senso.

«Una... notte soltanto», ripeté, quasi a voler riflettere ad alta voce sulla mia affermazione.

Sentii la necessità di sugellare quel patto muto tra noi e annuii. «Una notte soltanto.»

Non sarei andata oltre. Potevo concedermi di assecondare il mio corpo, ma solo per quella volta. Non avrei valicato limiti di cui non conoscevo le conseguenze.

«Mi può bastare. Forse.»

Quella sua frase mi si aggrappò alla gola e dovetti deglutire. Non mi piaceva il modo in cui l'aveva detto, così gremito di cose che non ero capace di cogliere.
Ma non ebbi il tempo di fare altre congetture perché Hunter indicò con un gesto breve della mano qualcosa che non riuscii a comprendere. Davanti alla mia confusione, si premurò di afferrarmi con poco grazia per un polso e attirarmi a sé.

«In camera, Eleanor. Non ho intenzione di scoparti la prima volta su un cazzo di divano.»

Avrei dovuto provare un profondo imbarazzo all'idea di dovermi muovere da lì sotto quel suo sguardo che cominciava seriamente a preoccuparmi, e invece tutta l'attesa convogliò nelle mie vene e scivolò tra le gambe.

Però non mi fece sfilare davanti a sé come avevo immaginato, e forse spinto dal mio mutismo improvviso, fu lui a muoversi verso la camera, trascinandomi dietro di sé.

Ero ancora in tempo per fermarmi e fare un passo indietro, mettendo fine a qualsiasi cosa stessi per fare, ma la verità era che ormai ero troppo eccitata per poter davvero valutare l'idea di rimangiarmi quello che avevo detto.

Mi spinse dentro la camera buia, le cui luci della città riverberavano attraverso le immense vetrate.

Ebbi l'impulso di avvicinarmi a esse per tirare le tende, ma Hunter non mi diede il tempo di muovermi perché mi afferrò con veemenza per la vita e – finalmente – le sue labbra si schiantarono sulle mie in un bacio privo di gentilezza e delicatezza.

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