41. Sentimenti

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ELEANOR

«Quello nero.»

«Sei sicuro?»

«Sicurissimo. È il migliore.»

«Ma non ti sembra troppo...» Feci mezza giravolta davanti allo specchio. «Aderente?»

«Sì, ed è giusto così.»

Guardai Ryan attraverso il riflesso dello specchio. Era sdraiato sul mio letto, Mojito accucciato vicino a lui. Ero stata io a telefonare a Ryan per chiedere il suo aiuto, dato che la mattina mi ero svegliata talmente agitata che non ero nemmeno riuscita a decidere da sola cosa indossare.

Luke sarebbe arrivato da lì a poco ed ero più agitata che mai. Non per Luke in sé, ma perché era la prima volta che sarei uscita con un uomo dopo tanto tempo.

Buttai un occhio all'orologio proprio nel momento in cui il mio cellulare emise il suono della notifica di un nuovo messaggio, che fu Ryan a leggere.

«È il tuo nuovo amico. È qua sotto che ti aspetta», mi informò.

Mi diedi un'altra occhiata allo specchio e alla fine mi arresi, non avevo più tempo di cambiarmi. Mi infilai allora un paio di stivali bassi per smorzare l'effetto di quell'abito.

«Come sto?» chiesi a Ryan.

«Sei perfetta.»

«Tu sei di parte, però.»

«Probabile. Però sei davvero una figa stratosferica, perciò muovi quel culo e raggiungi il tuo amico. Ovviamente stanotte voglio un resoconto completo della serata.»

Mi avvicinai da lui e gli scoccai un bacio sulla guancia. «Grazie, ti voglio bene.»

«Anch'io. E adesso muoviti.»

Annuii e acchiappai la borsa che avevo buttato ai piedi del letto e ci lanciai dentro il cellulare, poi accarezzai Mojito che aprì oziosamente gli occhi per tornare a ronfare l'attimo successivo.

«Mojito viene a casa con me. Te lo riporto domattina», commentò Ryan.

«E perché mai? Anacleto potrebbe creare problemi.»

«Li terrò separati.» Guardò l'orologio che portava al polso. «Muoviti, sei già in ritardo di quattro minuti.»

Mi avviai verso la porta, con la borsa appesa al braccio e il cappotto in mano. «Augurami buona fortuna.»

«Non ne hai bisogno, ma buona fortuna.»

Gli scoccai un bacio volante, mi infilai il cappotto e uscii dal mio appartamento. Ero talmente nervosa che nemmeno le tecniche di respirazione che di solito utilizzavo per rilassarmi riuscirono a sortire l'effetto desiderato, e dentro l'ascensore mi massacrai una ciocca di capelli, arricciandola nervosamente tra l'indice e il pollice. Sapevo che in fondo fosse normale, d'altronde era il mio secondo primo appuntamento in tutta la mia vita, però nemmeno quel pensiero riuscì a far sparire tutta quella agitazione che peggiorò quando uscii fuori dal palazzo e vidi la macchina di Luke parcheggiata proprio di fronte, e lui ad attendermi appoggiato alla carrozzeria.

Forzai un sorriso, presi un profondo respiro incamerando un po' di aria sul fondo dei polmoni e poi mi avvicinai.

Ero proprio bello, con addosso quel cappotto nero aperto che lasciava intravedere il pullover nero abbinato a un semplice paio di jeans.

«Ciao», lo salutai.

«Ciao», ricambiò il mio sorriso. «Posso dirti che sei bellissima oppure è sconveniente dirlo i primi minuti di un appuntamento?»

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