ELEANOR
La brezza marina mi carezzava la pelle, l'odore salmastro mi avvolgeva i sensi di una pace assoluta. L'oceano si estendeva davanti a me nella sua imponente magnificenza, rischiarato dai raggi del sole che splendeva alto, e delle piccole onde lambivano la riva sulla quale mi trovavo. I miei piedi nudi affondavano nella sabbia umida, i capelli mi svolazzavano attorno seguendo il ritmo di quelle lievi folate di vento che di tanto in tanto provenivano dalla mia destra.
«Mamma, guarda.»
La tenue vocina mi convinse a voltarmi a sinistra e lì, in piedi, un bambino con una folta chioma scura e con addosso un costumino blu, indicava qualcosa davanti a sé.
«Mamma, guarda lì», ripeté, e stavolta si girò a guardami. Non riuscii a vederlo in faccia, era come se un velo trasparente gli celasse il viso, impedendomi di riconoscerne i lineamenti.
«Mamma», disse ancora.
Una parola, due sillabe, cinque lettere...
«Mamma», ripetei a bassa voce, assaporando il modo in cui quel suono si muoveva sulla mia lingua.
Era strano. Non mi apparteneva, però lo sentivo giusto in egual misura.«Guarda laggiù», continuò il bambino.
E allora seguii la traiettoria del suo piccolo e paffuto indice che puntava verso l'orizzonte.
Il sole era calato e ormai cominciava a nascondersi dietro l'estensione dell'oceano. Ma non era più del suo colore naturale. Una sfumatura scarlatta ne macchiava il giallo e, più il tempo passava, più quella voragine rossa si ingrandiva.
E finì per inghiottire il sole.
Aprii gli occhi di scatto, il fiato frammentato e la fronte imperlata di sudore, le pupille dritte verso il soffitto immacolato sulla mia testa.
Era buio, e una luce artificiale proveniente da fuori riverberava leggera dentro, illuminando alcuni punti oscuri della stanza.
Sospirai pesantemente e cercai di regolare il battito erratico del mio cuore. Era stato solo un sogno.
Tutto attorno a me viaggiava nella sua placida realtà.
Mi puntellai sui gomiti e la coperta pesante mi scivolò fino ai fianchi. Mi ci volle un po' per abituare la vista e, quando riuscii a mettere fuoco l'ambiente circostante, mi sentii... fuori posto.Non era la mia camera. Non c'era niente di rosa.
Ma io conoscevo quel luogo.Mi sollevai a sedere senza smettere di occhieggiare la stanza in cui mi trovavo. Le pareti erano bianche, il mobilio virava dal su varie sfumature di grigio; la poltroncina vicino all'armadio, invece, era nera. Su di essa, vi erano abbandonati alcuni indumenti maschili.
Tutti i miei sensi scattarono sull'attenti quando percepii una strana sensazione al ventre, come un dardo acuminato che mi trapassava da parte a parte. Mi si ruppe il respiro.
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Burning Up
Romance𝐃𝐀𝐋 𝟑 𝐃𝐈𝐂𝐄𝐌𝐁𝐑𝐄 𝐈𝐍 𝐋𝐈𝐁𝐑𝐄𝐑𝐈𝐀 «Se ti riferisci all'amore, la gente ci crede perché non può farne a meno. È la condanna dell'umanità. Le persone hanno bisogno di credere in qualcosa di grande per dare uno scopo alla loro vita, che...