27. Trentamila

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ELEANOR

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ELEANOR

«È prevista una bufera di neve.»

Guardai Kim con la coda dell'occhio mentre tenevo sotto controllo Google Maps. «Ecco perché fa così freddo.»

La sera precedente mentre mi godevo l'inizio del weekend stravaccata sul divano con Ryan a guardare un film, Kim mi aveva telefonato per chiedermi se avessi voglia di andare negli Hamptons e passare lì il sabato, e dato che Ryan aveva in programma un appuntamento con un ragazzo che aveva conosciuto qualche giorno prima del suo viaggio a Boston e io non avevo nient'altro da fare, avevo accettato.

Stava piovigginando, il vento ululava con tutta la sua rabbia fuori dall'abitacolo, e Kim non sembrava particolarmente sicura di riuscire ad arrivare a destinazione con l'auto di Tyler, che lui le aveva gentilmente prestato per non farla spostare con i mezzi pubblici o con un Uber.

A quanto pareva, gli zii di Kim avevano una villa sulla spiaggia, negli Hamptons, e poiché sarebbero stati fuori per il fine settimana, le avevano concesso di usufruire della casa come appoggio. Così, eravamo partite alle dieci di quella mattina, dopo aver fatto colazione in una tavola calda vicino casa mia.

«Quanto manca?» domandò Alyssa, accomodata nei sedili posteriori.

«Uhm... circa dieci minuti», la informai.

«Io speravo in un picnic in spiaggia, però», borbottò.

«Sì, anche io», confessai. «Ma con questo tempaccio, la vedo dura.»

Non sapevo che ci sarebbe stata anche lei, Kim non mi aveva avvisata, ma non mi dava fastidio la sua presenza. Sapevo che loro due erano molto unite, e stava simpatica anche a me.

Certo, avevamo condiviso il letto con lo stesso uomo, però lo ritenevo un dettaglio stupido e irrilevante.

Lo stesso uomo che la mattina precedente mi aveva quasi procurato un orgasmo nel suo ufficio, se non fossimo stati interrotti dalla signora Thompson. Lo stesso uomo dal quale mi ero ripromessa di mantenere una debita distanza. Il mio corpo reagiva come se avesse vita propria quando lui era nei paraggi, e poiché io avevo deciso che, dopo quella notte, non avrei più ceduto, girargli alla larga era l'unico modo per non cadere in tentazione. Mentre percorrevamo la strada indicata sullo schermo del mio cellulare, l'intervallo tra gli alberi divenne via via più ampio, lasciando lo spazio necessario per osservare il mare; il vento lo faceva increspare in onde più o meno alte, che finivano per abbattersi sulla riva.

Adoravo il mare. Quando ero piccola, sognavo di vivere in una casa sull'oceano. Mi piaceva la sensazione provocata dalla brezza marina che mi solleticava il viso e la salsedine tra i capelli. Il mare riusciva a rilassarmi, ed era un peccato che non avessi seguito il sogno che aveva costellato i desideri di una me adolescente.

L'auto rallentò fino a fermarsi di fronte a un cancello nero, che si affacciava su una villa imponente a due piani dalla facciata color sabbia. Era talmente grande che non fui capace di quantificare per quanti metri quadri si estendesse. Oltre le sbarre si poteva ammirare un vialetto costeggiato da fiori e alberi mossi dal vento, e un patio enorme delimitato da file ordinate di colonne ornamentali
accoglieva l'ingresso.

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