21. Anyone... but you

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HUNTER

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HUNTER

L'odio viscerale che provai per mio padre, che aveva pensato che fosse cosa buona e giusta piazzare una fottuta piscina al piano superiore dell'attico che mi aveva regalato, raggiunse in quel momento un livello difficile da descrivere.

Ma a chi cazzo poteva venire in mente di far mettere una piscina proprio lì? Era inutile, non era mai servita a un cazzo... tranne a distrarre Eleanor, che in quel momento si guardava attorno estasiata.

«È bellissima», pronunciò, avanzando di qualche passo.

«Che merda.»

Si voltò di scatto a guardarmi, la mia t-shirt che le copriva a malapena il culo. «Come, prego?»

«Ho detto: sì, è bella», mi corressi.

Riprese a camminare lentamente lungo il bordo della piscina, illuminata dalla luce del giorno che penetrava attraverso l'ampia vetrata.

C'ero vicino, ero quasi riuscito a ottenere quello che volevo, e una dannatissima piscina mi aveva soffiato il mio premio senza nemmeno averne l'intenzione, dato che non possedeva di certo una coscienza.

Tuttavia, quella piscina rientrò tra le cose che odiavo, e la lista era parecchio lunga già di per sé.

Eleanor si fermò per osservare l'acqua che lambiva i bordi, e si piegò sulle ginocchia per toccarla. «Posso entrare?» mi domandò.

«No, puoi solo guardarla», commentai e lei si accigliò. «Certo che puoi entrare, El. È fatta apposta. Anzi, sono sicuro che lei stessa sarà felice di essere usata da qualcuno, una volta tanto.»

Si alzò in piedi e, con estrema noncuranza, si sfilò la t-shirt bianca che lanciò su una sdraio poco lontana.

«Continuo a credere che tu abbia qualche serio problema per scegliere arbitrariamente di non vivere qui», disse, ma io ero troppo occupato a sfamare i miei occhi con la vista di quel corpo. Quel dannato perizoma nero che indossava non lasciava spazio all'immaginazione, e quel culo sodo divenne un diavolo tentatore.

Merda.

Avrei dovuto tenere a bada quel subbuglio prima che l'erezione diventasse troppo evidente da essere contenuta nei pantaloni.

«Smetti di guardarmi il culo», mi rimbeccò, poi si sedette sul bordo della piscina e fece ciondolare i polpacci dentro l'acqua.

«No, non smetterò. Me lo sbatti praticamente in faccia.»

Mi scoccò un'occhiata torva. «Io non ti sbatto proprio niente in faccia.»

«Ma preferirei che lo facessi.»

Sgranò quegli enormi occhi scuri e un leggero colorito purpureo le sfumò sulle gote. «Puoi... non essere così volgare?»

«No. Mi hanno collaudato così.»

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