24. Informazione rilevante

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HUNTER

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HUNTER


Non condividevo lo stesso letto con le donne con le quali scopavo poiché le mandavo via subito dopo. O, almeno, non mi era capitato di dormire con loro volontariamente. Tuttavia, era accaduto qualche volta che fossi troppo ubriaco per poter ragionare e allora mi ero addormentato dopo l'orgasmo senza nemmeno rendermi conto chi avessi vicino, cosa che non avevo mai fatto quando invece ero cosciente. Di solito, provavo una certa avversione anche ad averle nel mio letto, infatti prediligevo scopare sul divano o da qualche altra parte. Tranne da Zade, ma solo perché quel letto non era mio davvero, era solo una stanza per gli ospiti che occupavo quando tornavo a New York.
E di certo non era mai successo che mi soffermassi a fissarle mentre dormivano.

Invece Eleanor era lì, a pancia in giù al centro di quel letto, il lenzuolo a coprire le gambe e la parte bassa dei fianchi. I capelli scompigliati a formare un'aureola di cioccolato sulla federa altrettanto scura, le palpebre serrate e il respiro ritmico che fuoriusciva dalle labbra appena schiuse.

E quella era camera mia. L'attico possedeva più stanze da letto, ma tecnicamente quella era la camera padronale.

Non ero entrato lì con l'intento di osservarla mentre dormiva; dopo essermi fatto un'altra doccia, avevo deciso che la notte non era ancora finita e quindi volevo riprendere da dove ci eravamo fermati, ma l'avevo trovata già così e non avevo intenzione di svegliarla.

E lì, con il corpo illuminato dalle prime luci dell'alba che riverberavano dalle vetrate, mi resi conto dei segni che le avevo lasciato sulla pelle dorata. Una chiazza violacea le marchiava il collo, proprio sotto l'orecchio, e l'impronta dei miei denti a formare una mezza luna sulla sua spalla nuda.

Cazzo, se era bella.

La vita stretta, i fianchi un po' più larghi, i seni piccoli che tuttavia si adattavano alla perfezione ai palmi delle mie mani...

Sembrava che fosse stata disegnata appositamente per incastrarsi al mio corpo.

Sovrappensiero, le spostai con delicatezza una ciocca di capelli che le era scivolata sugli occhi; lei mugugnò qualcosa di incomprensibile e si mosse appena, e da quella posizione potei leggere la frase di quel piccolo tatuaggio sotto un seno.

"Can I keep you?"

L'avevo già sentita, mi solleticava la memoria, ma non riuscii a ricordare dove.
Sapevo però con certezza che, oltre a quello, aveva un altro tatuaggio. Una piccola fiamma sul pube, talmente minuscola che solo uno sguardo più attento avrebbe potuto intercettarla.

Mi sarebbe piaciuto dire che quelle due volte mi fossero bastate per placare quella fame del suo corpo, ma in realtà non era così; infatti, più la guardavo e più ero sicuro che, se l'indomani mi avesse chiesto di scoparla di nuovo, non avrei esitato un attimo.
Decisi di smettere di fissarla come un cazzo di maniaco e mi alzai in piedi, stando attento a non produrre alcun rumore per non rischiare di svegliarla; raccattai l'involucro del preservativo e lo buttai nel cestino, poi raccolsi i vestiti e li indossai. Avrei potuto dormire nell'altra stanza e farle compagnia fino all'arrivo del suo migliore amico, ma la verità era che non me ne fregava un cazzo di passare altro tempo con lei, e soprattutto non volevo darle un'impressione sbagliata. Avevo ottenuto quello che volevo e andava bene così.

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