HUNTER«Eleanor è andata via.»
La voce di Tyler mi arrivò dalle spalle.
«Lo so.»
L'avevo vista entrare nell'ascensore dopo la nostra conversazione nella terrazza, ed ero rimasto in un angolo ea guardarla sparire di nuovo dalla mia vita, stavolta definitivamente.
Aveva dato le dimissioni, a partire da quella sera non era più una dipendente della Hawthorne Enterprise.
«Sei un coglione.»
«Grazie, ti voglio bene anche io.»
Ingollai il resto del whisky, poi appoggiai il bicchiere sul bancone dei drink.
«Sono serio.» Mi superò e mi si piazzò davanti. L'abito elegante, di un blu molto scuro, lo rendeva perfino più serio di quanto lo era normalmente. «L'hai lasciata andare. Sei un coglione.»
Indicai al barman il mio bicchiere vuoto e lui capì al volo la mia richiesta, infatti in un attimo mi versò altro whisky. «E cosa avrei dovuto fare?»
«Non lo so... non fare il coglione, magari?»
«Mi hai dato del coglione tre volte in due minuti. Un record.»
«Perché tu sei un coglione, Hunter», ripeté, come a voler sottolineare un'ovvietà che mi sfuggiva. «Ti ho detto delle sue dimissioni perché credevo...»
«Cosa?» lo interruppi piano. «Che avrei fatto di tutto per farla rimanere in azienda?»
Affilò lo sguardo, con quell'aria tipica di quando a suo avviso non riuscivo a cogliere qualcosa. «No. Chi se ne frega dell'azienda.»
«E allora non vedo nessun altro motivo. Se ha deciso di dimettersi, avrà sicuramente le sue motivazioni.»
Sì, e me le aveva dette poco prima. Il motivo per cui aveva deciso di lasciare l'azienda ero io. Comprensibile, in fondo. Nemmeno io avevo fatto i salti di gioia all'idea di dover lavorare fianco a fianco con lei, quando Bill aveva deciso di tornare a Londra.
Non era stato facile accettare quel cambiamento improvviso di programma, però alla fine avevo acconsentito per mia madre e per i miei fratelli. Per quanto facessi ancora una fatica immane a vederli di nuovo insieme, dopo tutti quegli anni, il fatto che mia madre sembrasse felice mi aveva spinto a non oppormi a quella relazione. Perfino Damian e James erano più felici di quanto mi fossi aspettato all'idea di avere di nuovo vicino nostro padre.
Non mi ero opposto, ma non ero felice. Ingoiavo continuamente tutto ciò che invece avrei voluto dire, e lo facevo per il loro bene.
E quando Bill mi aveva esposto la sua decisione, avevo dovuto accettare, seppur recalcitrante. In fondo non mi dispiaceva il trasferimento a New York, sarebbe stato come tornare ai vecchi tempi, ma il fatto che lui fosse rientrato nelle nostre vite così, a gamba tesa e all'improvviso, non mi aveva di certo rallegrato le giornate.
«Certo che ha le sue motivazioni, e scommetto che tu rientri tra quelle», calcò Tyler con evidente disappunto.
«Probabilmente. E non la biasimo», cercai di tagliare corto.
Bevvi un altro sorso del mio whisky e lasciai vagare lo sguardo lungo la sala. Erano presenti proprio tutti i dipendenti, quelli che mi avrebbe accompagnato in quella nuova e inaspettata avventura a partire dalla settimana successiva. Sapevo che nessuno di loro gioiva all'idea che io prendessi il posto di mio padre, me lo ripetevano di continuo con gli sguardi che mi lanciavano di tanto in tanto. Ma ovviamente non mi importava. Sapevo ciò che stavo facendo ed ero abbastanza sicuro di me da non dar peso allo scetticismo altrui.
STAI LEGGENDO
Burning Up
Romance𝐃𝐀𝐋 𝟑 𝐃𝐈𝐂𝐄𝐌𝐁𝐑𝐄 𝐈𝐍 𝐋𝐈𝐁𝐑𝐄𝐑𝐈𝐀 «Se ti riferisci all'amore, la gente ci crede perché non può farne a meno. È la condanna dell'umanità. Le persone hanno bisogno di credere in qualcosa di grande per dare uno scopo alla loro vita, che...