36. Red Velvet e Mojito

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ELEANOR

«Ecco qui. Tenga pure il resto.»

Il tassista mi rivolse un sorriso attraverso lo specchietto retrovisore e mi salutò. Scesi dall'auto, lasciando che il temporale mi travolgesse in pieno, e la macchina ripartì l'attimo successivo. Raggiunsi di tutta fretta il portone del palazzo, le chiavi già in mano per evitare di bagnarmi ancora di più, e mi fiondai all'interno con i denti che minacciava di cominciare a battere per il freddo improvviso che mi aveva avvolto perfino le ossa.

Non mi ero assolutamente pentita di non aver accettato né il passaggio da parte di Luke né tantomeno quello da parte di Hunter. Anzi, in realtà non avevo detto loro nulla, ero semplicemente sgattaiolata via dal mio ufficio cinque minuti prima rispetto al solito orario e avevo chiamato un taxi per tornare a casa. Sapevo che avrei dovuto almeno avvertire Luke del cambio di programma, ma poiché ero altrettanto sicura che Hunter mi tenesse d'occhio, avevo deciso di non farlo per evitare ulteriori problemi. Oppure avrei potuto raggiungere Luke e accettare il suo passaggio lasciando perdere Hunter, però nemmeno quella opzione mi era sembrata allettante.

Quindi, alla fine, avevo deciso di fare ciò che facevo sempre: tornare a casa da sola e risolvere così il problema.

Certo, avrei potuto giocare con quella scintilla di gelosia che aveva manifestato Hunter, ma in fin dei conti non mi erano mai piaciute certe cose e non volevo entrare in un meccanismo che non era fatto per me.

Come sempre, mi tenevo a debita distanza da determinate dinamiche.

Quando rientrai nel mio appartamento il solito confortevole silenzio mi scaldò il corpo; mi liberai del cappotto, della borsa e della sciarpa e mi diressi subito in bagno con l'intenzione di fare una doccia. Tuttavia, nel momento esatto in cui arrivai al corridoio, il suono di un nuovo messaggio in arrivo sul mio cellulare mi fece tornare indietro. Scavai nella borsa e non fui assolutamente sorpresa di trovare il nome del mio tormento personale sullo schermo.

"Non è stato divertente.

Hunter"

Sorrisi.

"Non so di cosa tu stia parlando."

La sua risposta non si fece attendere.

"Sai benissimo di cosa sto parlando. Sono venuto nel tuo ufficio e tu non c'eri. Ho visto Luke prendere la sua auto e tu non eri con lui."

"Avrei potuto essere vittima di un rapimento."

"Un rapitore ti riporterebbe subito a casa, per quanto sei rompicoglioni."

"Un punto a mio favore, allora."

"Strega."

Mi accorsi in quel momento di non aver smesso di sorridere durante tutto quello scambio di messaggi, quindi buttai il telefono sul divano come se il materiale fosse diventato incandescente e raggiunsi finalmente il bagno. Avevo bisogno di una doccia calda, di indossare il mio pigiama preferito e di abbandonarmi alla mia adorata noia sul divano con un po' di popcorn e un film strappalacrime. Il giorno successivo sarei dovuta uscire con Ryan, Emily e Cody e volevo passare quella serata da sola con me stessa a non far nulla.

Mi presi più tempo del necessario per la doccia, però quando indossai il pigiama qualcuno bussò alla porta e mi precipitai all'ingresso con i capelli ancora grondanti d'acqua. Mi assicurai che fosse qualcuno che conoscevo attraverso lo spioncino e poi aprii la porta.

«Signora Miller, salve», dissi alla mia tenera vicina di settantadue anni, che stazionava sulla soglia con una scatola rosa tra le mani.

Mi sorrise, gentile come sempre. «Ciao, cara. Questa è tua.»

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