14. Long Island

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ELEANOR

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ELEANOR

Quando Bill mi aveva chiamata nel suo ufficio, quella mattina, mi sarei aspettata di tutto, tranne ciò che avevo trovato al mio arrivo.

All'inizio avevo creduto che Bill volesse discutere riguardo la sua partenza a Granada, fissata poche ore più tardi, perché magari c'era stato qualche problema di cui ero all'oscuro; oppure che volesse direttamente rimandare il viaggio per suoi motivi personali.
Invece, quando varcai la soglia del suo ufficio, trovai lui in piedi dietro alla sua scrivania, e Hunter seduto davanti a essa.

Solo un pensiero risuonò nella mia testa: ero finita. Aveva sicuramente scoperto che ero stata così stupida da farmi sottrarre la chiave del suo ufficio da Hunter, e che non lo avevo avvertito quando quest'ultimo gli aveva rubato tutte quelle scartoffie.

«Buongiorno, Eleanor», esordì Bill.

Hunter non si voltò nella mia direzione, rimase rilassato nella sua posizione. «Buongiorno», risposi con un filo di voce.

«Vieni, siediti», mi incitò Bill, indicando la sedia libera vicino al figlio.

Ero già pronta ad ammettere le mie colpe quando presi posto, e stilai velocemente una lista di scuse da propinargli.

"Tuo figlio ha approfittato della mia assenza mentre ero in pausa pranzo."

"Scusa se mi sono nascosta nello sgabuzzino. Ma è stato Hunter a trascinarmi dentro e ho avuto paura di uscire allo scoperto a causa di cosa avresti potuto pensare."

"Non ti ho detto che tuo figlio ha rubato quei documenti perché..."

In quel momento mi resi conto che non c'era una motivazione valida a ciò che avevo fatto. Avevo semplicemente e deliberatamente deciso di non informare Bill del misfatto, e la cosa peggiore era che non c'era nessun motivo. Avevo solo deciso di non farlo, e non sapevo nemmeno il perché.

Se mi avesse licenziata, me lo sarei meritata.

«Non la tirerò per le lunghe, anche perché ho poco tempo a disposizione», enunciò Bill. Quella mattina indossava un semplice maglioncino bianco in cashmere sopra un paio di jeans. Di solito, era sempre vestito di tutto punto, e solo quando era in procinto di partire si permetteva quel genere di abbigliamento, che tuttavia lo ringiovaniva e lo spogliava dell'aria severa che gli gravitava sempre attorno.

Probabilmente era da un po' che non vedeva un parrucchiere, e sospettai che fosse intenzionale, poiché non era solito dimenticarsene. Tuttavia, quei capelli leggermente più lunghi lo fecero somigliare molto di più a Hunter. Sembrava suo figlio, solo con qualche decennio in più. Perfino la linea scolpita della mandibola aveva la stessa angolazione.

«Ieri avrei dovuto terminare una trattativa per un immobile che voglio acquistare a Long Island, ma purtroppo l'attuale proprietario ha avuto un contrattempo e l'appuntamento è saltato. Mi ha proposto di incontrarci questo pomeriggio, ma io non posso far slittare il viaggio a Granada. Tuttavia, ho pensato che fosse giusto che tu, Hunter, ti recassi all'appuntamento al posto mio.»

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