35. Nè vincitori nè vinti

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35. Né vincitori né vinti

"Ancora con questa storia?" domandò Justin. "Credevo che ormai avessi capito la verità"

Nagai con la testa numerose volte.
"No, Justin" sussurrai. "Siete tutti voi che non avete capito la verità"

Strinsi di più la coperta e mi morsi il labbro solo per evitare di piangere.
"Sono stata io ad ucciderla. Lo sapevo, l'ho sempre saputo"

Justin si mise seduto vicino a me.
"Come fai ad essere così sicura di quello che dici?"

"Prima ho fatto un sogno. Quel sogno"

Mi interruppe subito.
"Un sogno non è una conferma. È solo un sogno, un fenomeno psichico legato al sonno con la percezione delle immagini. Un sogno è solo un banale e stupido sogno. Nulla di più"

"Tu non capisci" dissi, "quello non era un banale e stupido sogno. Era ben altro. Andava ben oltre ad un fottuto fenomeno psichico. Mi ha fatto davvero capire qual è il problema, anche se avrei dovuto immaginarlo"

Portai una mano davanti al volto.
"Maledizione, come ho fatto a non capirlo prima? Era così evidente, diamine!"

Provai una sensazione davvero bizzarra, in quel momento. Era come se mi fossi ricordata solo in quell'istante di cosa procurava la mia infelicità, anche se lo avevo sempre saputo.
Sentivo come se qualcosa mi stesse schiacciando il petto. Il cuore mi batteva troppo velocemente, era come un uccellino impazzito che tenta di uscire dalla gabbia.

Justin appoggiò una mano sulla mia spalla. Forse credeva davvero che fossi pazza, ma in quel momento la sua opinione era l'ultimo dei miei pensieri.
Avevo capito qual era il problema, avevo capito che cosa mi tormentava da anni e risolvendolo avrei potuto essere finalmente felice.

"Genesis, credo che questa storia non abbia alcun senso"

"Il pensiero di essere io la responsabile della sua morte mi ha sempre tormentata, è come un macigno troppo grande che trasporto sulle spalle. Ma finalmente, adesso, posso porre fine a questa tortura" dissi, ignorando Justin. "Ultimamente ho un po' dimenticato la mia colpa perché ho avuto altri pensieri per la mente, ma adesso so cosa devo fare"

"Ipotizziamo che tutto quello che stai dicendo sia corretto. Cosa avresti intenzione di fare?" chiese Justin.

"Io devo solo far capire a mia madre una cosa, poi tutto si risolverà"

"No, Genesis" mi corresse Justin, con tono severo e forse un po' stanco. "No. Lei è morta, Genesis. È morta. Non puoi farle capire proprio un bel niente e per quanto tu sia triste le cose non cambieranno comunque"

Abbassai lo sguardo.
Fu come ricevere un pugno allo stomaco, o forse peggio. In quel momento mi sentii mancare il fiato, come se qualcosa me lo avesse strappato via troppo velocemente.
La realtà fa sempre male quando continui a non volerci credere.

"Ehi" sussurrò Justin, abbracciandomi. "Scusami. Non avrei dovuto dirti quelle cose. Mi dispiace, davvero. Avrei dovuto ragionare un attimo prima di parlare"

Sorrisi nonostante risultò di più una smorfia che un sorriso.

"Davvero" proseguì Justin. "Perdonami"

"Non è stata colpa tua, sono stata io a cercare di vedere tutto da un'altra prospettiva. Non ho mai accettato la realtà, ma prima o poi avrei dovuto farlo e credo sia giunto il momento"

Sospirai, sentendo la testa girare. Mi faceva male, come se fosse pronta ad esplodere appena possibile.

"Davvero" continuò Justin. "Mi dispiace tantissimo"

Agorafobia; jdbDove le storie prendono vita. Scoprilo ora