19. Amare ed essere amati

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19. Amare ed essere amati

La mattina dopo, quando Justin lasciò casa mia, tutto tornò esattamente come prima.

Tutte le emozioni che in sua presenza erano scomparse, tornarono più rapidamente di quanto pensassi.
Al loro ritorno, mi sentii strana tanto quanto si potrebbe sentire strana la neve nel mese di aprile. Mi sentii vuota. Vuota tanto quanto un contenitore privo di qualsiasi sostanza. Mi sentii di nuovo sola. Sola, ma non come se l'unico essere umano si trovasse distante milioni di chilometri, quella che provavo era un altro tipo di solitudine.

Quando Justin se ne andò, le emozioni ritornarono indietro come un boomerang, colpendomi direttamente e facendomi stare ancora più male.
Tutti i pensieri ricomparsero, affondandomi come una nave. Però, proprio quando mi sentii affondare, mi resi conto davvero di cosa provassi.

Mi resi conto che in realtà il solo modo per impedire ai miei pensieri di affondarmi del tutto, era essere amata. Ma non essere amata da chiunque, essere amata da lui, come solo Justin poteva fare. E amare, amare sempre lui, un amore ricambiato e puro, desideroso della sua unica essenza, bisognoso della sua esistenza, vissuta in due cuori ma che assieme ne formavano solo uno.

L'unica persona che era in grado di far sparire, definitivamente, i miei pensieri era lui, e la conferma la ebbi per un giorno intero, da quando era entrato in casa mia, fino a quando se ne andò, scomparendo dalla stessa porta da cui era entrato.
Ventiquattro ore di felicità, senza pensieri o tristezze. Ventiquattro ore che avrei desiderato non finissero più.

Lui era l'unica persona che davvero volevo al mio fianco, l'unica persona che volevo amare e l'unica persona da cui volevo essere amata.

Molte persone considerano l'amore una malattia: una malattia da cui non ci si può riprendere, una malattia che ti consuma fin dentro le ossa.
Altre lo considerano una chiave, una chiave per la felicità e l'armonia.
Gli scienziati pensano che non sia altro che un processo biologico messo a punto durante l'evoluzione dell'uomo, gli psicologi pensano che sia un'energia vitale, invece i poeti considerano l'amore come una forma d'arte.

Io personalmente non saprei come definire l'amore. Ci sono troppe forme di amore, nel mondo: m'amore di un genitore per il proprio figlio, l'amore tra due persone, l'amore per qualcosa. Anche se però tutte queste forme d'amore sono legate in due parti: amare ed essere amati.

Due cose totalmente diverse, unite però da un'unica parola.

Francamente, non so se faccia più male amare o essere amati.
Una persona innamorata sarebbe disposta a tutto pur di completarsi, anche di autodistruggersi, ma è proprio questo che caratterizza l'innamorato: forte come una tempesta, però fragile come una foglia in autunno, perché appunto, una persona che ama può essere distrutta con qualsiasi cosa.

Invece, il soggetto dei desideri dell'innamorato, agli occhi di molti sarà pieno di privilegi e gioie, eppure se magari non ricambiasse quel sentimento? Se magari non lo ricambiasse e se non volesse distruggere in mille pezzi il cuore del suo ammiratore?

Però, nonostante i dolori e le rinunce, le belle sensazioni che amare ed essere amati portano, danno una ragione per continuare la battaglia.

La sensazione di amare qualcuno, aver occhi soltanto per lui, desiderare solo lui, vale più di mille lacrime versate.
Voler solo qualcuno con cui intrecciare la propria mano, pronunciare un nome alla vista di una stella cadente, voler solo ... amare. Lottare per avere l'altra metà del cuore, eppure una lotta è migliore di una conquista.

La sensazione d'esser amati. Sapere che qualcuno ti desidera, ti sogna la notte, ti custodisce nel cuore con un tale egoismo da non essere egoista.
Ricevere rose, regali, pensieri. Emozioni, lotte, cammini, traguardi.

E tutto questo solo per essere felici, felici in due.

Però, nonostante le sue belle sensazioni e traguardi, l'amore ha molti effetti collaterali, come i farmaci. L'amore è, appunto, un farmaco che, in modo suo, guarisce. L'effetto collaterale è la solitudine.

Essere soli.

Uno giorno lessi un libro. Questo libro raccontava la storia di uno scienziato che voleva scoprire quale fosse l'uomo più solo del mondo.

Egli viaggiò ovunque: dalle foreste africane, alle isole più invisibili sulle cartine geografiche, alle montagne più alte del cielo. Ogni volta trovava un uomo, lontano chilometri da un villaggio, o anche solo da una singola persona. Ogni volta credeva fosse quello l'uomo più solo del pianeta, però, ogni volta si sbagliava. Infatti, con lui, c'era sempre una persona.

Rassegnato, il folle scienziato tornò a casa e, durante una serata qualunque, capì chi era davvero l'uomo più solo del mondo: semplicemente, non esisteva.

Non esiste, pensò lo scienziato, un uomo che, nonostante quanto sia sperduto il luogo in cui si trova, sia completamente solo. Ci sarà, infatti, sempre un'altra persona vicino a lui.

Felice ed entusiasta di aver risolto il dilemma, l'uomo desiderò condividere la sua scoperta con qualcuno. Però, di amici non ne aveva, né una famiglia. Non voleva condividerla con i colleghi, non si fidava di loro, li riteneva degli approfittatori. Non aveva una ragazza; non aveva nessuno con cui condividere nessun genere di felicità.

Allora, lo scienziato spense la luce, senza cenare e si mise a dormire.
Da solo.

Molte volte, essere soli, non significa essere sperduti, senza vedere nessuno. Molte volte, la solitudine è emozionale, a volte, ci si può sentire soli anche circondati da decine di persone, centinaia, migliaia.

L'amore porta anche alla solitudine, a volte. Però va sempre ricordato che ogni tipo di medicina ha i suoi effetti collaterali.

***

Ci tengo a specificare che la storia dello scienziato non l'ho inventata io. L'ho letta di recente in un libro, io l'ho solo riportata velocemente riassumendola nella storia, tanto per fare un esempio.

Tutto il resto, l'ho scritto io👀

Agorafobia; jdbDove le storie prendono vita. Scoprilo ora