20. L'attimo giusto
Secondo te, dovrei dirglielo, mamma?
Dovrei parlare o rimanere in silenzio?Se parlo, potrei ottenere la mia chiave per la felicità, oppure potrei semplicemente rassegnarmi una volta per tutte, però con la consapevolezza di aver lottato.
Se non parlo, la possibilità di rassegnarmi non diventerà più un'opzione, ma una certezza.Se non gli dico nulla, però la chiave per la felicità sarà solo un sogno e allora acconsentirò alla vita di sempre, perché si sa che chi tace acconsente.
***
"Come stai?" domandò Justin entrando, come faceva sempre, eppure lo vidi in modo diverso dalle altre volte. Era più sicuro, con passo deciso e svelto.
"Sto bene, grazie"
Gli sorrisi un po' incerta.Ero decisamente più agitata rispetto alle altre volte e la mia agitazione era dovuta al semplice fatto che lui mi piaceva, perché ormai non potevo più negarlo e sicuramente questa emozione non derivava dal fatto che lui era il primo ragazzo con cui avevo una relazione, anche se basata sull'amicizia, dopo tanto tempo. Era una cosa estremamente diversa, come due poli opposti.
Fu il biondo a riportarmi alla vita reale, scompigliandomi i capelli, ridendo come un bambino.
Cercai di darmi una sistemata, stando attenta a non fulminarlo con lo sguardo. Mi misi seduta sul divano e, subito dopo, sentii Justin sedersi accanto a me, sospirando.
"Dai, dimmi cosa ti preoccupa" sputò tutto d'un fiato.
Gli rivolsi uno sguardo piuttosto confuso.
Si passò una mano tra i capelli e si sporse più verso di me. Per un attimo pensai di allontanarmi da lui, però alla fine non lo feci.
Nonostante il mio silenzio, Justin continuò.
"Che cosa ti preoccupa?"Mi morsi leggermente il labbro e sospirai, avrei potuto dirgli tutto in quel momento, ma non lo feci.
***
I giorni passavano veloci tanto quanto un treno quando ti passa accanto, senza far rumore, però facendosi notare quando ormai erano già troppo lontani, in modo che io non possa più recuperarli, acconsentendo a tutto quello che c'era in me di negativo di farmi perdere le speranze.
Il tempo passava, ovviamente senza aspettarmi, facendomi perdere l'attimo giusto.
Il tempo fa perdere sempre l'attimo a chi non è attento a coglierlo.***
"Gen, vorrei parlarti un attimo" parlò chiaramente Justin, scandendo le parole in modo da farmi capire l'importanza della sua frase. "Adesso"
Annuii con convinzione però senza aver capito su cosa volesse parlare.
Per un attimo pensai che fosse lui quello pronto a cogliere quell'attimo giusto, il nostro attimo giusto. Poi però non fu così e le mie speranze da bambina svanirono fin troppo velocemente che quasi non me ne accorsi.
Lui iniziò, schiarendosi la voce, in modo da risultare chiaro.
"Io avrei voluto parlartene già da tempo, però non ne ero molto sicuro, ma adesso che ci conosciamo meglio mi sono convinto a farlo"Rimasi ferma a guardarlo, aspettando altre sue parole mentre lo osservavo, desiderando di essere protetta da lui.
"Io non volevo parlartene anche per non ferire i tuoi sentimenti, magari" continuò, "però volevo chiederti qualcosa riguardo al fatto che non esci di casa"
Quelle parole non mi ferirono più di tanto, però mi fecero riflettere abbastanza per farmi rendere conto di cosa davvero avevo paura.
Sospirai leggermente, perfettamente cosciente di quali erano i miei problemi, vergognandome un po' davanti ai suo occhi.
"Cosa vuoi sapere esattamente riguardo questo?" borbottai sapendo che Justin avesse appena colpito uno dei punti che mi rendevano più debole e ferita in assoluto.
Lui si avvicinò di più, mettendomi una mano sulla spalla. Lo interpretai come un modo di dirmi di stare più rilassata e solo dopo quel gesto mi accorsi quanto ero tesa.
"Vorrei sapere se tuo padre ha mai chiamato qualcuno per fare qualcosa, aiutarti davvero"
"Lo fece, ma solo in passato e per un periodo di tempo relativamente breve perciò che io possa migliorare. Poi mollò"
Justin posò i suoi occhi su di me e mai in come in quel momento desiderai di essere guardata.
"E perché mollò?"
Alzai le spalle.
"Evidentemente aveva perso le speranze""E tu?"
Lo guardai confusa, di nuovo.
"Io cosa?""Tu ci hai rinunciato?"
Ci pensai un attimo nonostante la risposta la conoscessi già.
Annuii.
"Comunque perché mi chiedi questo?"Lui all'inizio mi guardò soltanto, senza parlare.
"Perché voglio chiamare qualcuno che ti aiuti"
"Perché ti preoccupi per me? Io vorrei solo sapere questo invece"
Abbassai lo sguardo. Non credevo di averlo detto veramente.
Justin prese il mio mento tra il pollice e l'indice, obbligandomi in questo modo a guardarlo.
"Perché tu non meriti tutto questo. Non lo meriti, cazzo. Non meriti di stare rinchiusa qua dentro, non meriti che il tuo passato intralci il tuo futuro e non meriti che le tue lacrime ti impediscano di vedere chiaro in questo momento. Semplicemente non lo meriti"
Rimasi in silenzio non sapendo cosa dire.
"Ovviamente non chiamerò nessuno contro la tua volontà" continuò il ragazzo, "non sarebbe giusto nei tuoi confronti"
"Mio papà ti ha chiesto di dirmi tutto questo?" sussurrai nonostante non lo volessi dire davvero.
Justin sbuffò, forse anche lui stava perdendo le speranze.
"No, smettila di dire così. Sai anche tu che non è vero"Annuii convinta.
"Hai ragione, scusami. Non volevo dirlo veramente. Voglio cambiare, lo voglio davvero e questa volta sul serio"Un sorriso comparve sul suo volto che subito scaldò il mio cuore.
Nemmeno feci tempo ad accorgermene che due forti braccia mi avvolsero. Senza pensarci due volte dicambiai l'abbraccio.
Dolcemente e con molta delicatezza, Justin iniziò a cullarmi da destra a sinistra, tenendoli stretta a lui.
Gli abbracci sono come la casa per un senzatetto, ti fanno sentire protetto, dopo tanto tempo vissuto senza alcun genere di riparo.
In quel momento le sue braccia erano come una casa ed io ero il senzatetto.Sperai con tutto il mio cuore che almeno lui non perdesse le speranze con me, come avevano fatto tutti, compresa io. In quel momento mi accorsi che lui era la mia unica certezza in un mondo senza speranza.
***
Ci tenevo anche a ringraziare _Afterthestorm_ per la meravigliosa cover che ha fatto a questa storia!
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Agorafobia; jdb
Fanfiction«L'agorafobia è la sensazione di paura o grave disagio che un soggetto prova quando si ritrova in ambienti non familiari o comunque in ampi spazi all'aperto, temendo di non riuscire a controllare la situazione che lo porta a desiderare una via di fu...