23. Quella non sei tu

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23. Quella non sei tu

Tutto cambierà, niente rimarrà uguale. Il cuore e l'anima si spegneranno. Tutto diventerà buio attorno a te e allora capirai quale sia la verità, perché ti ci troverai faccia faccia. Smetterai di credere che le cose siano diverse da quel che sono realmente; smetterai di sperare, ogni cosa cambierà.
Sarà più di quanto sarai in grado di sopportare.

Lui era la mia luce alla fine del tunnel, quel momento in cui tiri un sospiro di sollievo, sapendo che alla fine del buio c'è qualcosa che ti sta aspettando e che riscatterà tutte le tue sofferenze.
Lui era la mia possibilità di cambiare, ma lo avevo perso.

Qualcuna era riuscito a renderlo più felice di quanto potessi fare io. Qualcuna gli bacerà delicatamente le labbra, facendolo sorridere. Qualcuna lo terrà per mano, qualcuna lo accarezzerà con amore sotto le coperte. Però quella ragazza non sarò io.

***

La notte non dormii affatto, anzi non ci provai nemmeno.

Quando smise di nevicare, spalancai la finestra nonostante facesse freddo. Rimasi per ore a guardare le gelide strade di Toronto che a qualsiasi ora erano popolate.

Non riuscii nemmeno per un attimo a togliermi dalla testa le parole amorose di Justin nei confronti della sua ragazza.

Rimasi fino alle luci dell'alba a pormi nuovi interrogativi, dei quali non riuscii a trovare una risposta.

Quando rimasi finalmente sola e la luce del giorno diede colore ad ogni cosa, non riuscii a non soffermarmi per un attimo alla mia immagine, riflessa sullo specchio.

Continuai a chiedermi cosa ci fosse di sbagliato in me.
Continuai finché non capii che dovevo cambiare. Avevo solo bisogno di un cambiamento radicale della mia persona. Un cambiamento immediato sia dentro che fuori.

***

Continuai a guardarmi allo specchio senza rendermi conto di ciò che realmente avevo fatto.

È meglio così, continuai a ripertermi in modo da convincermi di aver fatto la scelta giusta, cambiando l'aspetto fisico raggiungere il mio obbiettivo diventerà più facile.

Continuai a guardarmi e toccarmi interrotamente i capelli biondi come il grano che mi ricadevano sulle spalle, leggermente mossi.

Sospirai mordendomi il labbro.

Con i capelli biondi per un momento non vidi più mia madre, ma non vidi nemmeno me. Non avrei mai voluto farlo, eppure lo feci lo stesso, come se fossi obbligata.

Lo feci pensando che fosse per una buona causa, pensando che così le cose sarebbero cambiate. Lo feci perché non avevo più davvero nulla da perdere, avendo perso anche l'ultima persona che mi rimaneva, nonostante non fosse mai stata mia.

Più mi guardavo, più mi pentivo del mio gesto, non tanto per via del cambio di colore dei capelli quanto per il fatto che facendo così avrei smesso di essere io.

Quando sentii suonare il campanello, sapendo che fosse Justin, sentii un disperato bisogno di tornare indietro di un paio d'ore, fare finta di niente e magari limitarmi a versare alcune lacrime ancora per pochi giorni, fino a quando avrei imparato a convivere con il fatto di non piacergli e tutto sarebbe diventato normale.

Mi avvicinai alla porta. Prima di aprirla chiusi un attimo gli occhi, immaginando cosa sarebbe successo se mia madre non fosse mai morta. Non ci pensai mai prima di allora.

Se lei non fosse morta sarebbe tutto diverso, pensai.

Spalancai la porta. Justin mi sorrise, lo feci anche io nonostante non fossi felice. Subito dopo, il suo sorriso scomparve.

Continuò a guardarmi, come se avesse visto qualcosa di assolutamente bizzarro, qualcosa di strano.

"Genesis?" borbottò più a sé stesso, come per chiedersi se quella donna che gli era davanti ero davvero io.

Il suo volto era indecifrabile, come se stesse provando troppe emozioni contemporaneamente, mischiandole tutte senza riuscire a distinguerle.

"Non ci posso credere" continuò sussurrando.

Per un primo momento, nessuno parlò. Continuai a sentire i suoi occhi fissi su di me.

"Che cosa hai fatto" sussurrò leggermente anche se non riuscii a capire se quella fosse una domanda o un'affermazione.

"Puoi vedere tu stesso cosa ho fatto" gli dissi.

Lui mi guardò di nuovo.
"Perché lo hai fatto?"

Scrollai le spalle.
"Amber mi ha consigliato di cambiare" mentii.

Justin mi guardò titubante.
"Tu non volevi farlo, non è così?"

Non gli risposi, semplicemente perché non sapevo cosa dire.

"Allora perché lo hai fatto?" proseguì.

Mi girai e lo guardai. Avrei voluto dirgli la verità, tutta dall'inizio alla fine. Senza mentire più, ero stanca di farlo.

"Justin, smettila" dissi, con un filo di voce "sono solo capelli"

"Non mentirmi. Questa questione va ben oltre al fatto che si tratti solo di capelli"

Rimasi in silenzio, temendo di dire qualcosa di cui alla fine me ne sarei pentita.

Justin mi strinse dolcemente la mano.
"Tu odi essere così. A te non piacciono i capelli biondi solo perché non vuoi essere come le altre. Non vuoi che gli altri ti identifichino solo in compagnia di un gruppo. Tu vuoi essere solo Genesis, vuoi essere solo te stessa e fai bene a farlo, credimi"

Rimasi sbalordita.
"Come fai a saperlo?"

"Me lo avevi detto tu, quando ci siamo conosciuti per la prima volta" rispose.

"Come fai a ricordartelo?"

Justin scrollò le spalle.
"Ti avevo semplicemente ascoltato"

"Sei l'unico a farlo"

Lui sorrise e si mise seduto sul divano, facendomi un cenno di sedermi sulle sue gambe.
"Dimmi cosa è successo veramente"

Per un attimo fui colta alla sprovvista.
"Niente di particolare, è solo che ho avuto un crollo emotivo, credo"

"Ma ora sto bene" proseguii prima che potesse dirmi altro.

In quel momento mi pentii di tutto. Mi pentii di aver fatto la gelosa senza aver alcun motivo valido per farlo, scatenando un inferno solo per i miei capricci.
In fondo se lui era felice dovevo esserlo anche io, mettendo da parte le mie emozioni.

"E riguardo a questi capelli biondi?" domandò Justin ridacchiando, giocando con essi.

Sorrisi.
"Questa tinta se ne va dopo alcuni lavaggi. Tra un paio di giorni tornerò la rossa di sempre" lo rassicurai, "non devi preoccuparti"

Sentii un gridolino di gioia da parte di Justin.
Ridendo, domandai se il biondo mi stesse tanto male.

"No, anzi" rispose, "è solo che tu sei Genesis, tu hai i capelli rossi e di nessun altro colore"

Mi misi a ridere e lui mi seguì a ruota.

"Lo sai" continuò, "anche se non ci crederai mai, io un po' ti invidio, Genesis Newman. Invidio tanto il tuo coraggio. Non credo sia da tutti sopportare e aver sopportato tutto quello che tu hai passato e quello con cui convivi ogni giorno. Anche se non te ne rendi conto, non tutti sarebbero andati avanti, però tu lo hai fatto. E ho molta stima di te per questo; anche se molte volte non trovi ragioni per vivere la vita, ricorda che hai già passato tutto il peggio che qualcuno potesse augurarti e che niente ormai potrà buttarti giù, apparte te stessa, se lo vuoi"

Quelle parole mi riempiono il cuore di felicità.

"Io invece ti dovrei ringraziare, perché non l'ho mai fatto in fondo. Da quando ti conosco, mi sento meno sola. Grazie per essere sempre pronto ad aiutarmi, grazie per esserci sempre"

Mi accarezzò dolcemente la guancia e gli sorrisi.

"Ti voglio bene" sussurrai a Justin abbracciandolo.

"Anche io te ne voglio, Gen"

Agorafobia; jdbDove le storie prendono vita. Scoprilo ora