25. Forse

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25. Forse

Non vedevo l'ora di vederla di nuovo. Non vedevo l'ora di dirle tutto quello che Amber mi aveva consigliato di fare. Non vedevo l'ora di portarla fuori da quella casa e non vedevo l'ora di vederla felice, di nuovo.

Nonostante Amber mi avesse preparato ad un suo rifiuto, cercai in ogni modo di non montarmi troppo la testa con fantasie che, appunto, non erano altro che queste.

Avrei cercato di convincerla, in un modo o nell'altro.

***

"Ciao Justin" mi disse Genesis appena entrai.

Ricambiai il saluto. Indossava dei legging neri e un maglione rosso, il suo colore preferito. Non sapevo se il rosso fosse il suo colore preferito per via dei capelli, ma lo intuivo.

I capelli erano raccolti in una morbida treccia di lato e, nonostante non lo volessi, non riuscii a non pensare che fosse una bella ragazza.

Genesis notò che la guardavo e immediatamente spostò lo sguardo altrove, per non incrociare il mio. Sorrisi nonostante non potesse vedermi.

In quel momento mi tornò in mente la cosa che lei non voleva dirmi, ma che Amber riteneva molto evidente.

Pensai potesse essere qualcosa riguardo al suo passato, ma scartai l'ipotesi in un primo momento.
Pensai si riferisse a qualcosa accaduto di recente, ma non riuscii ad andare avanti.

Decisi che, a sera, avrei chiamato Amber per chiederle spiegazioni, senza dar importanza al fatto che non me lo volesse dire.

"Devo dirti una cosa" le dissi sentendo di nuovo il suo sguardo su di me.

Genesis mi guardò con molta curiosità e nei suoi occhi marroni riuscii ad intravedere anche un filo di speranza.

"Ti andrebbe di uscire da qui?"

Lei inarcò un sopracciglio con aria perplessa e confusa.
Notai la scintilla di speranza abbandonarla, ma non capii a cosa sperasse.

"Justin" sospirò con malinconia, "lo sai qual è il problema, non serve che te lo spieghi"

Le misi le mani sulle spalle e la guardai negli occhi.
"Lo so, ma è appunto per questo che devi farlo"

Scosse la testa ma la precedetti prima che fosse in grado di dire qualcosa.

"Ho riflettuto molto riguardo a questo. Ne ho parlato con Amber"

"Justin"

"Aspetta" la fermai "lascia solo che ti spieghi"

Si fermò e sospirò.

"So cosa devo fare. Se vuoi, domani stesso, tra due o tra tre giorni o quando vuoi andiamo da qualche parte. Ti porterò dove vorrai e uscirai da qui"

"Justin"

Le accarezzai dolcemente la guancia e lei mi guardò dritto negli occhi.
"Con me" aggiunsi infine.

Lei sorrise e chiuse gli occhi.
"Forse"

Sorrisi.
"Lo prendo come un sì?"

Alzò gli occhi e portò l'indice sulle labbra.
"Forse non significa sì"

Si liberò dalla mia presa e prima che potessi fare qualcosa mi arruffò i capelli, ridendo rumorosamente.

***

Chiusi la porta e mi distesi sul divano, massaggiandomi leggermente la testa. Sospirai per la frustrazione.

Dopo due ore di continue chicchiere con Via riguardo all'acquisto di un gioello da parte di suo padre tanto desiderato e il fatto di aver portato il suo cane dal veterinario per cause sconosciute, sentivo la mia testa scoppiare.

Non ricordavo Via tanto chiacchierona, o almeno di cose così inutili.

Quando mi misi con Via la prima volta fu un paio d'anni prima. Però cambiai molto da due anni fino a quel giorno, ma a quanto pare lei no. Era rimasta la solita ragazzina abituata ad avere tutto dalla vita.

Genesis non era come lei. Non aveva avuto nulla dalla vita se non disgrazie, ma queste tristezze l'avevano resa quella che era.

Lei era così diversa dalle altre ragazze che conoscevo.

Presi il telefono e composi il numero di Amber.
Dopo un paio di squilli udii la sua voce.

"Amber, sono io, Justin"

Lei mi salutò e in sottofondo sentii il pianto di sua figlia.

"Cosa ti ha risposto Genesis riguardo al fatto di provare ad uscire di casa?"

"Forse"

Amber sbuffò mentre, allontanando il telefono, disse qualcosa alla figlia, che smise di piangere.

"Ti devo chiedere un'altra cosa"

Lei rimase in ascolto.

"Che cosa ti ha fatto capire Genesis che io non riesco a vedere?"

Per un attimo non parlò.

"Chiediglielo"

"Conoscendola non me lo direbbe mai" dissi di rimando, sapendo di avere ragione.

La donna esitò un attimo, come se stesse riflettendo sul fatto di dirmelo oppure no.

"Per favore" aggiunsi convinto che Amber non me lo avrebbe detto senza un po' di insistenza.

"Lei ti ama, Justin"

Per un attimo nessuno dei due disse niente. Rimanemmo in silenzio finché lei mi disse che doveva andare e riattaccò. Dal tono della sua voce intuii che da lì a poco Amber sarebbe stata divorata dai sensi di colpa per avermi rivelato il vero motivo che spingeva Genesis a comportarsi in un determinato modo nei miei confronti.

In quel momento mi arrivò un messaggio da parte della rossa e lo aprii senza pensarci troppo.

"In realtà quel forse era sempre stato un sì, avevi ragione tu"

Agorafobia; jdbDove le storie prendono vita. Scoprilo ora