3. Bellezza peccaminosa.

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Jeffrey arrivò in chiesa alle 15:00 spaccate, ma solo mezz'ora dopo, iniziò la cerimonia. Era da tanto che non vi entrava. In guerra aveva pregato molto, ma non per sé stesso, al contrario dei suoi compagni. Aveva pregato per suo nonno, sua nonna, i suoi genitori, la sua famiglia e Carley. Si inginocchiava sul suo cuscino logoro, tirava fuori la foto di loro due insieme e pronunciava tutte le preghiere che si ricordava. Dopo chiedeva che lei fosse protetta e che potesse arrivare al giorno di rivederla e di parlarle. Abbassò lo sguardo. Aveva ucciso in guerra, anche tanta gente e pregava anche per quella, ma non c'era giorno che non si chiedesse se Dio lo avrebbe mai perdonato. Aveva da sempre creduto che l'Inferno non fosse sottoterra, ma anzi che fosse nella terra stessa e che quindi già stesse scontando la sua pena con tutta la sofferenza che si sentiva gravare sulle sue spalle e con tutto il peggio che ancora sarebbe dovuto venire.
Gli si irrigidirono fortemente le spalle appena sentì su di esse la pressione di una mano.
- Giovanotto! Da quant'è che non ci si vede?!-, si voltò, ritrovandosi davanti il viso stanco, ma sempre affidabile di Jude, il padre di Carley.
- Oh, ma guarda un po' chi c'è!-, si abbracciarono con forza, poi Jude si girò verso altre due persone che erano con lui, tenendo sotto braccio Jeffrey.
- Questo è il ragazzo più simpatico del mondo! È una persona fantastica!-, lo elogiò di fronte ad esse, come se fosse figlio suo. Poi se lo portò in disparte nell'ala più a destra della chiesa.
- Ho saputo che sei partito per delle missioni...-, volle aprire il discorso.
- Sì, proprio così.-, continuò a sentire la vocetta che gli chiedeva insistentemente come tutti potessero saperlo. Rimase rigido, nonostante fossero amici e si conoscessero da un tempo pressoché infinito. Restò sulle sue.
- Carattere militare?-
- Sì.-
- Cosa ti hanno fatto fare?-, vide negli occhi di Jude sincero interesse, perciò rispose.
- Mi hanno fatto partire in Iraq, in Giappone, in Libia e in Arabia Saudita. Abbiamo eliminato diverse cellule terroristiche. Sono stato via per cinque anni.-, parlò senza accennare alcun tipo di emozione con la voce.
- Eh, sì... La guerra è brutta... Io prima di iniziare a lavorare, mi ero iscritto al militare... Dimmi la verità, come stai?-, Jeffrey non rispose questa volta, perché sinceramente non lo sapeva.
- Vorrei saper rispondere.-, si limitò a dire, guardando in basso le piastrelle della Chiesa.
A quel punto, si sentì un vociare che andava ad incrementarsi. Si diressero dove avevano lasciato gli altri due e videro che fuori era arrivata la bara e i familiari al seguito. Jeffrey si limitò ad abbassare il capo, come aveva sempre fatto per i caduti di guerra. Gli passarono davanti le pompe funebri portando la bara sulle spalle, poi sua zia e le sue figlie con accanto Fabian. Carley era dietro di loro e appena la vide, si sentì mancare il fiato di quanto fosse bella. Riusciva ad essere sexy anche un funerale, era incredibile, pensò. Sentì le proprie pupille dilatarsi. Salutò suo padre e le persone accanto a lui, poi volse lo sguardo verso Jeffrey e sembrò sorpresa di trovarlo con loro.
- Ciao Jef...-, lo salutò, come se cercasse di sembrare indifferente a lui. Gli diede due baci per ogni guancia, che Jeffrey sentì subito bruciargli sulla pelle. Ricambiò il saluto e non le staccò gli occhi di dosso per tutta la navata centrale che percorse.
Aveva un vestito nero di pizzo che le modellava il corpo sinuoso e che la rendeva più elegante di quanto fosse in realtà. Le scarpe possedevano un tacco particolarmente raffinato che non emetteva un rumore così forte a contatto col pavimento liscio della Chiesa. L'ammirò e continuò a pensare che fosse sempre di un aggraziato e al tempo stesso di un seducente da farlo impazzire come aveva sempre fatto. Andò a sedersi, seguendola attentamente in ogni movimento facesse. Non riusciva proprio a levare lo sguardo, come se il corpo di lei fosse un magnete troppo forte per i suoi occhi. Aveva racchiuso i capelli in una coda con qualche ciocca che le era sfuggita, come il giorno precedente, ma nonostante ciò era sempre una sorpresa e restava comunque la ragazza più splendida che avesse mai visto in tutta la sua vita. Si sedette nella fila di panche opposta a dove si posizionò lei e restò lì incantato di fronte la sua bellezza.
- Nipotino?! Ci mettiamo qui?-, sua nonna lo riportò nel mondo reale.
- Sì, nonna, certo.-, le fece spazio e lei si sedette accanto a lui. Guardò le sue cugine abbracciare sua zia, poi voltò lo sguardo verso Fabian e vide che Carley gli stringeva un braccio. Per una volta invidiò suo cugino. Era il suo fidanzato, eppure la guardava con una certa indifferenza che Jeffrey non riusciva a capire. Lui non l'avrebbe mai guardata in quel modo, se fosse stato il suo fidanzato. Mentre suo cugino era come se non si fosse proprio accorto della presenza di Carley.
Le campane di inizio messa suonarono dopo poco. Carley si staccò da Fabian e si sistemò i capelli, poi guardò dietro di sé, verso la porta da cui era entrata. Jeffrey si chiese chi stesse cercando, ma non seguì il suo sguardo se non con la coda dell'occhio. Come risposta alla sua silenziosa domanda, Carley spostò lo sguardo verso di lui. Si incrociarono con gli occhi e rimasero così forse solo per tre secondi, ma sembrò una piacevole infinita. Lo guardò come se già sapesse perfettamente dove si trovasse e Jeffrey si chiese se ne fosse realmente a conoscenza. La cerimonia iniziò, ma lui non se ne accorse e quando Carley si voltò verso l'altare, gli vennero i brividi e sentì scoppiargli il cuore.

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