11. Nessuno può capire.

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Si era svegliato di soprassalto, dopo aver visto scoppiare una granata nei suoi sogni... Da quando era stato in guerra, passava la notte a fare incubi su ciò che aveva visto ed ogni giorno era sempre peggio. La scorsa notte, aveva sognato che il suo migliore amico veniva ucciso, durante una sparatoria nemica e che lui andasse incontro al suo stesso destino.
Era sano e salvo, ma ad ogni giorno che passava, veniva sempre più difficile dirlo.
Si sgranchì le spalle e scese dal letto. Uscì dalla porta e lì vide Clare andare verso di lui frenetica, già perfettamente vestita e pettinata.
- Scusa, non volevo svegliarti... Ma devo tornare a casa, prima che qualcuno si accorga che non sono a letto...-, gli disse, controllando il display del cellulare.
Jeffrey guardò l'orologio della cucina, che sbucava dal fondo del corridoio. Erano le 7:30 e si sentiva ancora alquanto frastornato, ma non poteva permettere che se ne andasse via da sola.
- Ti accompagno io. Mi vesto un attimo.-, disse, tornando verso la camera. Indossò un paio di jeans, una canotta color blu elettrico e una camicia a quadri rossi. Sopra essa poi si mise una giacca che aveva portato dal suo ritorno dalla guerra ed uscì.
Dopo circa 5 minuti, erano già sulla moto verso casa di Clare.
Quando arrivarono, Clare lo baciò alla porta improvvisamente.
- Grazie per la serata... Sono stata veramente bene...-, gli sussurrò, mantenendogli le braccia attorno al collo.
- Anch'io... Grazie a te per... beh, tutto...-, gli strinse i fianchi e lo scosse, baciandolo nuovamente.
Nel momento in cui lo fece, dalla giacca di Jeffrey cadde qualcosa.
- Oh, scusa! Non so che mi è preso...-, si scusò imbarazzata, piegandosi verso terra.
- Ti ho fatto cadere questa...-, si bloccò, quando raccolse quell'apparente foglio da terra e vide cosa in realtà fosse.
Jeffrey non riusciva ad interpretare lo sguardo focalizzato di Clare.
- Ma... Ma qu... questa è Carley???-, alzò il tono di voce, mostrandogli la foto di lui e Carley insieme quel famoso Natale.
- Clare... Posso spiegarti...-
- No, non me ne fotte niente! Mi daresti solo scuse per una cosa ingiustificabile! Ti pare che io sia fessa?! Cosa ci può fare la foto di lei nella tua giacca? Tu la ami! È questa la verità! Ora... Guarda, vattene! Non voglio proprio più vederti.-, Jeffrey tentò più volte di spiegarsi, ma lei non gli dava spazio. Gli chiuse la porta in faccia e Jeffrey non poté far altro, se non tornarsene a casa.
Controllò la casetta della posta. Niente. Guardò per l'ennesima volta quella foto, in cui vi era tutto di sé. Felicità, amore, dolore, urla, spari. Nessuno poteva capire. Nessuno poteva capirlo. Nessuno poteva capire cosa fosse stata lei per lui o cosa fosse stato lui con lei. Quella foto rappresentava ciò che sarebbe voluto tornare ad essere. Felice e spensierato con accanto la ragazza che in quel momento amava più di chiunque altra.
- Nipotinooo!-, la voce squillante di sua nonna lo indusse a riposare la foto all'interno della tasca.
- Nonna, dimmi.-, alzò il tono abbastanza per farsi sentire da oltre il cancello.
- Mi faresti una cortesia?-
- Anche volendolo, non potrei non fartela.-, cercò di ironizzare sconoscendo il campo.
- La zia Noelle mi ha chiesto di portarle un pacco della candeggina, ma sai, col mio ginocchio questi sforzi non posso farli...-, "Certo... Uno sforzo immenso, mai al pari di arrampicarsi su un albero per accorciare i rami e togliere le foglie secche come ha fatto l'altro giorno...", pensò concedendosi un sorriso.
- Ho capito. Lo prendo e vado a portarlo.-
A quel punto si protese oltre la grata accanto il cancello e prese il "pesantissimo" pacco di candeggina, per poi dirigersi verso la casa della zia.
Arrivato di fronte il primo cancello, la vide seduta ad intrattenere una discussione con quello che sembrava fosse il padre di Carley.
- Zia! Sono Jeffrey, ti ho portato la candeggina.-, esclamò rigidamente.
- Oh, grazie, caro... Ti secchi se me lo porti fino all'entrata del garage?-
- No di certo, zia.-, la rassicurò entrando dal cancello.
A quel punto, il padre di Carley si alzò e gli andò incontro sorridente. Si salutarono amichevolmente come sempre.
- Allora, mi dicevi che questo tubo dell'acqua si è bloccato o rotto?-, domandò a Jude sua zia, riprendendo il discorso che sicuramente Jeffrey aveva interrotto.
- Sì, proprio così, cara... Dovrei sostituirlo, ma non ne capisco proprio di queste diavolerie...!-, Jeffrey non poté evitare di sentire.
- Jude, posso farlo io, se vuoi. Aggiusto sempre i tubi d'irrigazione che mia nonna rompe passandoci di sopra, quindi ne capisco abbastanza.-, si propose, inducendo i suoi ascoltatori alla risata.
- Oh, beh... Se sei pronto anche adesso per farmi questo favore, te ne sarei veramente grato!-, esclamò Jude, dandogli una pacca sulla spalla.
- Prontissimo. Anche subito.-
- Allora, andiamo prima che mi si allaga la casa... Arrivederla, Noelle!-, dopo aver salutato anch'egli la zia, si diressero insieme alla macchina e ben presto sparirono, andando verso la casa in questione,

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