39. Per sempre infelici e scontenti.

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In guerra aveva pensato tanto a tutto quello che si erano detti in passato lui e Carley. In particolare a quando gli aveva confidato cosa aveva sempre desiderato che avvenisse il giorno del suo compleanno.
Sin da quando era bambina, aveva un progetto preciso in testa. Voleva prima di tutto ricevere delle rose a casa e a lavoro. Poi che venisse organizzata una festa a sorpresa con tutti gli amici di una vita e un concerto sotto casa sua, in cui il cantante avrebbe suonato e cantato la sua canzone preferita (il cui titolo era: "Lost", di Michael Bublé). Successivamente, si sarebbe passati ai fuochi d'artificio, tutti di colori diversi, ed un aero avrebbe dovuto scrivere nel cielo: "Auguri di buon compleanno, Carley!", con un cuore enorme a circondare la scritta. Dopodiché milioni di palloncini e coriandoli si sarebbero liberati in cielo e un arciere avrebbe acceso con una freccia infuocata un cuore enorme fatto di carta. Infine, una torta alta 5 piani doveva essere guarnita con cioccolato, fragola, pistacchio, stracciatella e vaniglia, per poi essere portata davanti a lei, la quale avrebbe spento le candeline (forse con le sue lacrime). Inoltre, aveva aggiunto Carley, che non c'era modo migliore per conquistarle il cuore. Eppure, erano molte cose che comunque risultavano abbastanza fattibili per Jeffrey, il quale aveva preparato il tutto da almeno un mese. La cosa più difficile forse fu procurarsi la torta da un pasticcere che riuscisse a crearla con 5 piani differenti, ma per il resto non c'era voluto tanto.
Le rose le aveva comprate la sera prima, perché fossero perfette e fresche. Le aveva portate lui stesso a piedi, per paura che si rovinassero e anche perché non si fidava di qualcun altro. Aveva scritto un biglietto, escludendo la persona che di sicuro avrebbe associato come mittente. Dopo era scappato a casa di Carley, percorrendo un'altra strada, così da evitare che si incrociassero. Rendendosi complice il padre, aveva posto un altro mazzo di rose sul tavolo della cucina. Poi era andato a prendere il suo progetto, ovvero un palchetto di legno creato da lui stesso, come d'altronde anche il cuore di carta enorme. Avendo preso anche i palloncini gonfiati in un sacco e i coriandoli, tornò al luogo della festa. Lì già era arrivato qualche amico e collega di Carley. Aveva contattato tutti i suoi amici 3 settimane prima, specificando che fosse una festa a sorpresa e che la cosa dovesse restare segreta. Non vi erano stati problemi, solo una leggera violazione della privacy da parte di Serge che aveva controllato la rubrica di Carley per dargli conferma, ma il gioco valeva la candela. Si era presentato come organizzatore di eventi, poi aveva collocato tutto come aveva calcolato. Era perfetto.
Mentre arrivava altra gente, si era cambiato d'abito. Giacca e cravatta per mantenere l'eleganza.

Dopodiché aveva sistemato il microfono e chiamato il pilota dell'aereo che avrebbe scritto nel cielo

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Dopodiché aveva sistemato il microfono e chiamato il pilota dell'aereo che avrebbe scritto nel cielo. Era stato semplice procurarselo con le sue amicizie militari.
Il tempo che Carley tornasse a casa, già quasi tutti i suoi numerosi amici e colleghi erano arrivati. Riuscì a sentire l'auto in avvicinamento, un altro vantaggio offerto dall'esperienza militare. La torta sarebbe stata portata dal pasticcere verso le 10:00. Erano ancora le 9:50. Procedeva tutto in modo troppo perfetto. Salì sul palco, Serge era al pianoforte. Le persone la fecero passare. Iniziò a cantare con tutto l'amore che aveva sempre provato per lei. La vide rimanere a bocca aperta, quasi in uno stato catatonico. Mantenne il tono di voce caldo, non cedendo all'emozione. La sentì sciogliersi in lacrime e lottò molto con se stesso per non scendere in quel preciso istante, prenderla tra le braccia e consolarla.
Dopo aver finito di cantare, il padre di Carley accese i fuochi d'artificio e li fece scoppiare, quasi contemporaneamente a quando l'aereo passò a scrivere la frase d'auguri. Un sottofondo di incredulità coinvolse tutti i partecipanti, i quali lasciarono i palloncini, che tenevano in mano, volare nel cielo, per poi passare a lanciare i coriandoli. Carley non riusciva a muoversi, né a crederci. Cercò di avvicinarsi di più all'organizzatore in un momento di lucidità, ma le sorprese non erano finte. Infatti, Jeffrey colse l'occasione per scoccare con successo la freccia che accese il cuore di carta.
Il pasticcere arrivò puntuale con la torta. Tutti spinsero Carley a spegnere le candeline. Fu difficile trovare la forza di farlo. Credeva davvero di vivere un sogno.
Jeffrey scese dal palco. Era soddisfatto che tutti i suoi sforzi fossero stati ripagati, che tutto fosse stato impeccabile. Carley lo raggiunse ancora senza parole. Rimase a pochi passi di distanza di fronte a lui. Jeffrey sospirò. Non voleva conquistarle il cuore. Voleva solo farle capire che era quello l'amore vero, non quello che credeva le concedesse Fabian. Andava oltre lo scopare. Era essere felici. Davvero felici. Era dare tutto per non ricevere in cambio niente. Si accostò a lei, rigido come sempre. Si mostrò impassibile di fronte l'accennato sorriso di lei.
- Io... non so davvero che dire... Hai fatto tu tutto questo per me?-, lo guardava incantata, gli parlava come i libri di fiabe. Non rispose subito. La fissò dritta negli occhi. Mantenne un contatto visivo intenso come mai ne aveva avuto con lei. Voleva che ascoltasse bene ciò che aveva da dirle.
- Carley. Sì. Ho fatto io tutto questo. Sì, ho comprato i fiori, ho contattato i tuoi amici, ho portato i palloncini, i coriandoli, ho preparato il palco, ho ingaggiato un pilota, ho commissionato una torta, ho creato un cuore di carta e mi sono anche esercitato nel tiro con l'arco, oltre che nel canto. Questo solo per avere la risposta che ora leggo nei tuoi occhi. Dimmi la verità.-, Carley cercò di intenderlo, ma il suo sguardo ghiacciato la rese titubante. Non credeva che potesse amarla davvero a tal punto da esser riuscito a rendere i suoi sogni realtà. Eppure, aveva un forte senso di paura che potesse perderlo ancora, che in realtà non avesse fatto tutto questo per restare, ma proprio per andarsene definitivamente. Un dolce addio.
- Nonostante tutto questo, cambierà mai qualcosa tra di noi?!-, concluse Jeffrey, alzando drammaticamente il tono della voce.
Le diede le spalle e andò per la sua strada. Era sicuro della risposta. Era tornato solo per farla riflettere un'ultima volta. Si sarebbe goduta la festa. Era questo il suo regalo. L'amore di una vita. La realizzazione dei suoi più profondi desideri. L'abbandono rassegnato alla sua fiaba senza alcun lieto fine.

 L'abbandono rassegnato alla sua fiaba senza alcun lieto fine

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