12. Piani in fumo!

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Era stata una pessima giornata. Non era riuscita proprio a concentrasi quella mattina. Continuava a pensare a Jeffrey. Non era riuscita neanche a trascrivere la funzione attiva di un solo farmaco e ciò le aveva attirato il rimprovero più nero del capo.
Non vedeva l'ora di arrivare a casa, mangiare un boccone e sbattere la testa sul cuscino fino a quando non sarebbe svenuta. Non riusciva neanche a distinguere bene la strada, se non vedendo qualche passante con la faccia di Jeffrey.
Arrivata finalmente davanti il cancello, esalò un sospiro di sollievo. Entrò la macchina sotto la tettoia di legno e sentì Max abbaiare, accogliendola a casa. Si sistemò la giacca e prese la borsa a tracolla, in cui vi erano tutti gli attrezzi per il lavoro, tra cui anche il computer. Uscì dall'auto e sbatté la portiera.
- Carley!-, sentì una voce che la chiamava. Escluse che provenisse da dentro casa sua, così guardò fuori dal cancello, ma non vi era nessuno. Si convinse fosse l'ennesimo giochetto della mente e, continuando a guardarsi dietro, andò avanti, sbattendo presto con qualcosa di incredibilmente massiccio.
Venne afferrata da due braccia possenti che la racchiusero in una sorta di abbraccio, in modo da azzerare ogni possibile caduta a peso morto. Aprì e chiuse più volte gli occhi per rendersi conto che fosse reale.
- Jeffrey?!-
- Carley.-, le accennò un sorriso che quasi la portò ad uno stato catatonico.
Vedendola leggermente agitata, la lasciò andare, sempre sorreggendola.
Lo guardò dalla testa ai piedi, ancora pensando che stesse sognando. Aveva i capelli rialzati e indossava una canotta attillata per il sudore, che gli scopriva le braccia lisce e muscolose con qualche vena più in vista, e che gli permetteva di intravedere i suoi addominali scolpiti e infuocati.

 Aveva i capelli rialzati e indossava una canotta attillata per il sudore, che gli scopriva le braccia lisce e muscolose con qualche vena più in vista, e che gli permetteva di intravedere i suoi addominali scolpiti e infuocati

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- Scusa, non avevo intenzione di spaventarti. È che ho sentito Max abbaiare e pensavo fosse uscito tuo padre. Così sono venuto qui, giacché avevo bisogno di chiedergli una chiave inglese più grande, ma a quanto pare si è acceso la Tv e non mi sente da dentro casa. Puoi chiederglielo tu da parte mia?-, spiegò, guardandola con occhi intensi che avrebbero folgorato migliaia di vittime. Carley stentò a capire con tutto quel ben di Dio che aveva davanti, ma riuscì a sussurrare un sì sommesso, cercando di smagnetizzare i suoi occhi dal suo corpo. Scosse poi leggermente la testa e scappò dentro casa, dove continuò a guardarlo dalla tenda scostata della finestra.
All'improvviso, sentì un colpo di tosse dietro di sé.
- Oh, ehm... Papà! Sono tornata! Scusami... piccola e semplicissima domanda, ok?-, gli prese il braccio e lo strattonò davanti la finestra.
- Che cazzo ci fa lui qui?!?!-, era agitata più che mai, non solo perché un corpo così perfetto era momentaneamente nel suo giardino, ma anche perché non riusciva a crederci che i suoi sogni si fossero realizzati in modo talmente veloce.
- Non vedo cosa ci sia di così allarmante, cara... Si è offerto di sistemare il tubo rotto di cui ti ho parlato l'altro giorno... È veramente fantastico!-, se era per questo, anche il suo corpo non era da meno, pensò Carley.
- Ah, eh... Sì! Voleva chiederti di dargli una chiave inglese più grande...! Stavo per dimenticarlo!-, esclamò, riuscendo a connettere i fili mnemonici del suo cervello.
- Ah, allora... Tieni e va a portargliela tu...!-, le disse Jude, porgendole l'attrezzo e nascondendo le reali intenzioni di quella richiesta. Dopodiché sgattaiolò verso le scale che portavano alla cantina, senza dare spiegazioni ai continui borbottii della figlia.
Doveva essere decisa e apparentemente spontanea. Non doveva proprio fargli capire che la mandava in crisi.
Uscì dalla porta con falsa naturalezza e un sorriso da Gioconda che neanche lo stesso Leonardo da Vinci avrebbe saputo eguagliare. Arrivò al bidone dell'acqua, dove accanto vi era accovacciato Jeffrey, e richiamò la sua attenzione con un lieve colpo di tosse. Jeffrey alzò lo sguardo verso di lei e in quell'istante un tubo si attivò, schizzandogli dell'acqua in faccia e sul petto. Ma era possibile che volesse o non volesse riusciva ad essere troppo sexy?! Carley rimase letteralmente a bocca aperta.
- Scusami.-, chiuse il tubo.
- Ti ho portato la chiave inglese...-, riuscì a sussurrargli. Si alzò in piedi e prese la chiave inglese dalla mano, ma Carley era come se fosse stata pietrificata.
- Grazie.-, le accennò un sorriso e tornò a lavoro.
Carley come un robottino a manovella, si voltò e tornò subito dentro casa, continuando a guardarlo. Come riusciva così facilmente a mandare tutti i suoi piani a farsi fregare?!

Il corso della fenice...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora