7. Chiacchierate.

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Restarono a guardarsi e senza parlare si dissero tutto ciò che non potevano dirsi a voce.
Jeffrey si abbassò per salutarla con un bacio, entrando con la testa dentro il finestrino, e quasi diede una craniata al tettuccio dell'auto, per quanto i riflessi acquisiti in guerra erano sovrumanamente sviluppati.
- Certo che a Jeffrey dovrebbero fargli una statua d'oro perché sta con te...-, scherzò Carley, riferendosi ad Hector, appena si accorse che vi era anche lui.
Hector agitò la mano come a dire che non era un'impresa così difficile, quando era tutt'altro.
- Che fate?-, chiese, voltando lo sguardo verso Jeffrey e cercando di non farlo scendere più in giù del collo.
- Lui ride...-, le sorrise.
- Hey! Non è vero!-, esclamò stizzito Hector.
- Ah, sì? Prova a non ridere!-, alle parole Hector non riuscì a trattenersi e scoppiò dalle risate, tanto che dovette piegarsi in due.
- È perché me lo dici!-
- Ok, non te lo dico.-, vinse ancora Jeffrey, riuscendo a far ridere anche Carley.
All'improvviso si sentirono dei mugolii, provenienti dalla macchina.
- Hey, guarda! C'è Max!-, risvegliò la sua attenzione Hector, puntando il dito verso il cofano della macchina.
- Ah, ecco chi è il famoso Max!-, esclamò, guardando attentamente per quanto gli era possibile il pastore tedesco di 11 mesi che Carley aveva preso in affidamento e di cui egli stesso aveva sentito parlare.
Tornò di fronte a lei per non perdersi nessun istante della sua essenza che, sapeva, sarebbe durata troppo poco per soddisfare la sua voglia di lei.
- Ora quando inizi l'università?-, cercò di attaccare bottone Carley.
- Non so esattamente... Penso l'8.-, rispose alquanto glaciale.
- L'8? Così presto?! Non doveva iniziare il 18 o...?-
- Il 15, ma da me la fanno iniziare sempre prima, non so perché.-, calò il silenzio. Le guardò le labbra, ma distolse subito lo sguardo. Gli mancavano quelle labbra, ammise a sé stesso.
- Che lavoro fai, quindi?-, cambiò discorso in modo da non lasciar prevaricare il silenzio.
- La traduttrice, d'altronde cos'altro avrei potuto fare?-, domandò sarcastica con sguardo vago. Si vedeva che la sua vita l'annoiava. All'improvviso le cadde l'occhio sul suo corpo.
- Ma Jeffrey stai continuando a fare basket?-, gli chiese, introducendo anche il discorso a cui voleva arrivare.
- No, per ora no.-
- No, perché ho visto la tua foto di Whatsapp che c'erano due che facevano basket...-, Jeffrey cercò di non sembrare sorpreso. Ma la domanda che ora gli trivellava la mente era "Che?? Mi guarda Whatsapp?? Mi controlla il profilo?!".
- No, no...-, Fabian uscì dal cancello in quel momento, lasciando cadere il discorso lì.
- Va beh... È arrivato. Ciao Carley...-, la salutò, cercando in ogni modo di sembrare comunque soddisfatto della loro chiacchierata e cominciando ad andarsene.
- Jeffrey... Mi raccomando...-, si voltò nuovamente verso di lei. Quella frase sembrava troppo un richiamo da mammina.
- Cosa?-
- Sempre in gamba...-, lo guardò intensamente negli occhi.
- Anche tu...-, detto questo, corse con Hector verso il cancello e li vide andarsene.

Aveva bisogno di una doccia, poco ma sicuro. Si tolse la maglia e controllò i messaggi sul cellulare, tanto perché ancora sentiva risuonare nelle sue orecchie le parole di Carley.
Su Whatsapp vi era un messaggio da parte della sua amica Clare, in cui gli chiedeva se quella stessa sera potevano uscire insieme. Non ci trovava niente di male, d'altronde.
Andò a farsi la doccia, si vestì in camicia e giacca, per poi uscire.

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