9. Scoprendo di poter amare...

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Non era la prima volta che Carley si comportava così con una ragazza che aveva anche solo il minimo di probabilità di essere la sua fidanzata. Si ricordava ancora della sua ex-amica proveniente dalla Svizzera, Stefanie, che all'epoca si era proposta di aiutarlo in latino... Non vi fu scelta più sbagliata...
Un giorno avevano studiato insieme dalle 16:00 alle 18:00. Carley era venuta alle 18:00 meno qualche minuto ed era stata fermata da sua nonna ad aspettare nel salotto. Quando accompagnò Stefanie alla porta, scambiandosi qualche bacio di saluto, Jeffrey si era subito sentito fulminare da milioni di saette e, quando era andato in salotto per raggiungere Carley, lei era già sparita. Andò in cucina e la trovò lì che si preparava il tè, fingendo di non averlo sentito. Era stata tutto il tempo scostante, taciturna... forse perché stava progettando il piano del giorno dopo. Infatti, il giorno seguente, che avrebbero dovuto vedersi sempre alle 18:00 per poi andare al cinema, era venuta con un largo anticipo di mezz'ora e aveva preteso di restare con lui e Stefanie, fino a quando non avrebbero finito di studiare e, giacché sua nonna quel giorno non c'era, dovette assecondare il suo desiderio. Ancora si ricordava gli sguardi intimidatori che aveva lanciato per tutto il resto della mezz'ora alla sua compagnia di studio, tanto che non fu più mezz'ora, ma la metà del tempo. Quando accompagnò alla porta Stefanie, si scusò del suo comportamento a dir poco minaccioso, ma ancora oggi temeva cosa potesse uscire fuori dal cilindro di Carley in preda alla gelosia più assurda... Perché, d'altronde, era assurda! Non era neanche il suo fidanzato, eppure si comportava come se lo fosse. Perché non si comportava così quando era anche sola con lui? Se ci teneva così tanto... Perché non era coerente? Almeno l'avrebbe giustificata, ma certo che non poteva stare ai suoi giochi e restare solo per volere di lei. Poi, trovava Clare affascinante... nonostante fosse nella stessa stanza e nello stesso tavolo con la donna che aveva più apprezzato in tutta la sua vita.
Gli piaceva come si spostava le ciocche di capelli scuri dietro le orecchie imbarazzata o come fronteggiava i dardi nemici lanciati da Carley. Forse era l'unica ragazza che era riuscita a resistere senza scappare dopo qualche minuto di scontro frontale e questo le dava tanto onore.
Poi, non sapeva proprio interpretare quelle rapide occhiate che gli scambiava di tanto in tanto. La guerra lo aveva allontanato da quei messaggi alquanto subliminali che l'amore tendeva a trasmettere. Sapeva che lei era presa da lui nella misura in cui il suo linguaggio del corpo, che lui aveva studiato e ristudiato, si esprimeva a suo favore.
- Quindi... Jeffrey!-, richiamò la sua attenzione Carley, cercando di rendere più visibile il suo petto prosperoso, comprimendolo tra le braccia.
- Come vi siete conosciuti voi due?-, sottolineò il "voi due" con occhi sgranati che avrebbero inquietato ogni generazione al mondo. Jeffrey cercò di rimanere impassibile a qualsiasi tentativo di farlo retrocedere nelle sue intenzioni.
- Siamo compagni di banco.-
- Ah, per giunta! Proprio amiconi! Vero, tesoro?-, cercò appoggio in Fabian che non sapeva neanche di cosa stessero parlando in quel momento, ma comunque annuì con la testa.
Jeffrey distolse lo sguardo. Cominciava a non poterne più di quell'atteggiamento, nonostante in qualche modo lo divertisse. Strinse un braccio attorno le spalle di Clare e lei non fece nulla per opporsi. Le piaceva, doveva ammetterlo, anche se non era mai riuscito a poter pensare che gli sarebbe piaciuta qualche altra ragazza all'infuori di Carley.
Le sue labbra erano carnose e rosee. Si chiese come sarebbe stato baciarle. Poi, era come se i suoi occhi nascondessero una tenerezza e una dolcezza interiore che non era tipica di chiunque.
La vide nuovamente sistemarsi i capelli dietro le orecchie, dopo che lo aveva già fatto non meno di un secondo prima. Il gesto lo fece sorridere e il suo sguardo si spostò sul suo morbido collo dalla pelle leggermente più pallida del normale. Cominciò a guardarla con un certo occhio di riguardo che forse neanche verso Carley era riuscito mai ad avere. Osservò attentamente il suo vestito lungo blu con lo spacco laterale lungo la coscia e la vide bella... di una bellezza vera e sincera che andava ben oltre quella estetica. Carley la mangiava con lo sguardo, stringendo un coltello come se da un momento all'altro potesse usarlo contro di lei.
- Sinceramente... Io ancora non ho fame e non vorrei che la libreria chiudesse... Oltre a dire che io e Clare ci sentiamo di troppo. Non vorremmo mica disturbare voi piccioncini!-, disse sarcasticamente Jeffrey, rivolgendosi a Carley con sguardo sardonico. Dopodiché si alzò, seguito da Clare che non vedeva proprio l'ora di fuggire.
- Ma non disturbate...!-, cercò di trattenerli Carley.
- Sh!-, le posò un dito sulle labbra.
- Non una parola di più.-, e detto questo si allontanò con Clare come se niente fosse mai accaduto.

La portò a casa sua e le chiese un centinaio di volte scusa per come si era comportata Carley con lei.
- Tranquillo... Va tutto bene... Non sono arrabbiata...-, la guardò dolcemente.
La vide esitare sul sedersi sopra il suo letto.
- Sei tra le prime che è riuscita a fronteggiarla. Complimenti.-, le disse per smorzare l'imbarazzo, mantenendo un tono costante e privo di emozioni.
- Dimmi la verità... Sei innamorato di lei, vero?-, Jeffrey non si aspettava una tale domanda diretta.
- Io... Non lo so... È questa la verità... Io non so più cosa provo per nessuno ed è snervante. Ho visto più volte la morte e non trovo più un senso all'amore o a tutto ciò che ad esso è circoscritto.-
- E allora che senso ha vivere se non si ama? Amare è il motivo per cui viviamo e non devi aver paura che la morte possa interromperlo, perché se è vero amore, non finirà con la morte...-, da quelle poche parole che gli aveva riferito la sua stima verso di lei era incrementata tantissimo. Non aveva mai provato a vederla sotto una luce diversa e adesso che ci provava l'apprezzava tantissimo.

 Non aveva mai provato a vederla sotto una luce diversa e adesso che ci provava l'apprezzava tantissimo

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Le prese la testa tra le mani e nel momento che la baciò, capì di non dover avere timore di amare. La spinse piano sul bordo del letto, inducendola a sdraiarsi. Si spogliarono piano, senza fretta di assaggiarsi a dovere. Si toccarono, scoprendosi ad ogni tocco audace o meno che fosse. Appena fecero parte l'uno dell'altro, si lasciarono travolgere dalle più intime passioni di cui non avevano mai prima di quell'istante potuto conoscerne l'esistenza. Si alternarono forti spinte a dolci accenni di movimento, intervallati da teneri baci inaspettati. Vennero entrambi nello stesso momento e dormirono abbracciati l'uno all'altro. Si risvegliarono nel cuore della notte e non soddisfatti pienamente di sé stessi, lo fecero di nuovo con una passione ancor più cocente di prima.

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