24. Cure premurose...

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Chiuse tutte le serrature della porta in cucina. Ancora stava tremando. Era rimasta impietrita a vedere Jeffrey combattere contro quegli omaccioni. Si sentiva pienamente in colpa di aver fatto poco e niente per almeno cercare di aiutarlo a difendersi, ma la paura aveva preso troppo possesso di lei.
- Ho chiuso tutto in cucina! Tu? Sei riuscito a bloccare la finestra?-, domandò al vuoto. Non le pervenne risposta. Cominciò leggermente a preoccuparsi. Andò verso il salone. Superò il divano, ma di Jeffrey non vi era alcuna traccia. Abbassò lo sguardo e lo vide, riverso sul pavimento con il sangue che gli sgorgava dal petto. A vederlo così quasi le vennero le lacrime agli occhi dalla disperazione, ma doveva essere forte. Doveva almeno ripagarlo per aver rischiato così tanto la vita per lei con quei russi. Lo prese e lo stese sul divano a fatica. Gli aprì la camicia, sbottonandola freneticamente. Il petto era tutto sporco di sangue. Doveva pulirlo e in qualche modo bloccare la fuoriuscita di sangue. Andò a prendere il suo kit di pronto soccorso e una bacinella d'acqua velocemente. Si sedette sulle sue gambe e gli passò una pezza imbevuta sul petto. Cominciò a pulirgli i pettorali e al tocco le venne una gran voglia di trovarselo così sul suo letto. Aveva un corpo ineccepibile e ogni volta che lo vedeva o lo toccava, non poteva riuscire a smettere di sbavare.
Quanto si era preoccupata... Quanto era ancora preoccupata!
- Ti prego, Jeffrey... Resta con me...-, sussurrò, soffocando le lacrime.
Notò solo in quel momento la ferita sul braccio. La pulì, prese una benda e la fasciò con delicatezza. Mentre lo faceva, vide altre ferite, ma già cicatrizzate da diverso tempo. Come se l'era procurate? Bagnò ancora la pezza e la passò sul petto di Jeffrey con tanta parsimonia. Altre cicatrici vennero fuori in posti in cui lei non aveva mai notato nulla di simile.
Scoprì anche che avesse un tatuaggio di una scritta in russo piccola sulla scapola sinistra ed un altro sulla parte superiore all'avambraccio di una sorta di doppia piuma. Che cosa volevano significare? Il sangue gli era colato anche sugli addominali. Gli passò la pezza imbevuta... Cavolo quanto era bello, si disse, vedendolo nel complesso. Prese la benda e con fatica gliela attorcigliò a partire dalla schiena per poi continuare nel petto. Scostandolo per bendarlo dietro, non poté non notare che anche lì vi fossero delle cicatrici che si alternavano tra corte ed estese, oltre che un altro tatuaggio dall'origine sicuramente straniera che rappresentava una freccia appoggiata ad un'ancora.
Il bello era pensare che era sempre stato contrario ai tatuaggi, almeno fino a quando lo aveva conosciuto. Si ricordava che aveva leggermente sfuriato quando gli aveva fatto vedere il suo piccolo tatuaggio di una farfalla sul proprio fianco sinistro. E quante storie le aveva detto! Il cancro di là e la dignità di qua, il fatto che restava bellissima anche senza certe cavolate... Sorrise e gli accarezzò il viso... Non lo faceva da una vita e le era mancato farlo. Portò la sua camicia a lavare. La buttò dentro la lavatrice. Tornò nel salotto e lo sentì respirare forte. Corse da lui e lo vide agitarsi nel sonno. Si accovacciò nuovamente sulle sue gambe e gli strinse una mano, passandogli con l'altra la pezza umida sulla fronte.
- Jeffrey... Sono qui, non temere... Ci sono io...-, gli mormorò e lui, come se avesse sentito, alle parole si svegliò di soprassalto.

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