40. Matrimonio di sviste...

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Continuava a chiedersi dove fosse Jeffrey. Sì, proprio lì, seduta accanto al suo futuro marito davanti la signora Mary. Non riusciva a pensare ad altro.
- Suo nipote?-, voleva vederlo. Vedere di nuovo il suo viso, i suoi occhi struggenti, i suoi capelli scompigliati. Voleva sentire la sua voce calda, rotta. Voleva percepire le sue spalle tese, il suo portamento rigido accanto a sé.
- Mio nipote? Ah! Sì... Forse è andato a fare la spesa... Sempre stato un bravo ragazzo...-, tentava di spiegarsi la signora Mary con frasi scaglionate, ma non era quello che Carley voleva sentirsi dire.
Fabian nel frattempo si stava strafogando di patatine e aperol spritz, che la signora Mary aveva portato ad accoglierli a mo' di aperitivo improvvisato.
- Quando pensa che verrà?-, il tono era impaziente.
- Cara... Purtroppo non lo so... È da mesi che non riesco più a capire niente di lui... È triste, pensieroso... Non lo vedevo così dalla morte di mio marito...-, la signora trattenne un singhiozzo. Carley le strinse la mano con compassione. La stessa compassione che aveva provato con suo padre quando le era morta la madre.
Si ricordava ancora cosa successe quando ne parlò a Jeffrey. Ricordava ancora il suo sguardo perso nel vuoto, il suo silenzio metodico. Era rimasto immerso nei suoi pensieri per molto, poi l'aveva abbracciata senza preavviso.
- Anch'io ho perso delle persone...-, furono queste le sue parole. Forse fu l'unica volta in cui vide Jeffrey fare qualcosa di spontaneo, senza pensarci due volte, senza pensare alle conseguenze delle proprie azioni. Eppure non aveva saputo confortarla, perché nessuno aveva confortato lui alla morte dei suoi genitori.
Si ricordava ancora che non le aveva rivelato niente dell'accaduto. Non voleva che lo vedesse debole.
- Cazzo, tesoro! Esci sto invito!-, sbottò Fabian tra una patatina e l'altra.
Uscì una lettera imbarazzata e la porse a Mary.
- Oh, ma finalmente! Era ora!-, stranamente questa risultava essere la risposta di tutti gli invitati. Era meglio di un disco rotto. Nessuno si aspettava che Fabian potesse mai sposarsi dopo i suoi lunghi passati da scapolo. Tutti si sorprendevano, con quella luce negli occhi del tipo che nessuno lo avrebbe mai detto. Nessuno ci avrebbe mai scommesso. Come se Fabian stesse andando proprio contro la sua natura o come se fosse tutto un trucco da illusionisti ben camuffati. Sì, proprio quando spostano appositamente la tua attenzione su altro, per nascondere tutto il vero procedimento.
- Va bene, zia! Ora abbiamo altri inviti da distribuire in giro! Avvisa anche Jeffrey. Ci vediamo!-, nel momento in cui Fabian voleva abilmente svignarsela, si sentì il rumore di un chiavistello aprirsi.
- Nonna, ti ho comprato le uova e l'acqua.-
Jeffrey entrò nella stanza. Trattenne il respiro. Serrò la mascella vedendo Fabian. Strinse il pugno. Diede solo un'occhiata alla lettera, ancora sigillata, e bastò solo quella per fargli intendere tutto. Spostò lo sguardo verso di lei per trasmetterle tutta la sua delusione. Poi uscì dalla stanza nel più assoluto silenzio. Fu rapido come un sospiro.
Avrebbe voluto correre da lui, affondare tra le sue braccia, baciarlo, ma sentiva che ormai non era giusto farlo.

E fu questa l'ultima volta che lo vide. Non riuscì ad incrociarlo neanche dopo quell'avventato "sì" al suo matrimonio. Eppure molti le dissero che si era presentato, che era bellissimo... In giacca e cravatta, sorridente, disinvolto, ma allo stesso tempo irrimediabilmente distaccato dal contesto.

Ingenuamente aveva sperato fino all'ultimo che sarebbe entrato nella stanza in cui si stava preparando, che l'avrebbe rassicurata, che l'avrebbe presa in braccio e sarebbero fuggiti assieme, lasciando tutti gli invitati interrogarsi sul perché e i...

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Ingenuamente aveva sperato fino all'ultimo che sarebbe entrato nella stanza in cui si stava preparando, che l'avrebbe rassicurata, che l'avrebbe presa in braccio e sarebbero fuggiti assieme, lasciando tutti gli invitati interrogarsi sul perché e il per come la sposa non stesse percorrendo la navata accompagnata dal padre. Sì, sembrava una di quelle telenovela che erano solite guardarsi la signora Mary e sua suocera, ma sapeva perfettamente che non sarebbe accaduto. Jeffrey era così. Non approvava, ma accettava apparentemente impassibile le sue scelte, poi spariva perché si rendeva conto che non poteva sopportare il dolore di perderla.

- Ah, ah! Quanto sono simpatici i miei amici, eh?!-, la scosse Fabian, riferendosi a un gruppetto di brutti ceffi barbuti

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- Ah, ah! Quanto sono simpatici i miei amici, eh?!-, la scosse Fabian, riferendosi a un gruppetto di brutti ceffi barbuti.
- Allora... Quando andiamo a casa, facciamo un bel figlio?!-, il tono di Fabian era lo stesso di quando chiedeva a suo padre di andare a comprare le uova. In un modo così ironico, come se sui figli ci fosse da scherzare. Erano ciò che riempiva di gioia la vita... Non certo qualcosa da prendere alla leggera. Pensò che Fabian facesse così perché era felice.
- Vado a fare un giro tra i tavoli...-, aveva bisogno di stare da sola. Aveva sempre creduto che dopo il matrimonio si sarebbe sentita meglio, più gioiosa, eppure si sentiva allo stesso modo... Forse più serrata, quasi a farla soffocare.
Camminò sul prato, andando verso una zona più rientrata... Guardò il suo vestito candido da sposa, quello appartenuto alla madre, con Jeffrey ancora in testa... Poi alzò lo sguardo e fu certa di averlo visto... Averlo visto salutare indietro i suoi parenti e andarsene... andarsene per sempre dalla sua infelice vita...

 andarsene per sempre dalla sua infelice vita

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