Nessuno sarebbe venuto a difenderlo. Tutti erano contro di lui. Tutti lo avevano etichettato come un assassino, come chi non presenteresti mai a tuo figlio o tua figlia. Un cattivo soggetto per capire bene. Si voltò, ma alle sue spalle non c'era alcun viso amico. Tutti non vedevano l'ora che lui scontasse la pena inflitta.
Si ricordava che in guerra i cattivi soggetti venivano subito abbattuti. Poteva essere chiunque... Un bambino, una donna, un innocente... ma se veniva definito come "cattivo soggetto", non c'era alcun modo di evitare il suo destino.
Una volta, durante una missione notturna, gli era stato ordinato di uccidere un cattivo soggetto, un bambino... Lo aveva mancato appositamente e si era anche fatto prendere in giro dai caporali, oltre che dai soldati astiosi.
Si chiedeva che senso avesse avuto mancare quel bambino, se poi si ritrovava nella stessa situazione in cui si sarebbe trovato se lo avesse colpito. Congiunse le mani sul tavolo, come in preghiera, e silenziosamente chiese che venisse fatta la volontà di Dio. Se fosse morto, almeno avrebbe rivisto suo nonno.
Improvvisamente si aprirono le porte ai lati dello scranno ed entrarono in aula diversi individui in toga nera che andarono a disporsi lungo i loro posti, contrassegnati dai loro rispettivi nomi e cognomi. Infine, fece il suo ingresso una donna, che di profilo Jeffrey poteva assicurare di conoscerla, ma non la riconobbe completamente fino a quando non la vide frontalmente e lesse il suo nome sul cartellino corrispondente al posto del giudice.
Clare??? Sbarrò gli occhi. Poteva ufficialmente dichiararsi morto. Non lo degnò di uno sguardo, perché era intenta a leggere il resoconto del caso.
- Allora, iniziamo il processo riguardante Patricia Patterson...-, ah, allora era questo il nome di chi avrebbe presumibilmente ucciso! Solo ora veniva a saperlo.
- L'imputato...-, quando lesse il nome si fermò e guardò Jeffrey per essere sicura che tutto ciò fosse reale.
- ... Jeffrey Shaw...-, cercò di leggere senza sembrare sorpresa, ma non ci riuscì.
- Signor... Shaw, ehm... Il suo avvocato difensore?-, Jeffrey cercò istantaneamente una scusa e stava iniziando a formularla in modo adeguato, quando una voce squillante si pronunciò in fondo alla sala.
- Eccomi qua! Scusate per l'imperdonabile ritardo, ma purtroppo non riuscivo a mettere in moto la macchina stamattina!-, Jeffrey si voltò e con piacevole sorpresa scoprì che la voce d'angelo salvatore apparteneva a Carley. La vide dirigersi verso di lui con passo deciso e temerario. Avanzava ancheggiandosi, forse per trarne più consensi alla sua causa già altamente disperata, con una giacchettina sagomata sul colore metallo fuso e una camicetta bianca sbottonata leggermente per rendersi ancora più sexy di quanto non fosse già al naturale. I capelli sciolti e ricchi di boccoli le conferivano delle caratteristiche subliminali da leonessa selvaggia, pronta all'attacco e indomabile. Si attirò su di sé tutti gli sguardi degli spettatori e qualcuno di essi non poté risparmiarsi certi commenti come: "Porca la miseria, che bonaaa!". Gli rivolse uno sguardo provocante che sarebbe dovuto rientrare nel Guinness dei primati di quanto fosse ineguagliabile. Le accennò un sorriso complice.
- Grazie per essere venuta.-, le sussurrò compiaciuto di vederla, come del resto tutta la sala, tranne a quanto parve il giudice. Sentì la sua mano sulla propria, come a dirgli: "Tranquillo, ci sono io...". La vide rivolgere lo sguardo verso il giudice e cominciare leggermente ad impuntarlo, scoprendo che corrispondeva alla ragazza di cui aveva dimostrato una gelosia letteralmente paurosa.
- Potrebbe concedermi qualche minuto con il mio cliente? Non abbiamo avuto modo di consultarci prima...-, Clare si arrese alla richiesta con un cenno della mano falsamente disinvolto.
Carley prese cautamente per il braccio Jeffrey e lo portò in una stanzetta a parte, chiudendosi la porta alle spalle. Quanto gli piaceva vederla così determinata.
- Scusami... Mi fido di te... Sono stata stupida...-, riassunse i ragionamenti di tutta una notte insonne.
- Tranquilla. Non c'è bisogno che ti spieghi.-, la rassicurò con voce dolce e calma.
- Quindi... Sarò il tuo avvocato e ti prego di assecondare ogni mia richiesta...-, gli sembrò ovvio che lo avrebbe fatto. Le sorrise nel modo migliore che conoscesse e annuì leggermente.
- Dai, già il fatto che il giudice sia la tua amichetta mi rende speranzosa più di prima!-, esclamò alzando gli zigomi dalla contentezza. Jeffrey rimase con le spalle tese. Non era così entusiasmante dato che la sua "amichetta" lo odiava per l'evidente motivo che si trovava di fronte.
- Io non mi affiderei a questo. Non siamo più in così buoni rapporti.-, cercò di farla sembrare una cosa da niente.
- Come? Perché no? Sembravate così... affiatati la scorsa sera...!-, gli diede le spalle per nascondere un sorriso a 32 denti che non vedeva l'ora di avere.
- Piccoli fraintendimenti.-
- Va bene! Ne faremo a meno!-, esclamò fiduciosa, senza aspettare neanche la sua risposta.
- Ok... Quindi! Per prima cosa, dov'eri l'altro ieri notte tra le 23:00 e l'1:00?-, sperò che non gli stesse ponendo veramente quella domanda. Non poteva risponderle. Non poteva dirle dov'era andato e soprattutto cosa era andato a fare. Avrebbe dovuto rivelarle ciò che aveva in mente per lei.
- Io... non posso dirtelo.-, sembrò sgradevolmente sorpresa.
- Scusami... Cosa cazzo vuol dire che non puoi dirmelo? Preferisci restare in galera?!-, sentì che se l'era presa sul personale, come se stesse sputando su gli sforzi da lei attuati per essere lì, il che non era affatto veritiero. D'altro canto, non poteva comunque dirle niente.
- Non è come pensi.-, le prese rigidamente le mani e si sforzò di guardarla negli occhi in modo di convincerla.
- Sono veramente contento che ti fidi di me e non saprò mai come ringraziarti per il fatto che tu sia qui per me. Non fraintendermi, non posso comunque dirti niente su l'altro ieri.-, sentì che l'aveva resa importante e l'effetto fu quello desiderato. Gli sorrise leggermente, nonostante la curiosità continuasse ad anelare nella sua testa.
- Ma... è importante che lo sappia... Ti può fare uscire di galera subito... Senza troppi sconvolgimenti...-, non volle proporle una bugia, ma fu lei ad anticiparlo.
- Hey! Potrei dire che eri da me... D'altronde anche mio padre testimonierebbe, già sapeva che tu non potevi essere stato, quando ha visto il telegiornale...-, gli rivolse uno sguardo premuroso. Tentò di ignorare il fatto che tutta questa storia fosse finita sui giornali e che quindi la sua reputazione era abbastanza stata seppellita nel fango più marcio.
- Ti ringrazio. Veramente.-, si schiarì la voce diventata improvvisamente roca e rilassò leggermente le spalle. Si rendeva conto che doveva tutto a questa ragazza. Lo aveva salvato più volte dal baratro e ogni volta sembrava che non si stancasse mai quanto dovesse. Gli andò incontro e lo abbracciò senza mezzi termini.
- Come stai?-
- Ora che ci sei sto meglio.-, sentì un fuoco attraversare i loro corpi, come se avesse bisogno di sfogarsi in un bacio, ma non prese alcuna iniziativa.
- Non metterti più nei guai, per favore...-, la sentì sinceramente preoccupata per lui. Avrebbe voluto veramente gridarglielo. È stato Fabian! Lui ha causato questo casino. Ma non doveva farlo.
- L'unica cosa illegale che vorrei mai fare sei solo tu.-, le parole gli uscirono di bocca inconsapevolmente. Si morse un labbro per come aveva perso il controllo di sé in modo così inopportuno. Cosa gli era saltato in mente?! Vide gli occhi di lei brillare, come se quella frase fosse uscita da un romanzo rosa in un momento inaspettato. Si protese verso di lui, tirandolo per la giacca. I loro nasi si sfiorarono. Sentì il suo respiro caldo e ritmico ustionargli la pelle. Vide le sue labbra avvicinarsi sempre più...
- Scusate, possiamo entrare in aula?!-, la voce di Clare l'allontanò come se qualcuno la tirasse dall'altro capo della stanza. Jeffrey si passò una mano tra i capelli, irrigidendosi nuovamente.
- Sì! Arriviamo!-, esclamò Carley con tono indifferente e prima di uscire dalla stanza, gli rivolse uno sguardo misto tra tenerezza e passione che quasi lo lasciò piantato al pavimento.
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Il corso della fenice...
ChickLitIl soldato Jeffrey di ritorno da delle missioni militari viene scosso nella notte dalla richiesta d'aiuto gridata da sua zia Noelle, risiedente nella casa accanto alla propria con il marito Mark e il figlio Fabian, al momento in Irlanda per conclude...