6. Desideri incontrastabili...

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10 minuti prima...

Si stava proprio stancando di quell'assillante routine. Alle 7:45 usciva di casa, percorreva la solita strada per andare a lavoro, arrivava alle 8:13, firmava l'entrata, per circa una mezz'oretta scriveva al computer le funzioni dei farmaci o delle prescrizioni in inglese, poi si alzava dalla sedia girevole, si dipingeva un sorriso sulla faccia e accoglieva chiunque avesse bisogno di aiuto per trovare i medicinali adeguati. Alle 18:00 firmava l'uscita, percorreva la solita strada e alle 18:28 arrivava a casa di Fabian. Anche il week-end era diventato snervante. Perché le era venuto in mente di regalare quella cagna?! Ora aveva bisogno di tutte le cure necessarie e giustamente il suo fidanzato non poteva occuparsene da solo.
Guardò il display del cellulare leggermente irritata per la sua vita altamente noiosa. Fabian guidava la sua macchina, fregandosene delle migliaia di buche sul tragitto. Non le aveva neanche chiesto come stava. Era una richiesta legittima, pensò. Eppure di richieste legittime non ne sentiva da anni. Pensava anche che fosse normale parlare tra fidanzati, invece che convivere costantemente con un silenzio imbarazzante.
Si guardò le unghie. Se le era fatte l'altro giorno, ma lui non se ne era neanche accorto. Quanto odiava non sentirsi apprezzata. Quanto odiava che il suo cavolo di perfetto fidanzato non notasse certi particolari su cui lei lavorava molto.
Entrò su Whatsapp. Nessun messaggio. Certo, la sua vita sociale era andata a farsi fregare dopo il lavoro e le "pretese" del suo fidanzato.
Entrò nella chat di Jeffrey. Era da quando lo aveva visto l'ultima volta che controllava periodicamente il suo ultimo accesso. Ma poi si chiedeva il perché della sua foto profilo... Una ragazza e un ragazzo in tuta da basket che si baciavano, coprendosi i volti da un pallone. Temeva fosse lui il ragazzo della foto. Ma dai, non era possibile... No, ma non ci sarebbe alcuna possibilità... O sì? E se avesse trovato una fidanzata perfetta? Magari più perfetta di lei? Non poteva pensarci... Lui apparteneva a lei e a nessun'altra... Aveva rilasciato il suo marchio di fabbrica sulle sue labbra, sul suo corpo... Lo aveva baciato prima di tutte lei, gli aveva fatto avere certe reazioni lei, non altre... Ma dai, scherziamo? Poi, era troppo improbabile... Lui non poteva amare nessuna a parte lei... Era come dire che Dante, alla morte di Beatrice, avesse amato la Laura di Petrarca. Un mondo talmente parallelo da essere inesistente.
Avrebbe voluto chiederglielo, ma sarebbe stata troppo esposta... Ci sarebbe arrivata in altri modi... Magari lo avrebbe sedotto e poi se lo sarebbe fatta dire... Doveva rifletterci...
Le passò per la mente l'immagine di lui che si accostava al collo di qualcun'altra.... che cominciava a baciarla, ad avvinghiarla a sé... a spogliarla, a fare l'amore... ad amarla veramente e in modo dolce come era nella sua natura.
- Accostati!-, esclamò a quel punto, facendo frenare sul posto Fabian.
- Scendi e guido io! Guidi come una checca!-
- Hey, tu calmina. Non mi mancare di rispetto, perché se no sai come ti finisce.-, la minacciò lui, mettendole una mano al collo. Dopodiché scese dall'auto, si scambiarono di posto e non proferirono parola fino all'arrivo.

Fabian scese, sbattendo dietro di sé la portiera. Lo sentì sbraitare contro la sorella e in silenzio le chiese scusa per aver provocato la sua furia omicida contro chi era ignara da qualsiasi cosa.
Poi sentì una voce... una voce abbastanza calda e rassicurante che le sembrò quella di Jeffrey, ma non trovò spiegazione al perché sarebbe dovuto essere lì. Pensò che la mente le stava giocando un paio di scherzi. Abbassò il finestrino per fare entrare un po' di aria. Si mise comoda, appoggiando la testa sul braccio piegato al finestrino e cominciò a perdersi nel sogno che tutto si sarebbe risolto. Dopo un po', tornò Fabian, portando Moonly in condizioni inaccettabili, ma non voleva contraddirlo. Appena aprì lo sportello, si accorse che stava dimenticando il guinzaglio, perciò sbatté nuovamente la portiera e tornò indietro.
Socchiuse gli occhi... Voleva solo avere una vita piacevole, un fidanzato normale e sapere che Jeffrey stesse bene.
Come in risposta al suo pensiero, Jeffrey uscì fuori dal cancello con una canotta bianca tutta sudata e un giubbotto di pelle nera che gli stava da Dio. Sgranò gli occhi istantaneamente. Sperò non fosse l'ennesimo e indelicato giochetto della sua mente... Era proprio lui, che veniva verso di lei deciso ad ogni passò con un leggero ancheggio che lo rendeva troppo sexy. Accennò un sorriso e la salutò con la mano. Sorrise anche lei stropicciandosi un occhio. Lo guardò ancora, anche perché non riusciva proprio a distogliere lo sguardo... soprattutto da quegli addominali altamente visibili e invitanti... Per non parlare dei pettorali impressionanti... Si morse un labbro per quanto avrebbe voluto assaggiarlo in quel momento. Cercò di essere disinvolta, perciò si stravaccò su tutto il sedile, attendendo che da un momento all'altro fosse lì accanto a lei.
- Ciao Jef!-
- Ciao Carley...-, doveva ammettere che amava la sua voce, come amava quel suo corpo, quel suo essere... essere così speciale per lei come mai nessun altro. Adesso, vedendolo lì, così vicino eppure così lontano era come se fosse la risposta ad ogni suo desiderio...

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