PANICO

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POV ASHLEY

Okay. Calma.

Respira.

Non è un appuntamento.

E' solo un'imboscata.

Niente tacchi o rossetto e vagonate di profumo.

E magari neanche la gonna un po' troppo corta che ho comprato ai saldi di Benetton.

Non è un appuntamento.

Comunque non ha importanza. Tra meno di due ore lo vedrò. Il fatto che con tutta probabilità sarà circondato da due biondine niente male – come le ha definite lui- è un fatto a cui per il momento non voglio pensare.

Non ho intenzione di preoccuparmi prima del tempo. Anche perché l'ho fatto per tutto il giorno e non è che sia servito a qualcosa. Tranne che a farmi venire il mal di testa. E anche un po' di mal di stomaco. Ma quello forse è dovuto al secondo pacchetto di patatine che mi sono mangiata.

Vabhé... ad ogni modo non devo pensarci.

E' solo che... Dio, che sto facendo?

Cosa farò?

Non è che posso presentarmi in quel bar e dire: "Tho, guarda, anche lei qua professore? E le due stronze chi sono?

E se poi dovesse avvenire un altro terremoto? Mi lascerei sfuggire sicuramente che il dott. Lucas ha architettato tutto quanto.

Già lo so.

"Lo stai facendo di nuovo", borbotta Kate, sfogliando svogliata una rivista di gossip.

"Facendo cosa?".

"Parli ad alta voce senza accorgertene. Lo fai sempre quando sei sotto pressione".

"Credi che non lo sappia? Secondo te perché mi ritrovo in questa situazione? Se non ci fosse stato quel terremoto, a quest'ora non sarei così stressata. E di certo non avrei un'infezione la nelle parti basse".

"Davvero ti ha chiesto che sapone usi?".

Annuisco e lei scoppia a ridere.

"Certo che tu sai proprio coltivare delle belle amicizie", mi prende in giro.

La guardo male anche se so benissimo che ha ragione. Ma sono comunque arrabbiata con lei. E' stata lei a farmi mangiare il secondo pacchetto di patatine. Mi massaggio lo stomaco e riprendo ad applicare il mascara. Quando l'ho ho comprato, sulla confezione avevo letto chiaramente la parola "black" ma se ora guardo il pennellino sembra "brown".

Sono stata truffata. Un po' come con David.

Ero davvero convinta fosse un bravo ragazzo. Uno di quelli che se fossero vissuti in un'altra epoca avrebbero senz'altro avuto un cavallo bianco e un castello pieno di bambini che corrono e giocano a nascondino tra le lenzuola stese sopra i fili nei cortili.

Solo che David non ha un cavallo bianco. E nemmeno uno marrone se è per quello.

Niente castello.

Niente bambini che corrono.

Niente cavalli.

Nessun principe. Solo un professore che a stento mi considera umana e che sbava dietro a due biondine niente male.

Non ho niente, nemmeno un mascara nero.

E io sono innamorata di lui. Di David intendo.

Kate getta la rivista a terra e si avvicina allo specchio. "Io, adesso, le lascerei stare quelle ciglia".

DENTRO GLI OCCHI DI CHI VEDE#wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora