11

5.1K 325 57
                                    

Chi di voi mi segue sa che ho scritto Se ti prendo sarai mia. Al momento lo sto correggendo e stanotte partirò per la Scozia e l'Irlanda in modo da comprendere a fondo la cultura e gli usi antichi del luogo epoter quindi revisionare tutto il testo.

Perciò purtroppo non avrò tempo di aggiornare quest'altro libro fino a venerdì prossimo. Allego un capitolo che è un pò cortino e magari neanche chissà quanto bello. Ma ho davvero poco tempo.

Un bacio. Alla prossima settimana. Grazie per avermi seguita.

POV ASHLEY

Salgo le scale reggendomi al corrimano per non inciampare nei miei stessi piedi e mi incammino lungo il corridoio pieno di gente, un passo dopo l'altro, una studentessa fra le tante che sta cercando la propria aula.

Solo che io sono diversa da loro. Io sto andando da un uomo a chiedergli come si infila un vibratore nel didietro di una ragazza.

Respiro con affanno, mi gira la testa. Mi sento soffocare.

Una volta ho visto un film intitolato Il miglio verde in cui dei poliziotti scortavano un detenuto nel braccio della morte urlando Uomo morto che cammina, uomo morto che cammina! Ora so cosa provava quel detenuto.

Non guarderò mai più film del genere. Ma più.

Mi sento allo stesso modo mentre faccio slalom tra gli altri studenti. I loro sguardi schivi sono come un rullo di tamburo dentro la mia testa e sembrano darmi per spacciata.

Mi fermo davanti alla segreteria e controllo il calendario delle lezioni affisso in bacheca:

Lucas...

Lucas...

Eccolo!

Presta servizio anche il venerdì dalle undici di mattina, ma solo su appuntamento. Aula 7 al primo piano. Cosa faccio? Lo chiamo o mi presento senza appuntamento?

Non posso telefonargli e dirgli: "Scusi, ha posto per me tra un minuto e mezzo?".

"Tutto bene?", mi domanda la bidella.

Non oso guardarla in faccia. Ho paura che mi si legga in fronte ciò che sto per fare.

"Benissimo, grazie", rispondo e in fretta faccio dietrofront.

Mi fermo davanti alla porta accostata dell'aula 7 e busso piano.

"Avanti".

Apro con cautela e sbircio dentro. Il mio ginecologo è seduto alla cattedra con un foglio in mano, sorseggiando dell'acqua direttamente da una bottiglia di plastica.

"Salve", saluto, cercando di mantenere un po' di contegno. Ho il volto in fiamme e sono più che certa di avere l'aria di una che sta per vomitare.

Cosa vera tra l'altro. Deglutisco rumorosamente e la nausea passa un po'.

"Un secondo solo", mi saluta distratto, lasciando scorrere gli occhi sul foglio.

Quindi lo posiziona in una cartelletta gialla e solleva la testa verso di me, trascinando la sua massa scompigliata di capelli. Senza camice è quasi irriconoscibile.

"Ashley?", domanda, corrugando la fronte.

Abbozzo timida. "Proprio io".

"Se è per il risultato delle analisi, la mia segretaria le ha spedite al tuo indirizzo di casa proprio stamattina".

Sto per dire: Oh. Perfetto. Grazie. Arrivederci.

Ma non posso farlo. Questo è il peggiore degli incubi. E' ancora peggio di quando sono andata allo zoo e ho lanciato una gomma da masticare al cammello e gli è rimasta incastrata ai denti. La guardia si è arrabbiata così tanto che i miei genitori non mi hanno più portata a far visita agli animali.

DENTRO GLI OCCHI DI CHI VEDE#wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora