FRAINTENDIMENTI

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POV DAVID

Sciacquo il rasoio nel lavandino e avvicino il volto allo specchio per vedere se ho tralasciato qualche pelo di barba sul mento quando sento suonare il campanello.

Sbuffando mi getto un asciugamano attorno al collo e vado ad aprire.

"Non ci credo!", sbotto, sgranando gli occhi.

"Spostati e fammi entrare. Quando chiudi la porta ricordati di chiudere anche la tua bocca. Potresti metterti a sbavare come un cane".

Fisso il vortice in calzettoni bianchi e gonnellina abbinata che mi spinge di lato per passare, senza riuscire a reprimere un sorriso.

Eccola!

Dio, quanto mi è mancata. Dio, quanto è bella.

Do un calcio alla porta per richiuderla e con due grandi falcate l'acciuffo per i fianchi, sollevandola da terra. E' leggera come una bimbetta di dodici anni ed è facile farla volteggiare come l'angelo che è.

La gonna le sia apre a palloncino, rivelando due ginocchia tornite e sormontate da un paio di cosce che dovrebbero restare nascoste.

La riposo a terra e la stringo in un abbraccio. "Non ci credo che sei qui. Non ci credo... non ci credo... oh, che bello".

Lei mi sorride, mettendosi sulle punte dei piedi per baciarmi la guancia. Quindi si volta, come se si fosse ricordata qualcosa di punto in bianco, e si guarda attorno.

"Non vedo tracce di incendi o di allagamenti", constata critica, passando in rassegna il salotto e la cucina. Si ferma davanti al lavello e fa una smorfia. "Lo sai che i piatti, dopo essere stati usati, andrebbero lavati?".

Mi fingo sorpreso. "Sul serio?".

Mi da uno scappellotto sull'asciugamano che mi sta scivolando da collo. "Come stai?".

"Adesso che sei qui sto a meraviglia".

La vedo aprire l'anta del frigo. Ci sbircia dentro e poi la richiude. "Dovresti fare la spesa".

La ignoro. "E tu come stai?".

"Un po' stanca e ad essere sinceri vorrei tanto, ma proprio tanto, una birra".

"Stavo giusto uscendo con Lucas. Ovviamente tu vieni con me, a meno che non sei troppo stanca".

"Vengo volentieri".

La squadro. "Vestita così?".

"Che ho che non va?".

"La gonna...".

"Che ha che non va?".

"E' una gonna".

Lei sbatte le ciglia, lentamente. "Sì, me ne sono accorta".

"Vorrei evitare che se ne accorgessero anche tutti gli uomini presenti nel locale".

"Quanto sei palloso. Dai, vestiti. Ho bisogno sul serio di una birra".

"Una coca cola semmai".

"Ancora qui sei?", ruota gli occhi. "Vattene... sciò!".

Mi spinge di nuovo in salotto e poi si blocca, guardandosi attorno. "Dov'è la tua stanza?".

"Laggiù", indico una porta socchiusa.

"Non c'è la possibilità di incontrare spermatozoi vaganti o reggiseni dimenticati, vero?".

"No", rido. "Ci metto un secondo".

"E pettinati, che così sei ridicolo".

"Sono già pettinato".

DENTRO GLI OCCHI DI CHI VEDE#wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora