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POV'S DAVID

"Di tutte le serate di merda e di stramerda che ho passato in questo ultimo mese, questa è la più merdosa di tutte", ansimo, scaraventando a terra l'ennesimo scatolone.

"Ma di cosa ti lamenti? Almeno abbiamo la birra", Lucas lascia cadere uno scatolone sopra quello che ho appena trasportato all'interno della mia nuova casa.

"Manca una cosa fondamentale però".

"Le donne", cerca di leggermi nel pensiero. "Ma se stiamo tutto il tempo a scopare, va a finire che il tuo trasloco non lo finiamo più".

Prendo una sigaretta dal pacchetto e picchietto il filtro sul palmo della mano prima di infilarmela in bocca. Mi piace tenerla spenta tra le labbra, senza che il fumo acre si infili nelle narici e mi pizzichi gli occhi. Più tardi, quando finalmente porterò all'interno il trentesimo e ultimo scatolone, l'accenderò. La considero un premio meritato dopo tanta fatica.

"Intendevo l'accendino, cazzaro".

"Quella cosa ti ucciderà!". Con uno scatto della mano, Lucas mi ruba la sigaretta dalla bocca e se l'accende in fretta.

Gli lancio un'occhiataccia. "Dove li hai trovati i fiammiferi?".

"Quello dobbiamo portarlo dentro?", mi ignora, fermandosi davanti al tappeto persiano che in un vano tentativo di infilarlo nel baule del pickup ha assunto una forma strana.

Alla fine comunque c'è stato quasi completamente.

"Non che nutra un amore viscerale per i tappeti, ma essendo un regalo di mia madre devo assicurarmi che resti integro almeno fino alla sua prima visita".

"Ho capito, ma dobbiamo portarlo dentro?".

Gli giro attorno, fermandomi alla sua destra con le mani posizionate sui fianchi. Sembriamo due imbecilli che stanno fissando un pickup.

"Credo di sì. Cosa vuoi che ne sappia di tappeti?", mi lamento.

"Ci sono i tappeti per interni e quelli per esterni, intelligentone".

Per qualche secondo restiamo in silenzio. Gli sguardi fissi sul retro del furgone. Una macchina prende in pieno una pozzanghera vicina al mio nuovo vialetto e io faccio un balzo di lato per evitare gli spruzzi. Infine guardo Lucas, arrivando ad una conclusione.

"Lo mettiamo in veranda?", propongo.

"Direi che è un'ottima idea".

"Grazie per avermi salvato la vita, Lucas", borbotto, correndogli dietro per sollevare il tappeto da terra prima che si sfilacci tutto.

"E per cosa?".

"Hai messo a disposizione il tuo pickup e mi hai aiutato col resto del trasloco".

"Capirai. Quando due settimane fa mi hai telefonato per dirmi che ti saresti trasferito proprio qui, eri così spaventato che sembravi una femminuccia al suo primo ciclo mestruale".

Lui mi ha preceduto qualche mese prima, trasferendosi in un quartiere qua a Colorado springs a dieci minuti di macchina da dove vivo ora per poter lavorare nella clinica privata di suo nonno. L'assurdità della situazione è che, per quanto noi due scegliamo in continuazione percorsi diversi, finiamo sempre col calpestarci i piedi sulla stessa strada.

"Non ero spaventato", mi indigno.

"Strillavi come una verginella".

"Che ne sai di come strillano le verginelle?".

La sua risata bassa e baritonale mi fa ruotare gli occhi. Malgrado l'umore nero e la stanchezza mi ritrovo a stringere le labbra per non ridere. Qualche mese fa, in occasione di una serata poker a casa di vecchi amici abbiamo finito col confessarci il numero di ragazze che hanno arricchito la nostra collezione di scalpi e conquiste. Il racconto di Lucas era stato a dir poco ricco di dettagli cui avremmo volentieri fatto a meno, impreziosito da un numero di ragazze che, sapeva solo lui come, erano riuscite in qualche modo a lasciarsi convincere circa una storia ambigua sul sesso e la sua terapeutica funzione ormonale. Ad essere sinceri non ho ancora ben chiaro su che basi Lucas abbia costruito quella balla colossale, ma la cosa assurda è che le sue ragazze ci sono cascate. E a giudicare dai suoi successi continuano a cascarci. E' quasi umiliante. Anche perché una buona fetta di queste malcapitate è vergine.

DENTRO GLI OCCHI DI CHI VEDE#wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora