SEDOTTO E ABBANDONATO

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POV ASHLEY

"Ecco i vostri pasticcini", annuncia la cameriera, posando un piccolo vassoio al centro del tavolino del bar. "Buona colazione".

"Grazie", mugugno.

Fisso il vassoio per quasi un minuto intero, poi sollevo lo sguardo: Kate sta mangiucchiando distratta un pasticcino al cioccolato, fissandomi come se volesse uccidermi.

"Come faceva il professore a sapere che ero entrata in classe per dirti di venire a recitazione?", domanda di punto in bianco, accusatoria.

Da sotto il tavolo sento la sua scarpa battere ritmicamente contro la piastrella. Sono sotto accusa. E quel che è peggio è che mi ucciderà.

"Ecco... io...".

"Perché, credimi, sono stata molto attenta a ciò che dicevo. Quindi, in teoria, il professore non dovrebbe immaginare che siamo al bar anziché con la Tunner".

"Già", sorriso tesa. "Non lo potrebbe proprio immaginare".

Il suo piede si blocca e attorno a noi cala un silenzio teso.

"Perché, sai? A me invece ha dato l'impressione di sapere", ringhia l'ultima parola.

"Sapere?", ridacchio isterica, fingendomi innocente.

Mi squadra sospettosa e maligna. "Non è che per caso gli hai spifferato anche il nostro stratagemma per svignarcela durante le lezioni, vero?".

"Io?", mi punto un dito al petto, scuotendo la testa.

"Vero, Ashley?!", ringhia sottovoce.

Scatto in avanti con le braccia e afferro le sue mani tra le sue. "Okay, okay, okay! Gliel'ho detto. Non ricordavo nemmeno di averlo fatto, te lo giuro, e...".

"Ashley!", esclama in tono di rimprovero.

"Kate", piagnucolo.

E una parte di me vorrebbe davvero mettersi a piangere. L'altra invece vorrebbe scoppiare in una risata da pazza squilibrata. Tutta la mia classe sta facendo di tutto per far colpo sul nuovo professore e io invece che faccio? Me la svigno sotto il suo naso per andarmene a mangiare pasticcini. Tra l'altro hanno terminato i miei preferiti e mi è toccato ripiegare su quelli alla cioccolata fondente.

"Ma dico, Ashley, tua madre non ti ha insegnato proprio niente? Ci sono cose che agli uomini non vanno mai dette. Tipo il tuo vero peso e che da piccola hai avuto i pidocchi. Sono segreti che devi portarti nella tomba".

"Mi dispiace". Arraffo un tovagliolino e mi pulisco la bocca. "E' che... sembrava così interessato a quello che dicevo".

"Sfido a non esserlo!", si esaspera. "Gli hai praticamente detto tutto . Lo credo che era interessato".

Butto giù un sorso di cappuccino e mi affloscio sul tavolo, emotivamente esausta e stressata.

"Al mio ex ragazzo ho detto il mio vero nome solo al quarto appuntamento", dice dopo aver morso il pasticcino. "E mia madre ha rivelato a mio padre di essere ebrea solo a pochi mesi dal matrimonio. Uomini e donne non sono fatti per essere amici. Se vuoi fare delle confidenze comprati un diario, o un cane. Perché è scontato che ora, il tuo bel David userà ogni tua singola parola contro di te. Ne uscirai distrutta. A pezzettini".

"Sono già distrutta", mi asciugo il naso. Dio, non devo piangere.

"Ben ti sta!", rincara la dose. Poi addolcisce lo sguardo. "Comunque ho visto un film interessantissimo... ora mi sfugge il titolo... vabhé, non importa". Scrolla le spalle e si avvicina, cospiratrice. "Allora, in questo film un tale diceva: lei ha scritto tutto il libro, ma tu puoi ancora scrivere il finale. E poi forse diceva anche cazzo, sì, lo puoi fare... O una cosa del genere. Ma comunque...", liquida il discorso con un gesto della mano e prosegue, parlando ancora più concitata. "Sai cosa significa questo?".

DENTRO GLI OCCHI DI CHI VEDE#wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora