Lei è mia

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DAVID

"Lasciatelo dire, Cristo!", sbotta Lucas, sbattendosi lo sportello dell'auto alle proprie spalle. 

Aveva parcheggiato a pochi metri dalla mia macchina e con la coda dell'occhio noto Ashley e la sua amica -come diavolo si chiama?- che si stanno mandando segnali strani attraverso i finestrini laterali.

Ho una gran voglia di avvicinarmi per capire cosa diavolo stanno cercando di dirsi ma controvoglia decido di restare lì dove sono, dal momento che dal preciso istante che Lucas si è chiuso lo sportello alle spalle si è trasformato in un tir lanciato in discesa senza freni verso di me. E anche perché non avrei alcuna possibilità di decriptare ciò che quelle due stanno dicendosi. Voglio dire, il più delle volte non riesco a comprenderle quando si parlano normalmente, figuriamoci se ho qualche possibilità di capirle quando lo fanno a gesti.

D'altro canto capisco in tutto e per tutto l'atteggiamento di Lucas, e quando dico che sembra essersi trasformato in un tir senza freni è proprio perché mi si scaglia addosso senza rallentare. 

Retrocedo di qualche passo, finendo involontariamente in mezzo alla traiettoria tra Ashley e la sua amica e spezzando inevitabilmente il loro dialogo mimico. Anche se sotto sotto ho il sospetto che riuscirebbero a trovare il modo di comunicare tra di loro anche se a separarle ci fosse un muro di cinta alto tre metri. 

Quelle due insieme sono pericolose, poco ma sicuro.

E anche Lucas, a giudicare da come mi sta fissando.

"Lasciatelo dire", rimarca, "ne hai avute idee del cazzo, ma questa... Dio! Questa batte il primato tra tutte le stronzate che hai pensato da quando tua madre ti ha tolto il pannolone".

Sollevo le sopracciglia un paio di volte, gettando un braccio attorno alle sue spalle per indirizzarlo verso l'ingresso del Green Grill. "E ancora non ti ho detto i dettagli...".

"Cazzo, sto pregando Gesù che tu non lo faccia", borbotta, afflosciando le spalle sotto il peso del mio bicipite. Sembra star camminando verso il patibolo e tutto sommato non ha nemmeno tutto questo gran torto dal momento che il mio piano fa cagare.

Intendiamoci, la parte in cui Ashley resta chiusa in macchina è una parte di piano fantastica. E' tutto il resto che fa pena.

"Quindi, ricapitoliamo", si blocca davanti alla porta battente, la mano sollevata verso la maniglia. "Tu entri. Incontri Marcus e lo supplichi di lasciar perdere vecchie scommesse".

"No, la parte in cui supplico viene dopo".

Lucas aggrotta le sopracciglia. "Dopo cosa?".

"Dopo che mi ha strappato le unghie delle mani".

Le sue sopracciglia restano aggrottate in una posa innaturale. "Io devo intervenire prima o dopo che ha iniziato a torturarti?".

"Dopo".

"Perché solo dopo?".

"Beh...", mi stringo nelle spalle, "ho solo due mani. E' probabile che voglia sfogare la sua rabbia anche sulle tue".

"Mi piace il tuo modo pragmatico di pianificare il mio immediato futuro".

"Senti, ascoltami", mi faccio serio, scacciando l'ansia. "Conosco Marcus, lo conosco così bene da sapere che mi consentirà dieci minuti al massimo prima di fare il pazzo. Ha puntato Ashley e solo per questo sono abbastanza certo che, prima della fine della serata, le sue palle staranno galleggiando infondo alla tazza del cesso. Ma ho bisogno di te per riuscirci".

"Te lo dico subito, io le mani sui suoi coglioni non gliele metto".

"Dai, idiota, hai capito cosa intendo", ruoto gli occhi, puntandoli poi sulla sua mano ancora sollevata verso la maniglia. E' immobile, nessun tremore a tradire la sua ansia. Se è spaventato lo sta nascondendo molto bene. 

DENTRO GLI OCCHI DI CHI VEDE#wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora