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POV DAVID

Il Green Grill spicca con la sua insegna verde tra alcuni palazzi disabitati che hanno tutta l'aria di essere magazzini agricoli. Alcune macchine sono parcheggiate di fronte all'ingresso, ma a giudicare dalle risate e le urla, il locale deve essere molto più pieno di quello che si potrebbe pensare dal parcheggio semi deserto.

Un paio di ragazze coi tacchi vertiginosi barcollano davanti alla porta in metallo a doppio battente, sorreggendo una bottiglia di birra a testa e urlando una canzone difficilmente riconoscibile. La puzza di alcool la dice lunga sul genere di serata che mi aspetta e la mia idea di cenare davanti a un hamburgher doppio con il mio migliore amico va a farsi benedire definitivamente quando da una piccola finestrella do una rapida sbirciata all'interno; un band locale si sta esibendo dal vivo su un piccolo palco allestito al centro di un'ampia sala, esaltando i ragazzi presenti a un ballo ritmato.

Estraggo il cellulare dalla tasca dei jeans e compongo il numero di Lucas. Mi risponde al terzo squillo.

"Lucas? Credo di aver sbagliato posto. Puoi ridarmi l'indirizzo?".

"Sei al posto giusto e al momento giusto".

Corrugo la fronte e cammino in avanti, facendo slalom tra alcuni bicchieri di plastica vuoti buttati a terra. "Ne sei certo?".

"Ne sono più che certo. Infatti sono dietro di te".

Giro su me stesso e vedo Lucas agitare una mano a mo di saluto da in fondo il piazzale cementato.

"Ma vogliamo scherzare?", mormoro tra me e me.

"Ehi fratello", esordisce, dandomi un pugno sulla spalla appena mi raggiunge.

"Hanno massimo ventidue anni", sbotto, indicando il locale alle nostre spalle.

Lucas allunga la testa, guardando qualcuno oltre la mia spalla, e poi scoppia a ridere.

"In pratica sei anni in meno di noi", mi molla un altro pugno sulla spalla. "Forza, dai! Se non ti scopi nessuna minorenne non rischi nemmeno una denuncia".

Indico di nuovo l'entrata del locale, accigliandomi quando le due ragazze che avevo visto prima cominciano a urlare qualcosa a Lucas. O meglio, al culo di Lucas.

"Potrebbero esserci dei miei studenti là dentro", borbotto.

"Sei già entrato?".

Corrugo ancora di più la fronte. "No".

"E allora come fai a dirlo? Entriamo, no?! E se incontriamo qualche tuo studente leviamo le tende".

Scrollo la testa, permettendogli controvoglia di trascinarmi lungo il parcheggio. "Tu mi farai licenziare".

"Non rompere le palle", ridacchia. "Ti ho proposto di farti una birra, non una bambina a cui insegni l'alfabeto".

Roteo gli occhi. "Vorrei vedere te. Tu lavori praticamente il 99% del tuo tempo con signore e vecchiette ma io devo stare attento a dove metto le mani, a cosa dico e soprattutto a dove vado. Non posso dare una nota disciplinare ad un ragazzo dopo essermi scolato della birra con lui ad una festa studentesca".

Lucas si appoggia al portone di ingresso, aprendo uno spiraglio: le note di the bitter end dei Placebo riempiono il parcheggio accompagnate dalle urla di alcuni ragazzi.

"Vecchiette eh?", ribatte, strizzando l'occhio a una ragazza. "Proprio prima di venire qua ho dato una sbirciatina nei bassi fondi a una paziente niente male".

"Di anni cinquanta", concludo beffardo.

"Diciassette", mi sorprende. "E pure una figa pazzesca che...". Di colpo si fa serio, sbiancando in volto. "... che sta scendendo proprio in questo momento da quel pullman. "Merda!".

DENTRO GLI OCCHI DI CHI VEDE#wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora