• Incovenienti e speranze•

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Johnny guardò l'uomo di fronte a sé, sull'uscio di casa sua: suo padre non era cambiato per niente. Se lo sarebbe ricordato per sempre in giacca e cravatta, nella sua postura composta e sicura di sé. I suoi occhi erano neri come quelli di suo figlio, ma molto piú severi e odiosi, sormontati da delle folte sopracciglia grigie. Il suo aspetto era minaccioso.
-Papà?- chiese Johnny sorpreso di vederlo lá, a casa - Non eri nel tuo studio di Parigi? Non eri a lavoro?- insistette.
-Entra...- tuonò suo padre , come se fosse un ospite indesiderato, poi girò le spalle e si diresse nel salone della casa. Johnny, passando per la sua stanza per lasciare il borsone della piscina che ancora aveva in spalla, lo raggiunse e qui vi trovò anche sua madre seduta con lui sul divano.
Il ragazzo si sedette di fronte ai suoi -Allora? Cos'é successo?- chiese preoccupato, affondando nella poltrona.
-Tua madre mi ha chiamato, desiderosa di condividere con me un po' della sua preoccupazione per il tuo futuro- Johnny lanciò un'occhiataccia a Lily, sua madre, mentre Walter, suo padre, continuò - Perchè non vuoi diventare un avvocato, seguire la tradizione?-
A quella domanda la rabbia del ragazzo iniziò a bruciargli dentro, quindi rispose a denti stretti - Perché mi fa schifo.- secco, diretto.

Walter, piú testacalda del figlio, scattò in piedi -Cosa?! Cosa?!- iniziò a gridare - Cosa ti fa schifo?! Studiare per un altro anno e poi andare all'università?! Diventare un uomo colto per non dipendere da nessuno?! Venire a lavorare con me come avvocato?! Guadagnare soldi?! Avere successo e potere?! - suo padre strinse i pugni - Questo ti fa schifo?! Guarda tuo fratello! Prendilo come esempio, invece di seguire sempre quei piloti di formula uno! Che figlio, tuo fratello! Si é laureato prima del previsto! Pff, tutto ciò ti fa schifo?!- concluse fissandolo negli occhi. Ogni lode fatta al fratello, per Johnny era un cazzotto in pieno stomaco: lo faceva sentire sbagliato.

Tutta la rabbia repressa in tutto quel tempo si liberò in modo devastante -No,non mi fa schifo tutto questo. Mi fate schifo tu e quello scemo di mio fratello! Non voglio diventare come voi!- Lily rimase a bocca aperta, mentre Johnny si alzava, fronteggiando suo padre minaccioso.

-Pensate sempre e solo ai vostri stupidi soldi! Sei talmente superficiale che non ricordi neanche di avere un figlio minore e una moglie!- continuò il ragazzo mentre la rabbia gli rigava le guance con le lacrime -Credi che mi sia divertito a passare la mia infanzia senza di te? Senza avere qualcuno che mi prendesse da scuola, che mi insegnasse a giocare a calcio, che mi proteggesse dai bulli della scuola; ad impararmi la bici da solo, a farmi insegnare dai miei amici a correre con un pallone al piede, ad aiutare la mamma. Credi che mi sia divertito?-
Johnny deglutí, cercando di sciogliere quel nodo in gola, poi si avvicinò ancora di piú a suo padre che era rimasto attonito -Eh, papà? Credi che mi sia divertito a sentirmi perennemente vulnerabile, tanto da impare a tirare cazzoti per difendermi da solo dai prepotenti? Credi che la mamma si sia divertita a crescere due figli da sola, mentre tu, dal tuo studio di Parigi, trovavi sempre un pretesto lavorativo pur di non venire a trovarci, eh?
E questo che mi fa schifo, papá: il tuo essere insensibile, menefreghista ed egoista. Non vorrei mai diventare come te. Perché sei cosí ?- Johnny aveva liberato ogni singola parola che da tempo voleva gridare in faccia a suo padre, tanto da sentirsi un peso in meno.

-Perché sono cosí, dici? Come faresti senza di me a comprarti tutte le fesserie che vuoi e a vivere decentemente, eh? I soldi non crescono di certo sugli alberi e tu non saresti neanche in grado di badare a te stesso!- ribatté suo padre.
-Certo, papá. Perché in tutti quest'anni io, secondo te, non ho imparato niente...da solo- rispose sarcastico Johnny.
-Vorrei proprio vederti, guarda...-
-Appena riuscirò ad andarmene da questa  casa, ti farò rimangiare le parole.-
-Appena sarai maggiorenne te ne potrai andare liberamente dove vuoi- insistette suo padre.

Johnny fece un sorriso amaro, come per sfottó, e disse -Non ti ricordi neanche il compleanno di tuo figlio minore: i diciotto anni gli ho compiuti un mese fa, papà... E tu non ti sei preso neanche il fastidio di chiamarmi per darmi gli auguri-
Walter sgranò gli occhi: come aveva potuto dimenticare il compleanno di suo figlio?

Una scommessa aliena.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora