La mattina seguente, Asia stava con la testa poggiata sul suo banco in uno stato di sonno-veglia, a causa delle sole tre o quattro ore in cui aveva dormito.
"Che razza di notte" pensava "Prima quell'incubo, poi mia sorella come psicologa ed infine... No, son sicura che Saphira me la sono sognata. Nessuno sarebbe sopravvissuto ad un salto di otto metri. Minimo avrebbe dovuto rompersi qualche osso. Minimo. Non alzarsi, come se non fosse nulla,salutare e sfrecciare come un fulmine nel bosco" cercava di convincersi, ma in cuor suo sapeva che non era un sogno e che Saphira l'aveva vista sul serio...
La luce del sole illuminava la sua classe vuota, ma tra qualche ora il cielo si sarebbe riempito di nuvole che già da lontano minacciavano pioggia o, addirittura, neve. Era una giornata in cui si gelava di brutto.
Asia si godé quel momento di pace, visto che già la giornata era iniziata male: non sentì la sveglia, si sistemò in fretta e furia, perse il pullman delle 7:00 e si dovette far accompagnare a scuola da sua madre che, presa dalla frenesia, non si accorse che stava accompagnando a scuola sua figlia troppo presto. Se é per questo, neanche Asia se ne accorse, finché non entrò in classe e, non vedendo nessuno, controllò l'ora che segnava le 7:40. Venti minuti d'anticipo. Così ne approfittò per starsene stravaccata sul banco, autoconvincendosi che gli episodi della notte precedente erano frutto della sua fantasia e che tutto quello era impossibile.
Il suono della campanella fece spaventare Asia che saltò sulla sedia. Riportata alla realtà in quel modo brusco, le capitò di far cadere il suo sguardo sul banco di Saphira accanto a lei, ripetendosi "Quando arriverà, le devrò raccontare quel buffo sogno... Perché era un sogno... Almeno si fa quattro risate".
I suoi compagni iniziarono ad entrare in classe e non la degnarono di uno sguardo. "Idioti" pensò, mentre tra il flusso di ragazzi cercava dei capelli ramati, una pelle pallidissima e... Insomma, cercava Saphira.
Davanti a lei, passò anche Valerio, lo salutò, ma lui passò dritto senza nessun cenno. Asia sapeva che il suo migliore amico era ancora infuriato con lei per quello che, giorni prima ,gli aveva detto: doveva rimediare o almeno scusarsi.
La porta si chiuse alle spalle del professore di italiano che, dopo aver salutato i suoi alunni, si sedette dietro la cattedra per prepararsi ed iniziare la lezione.
-Dov'è Saphira?- chiese Asia a Vincenzo seduto dietro di lei, prima che la lezione iniziasse.
Vincenzo guardò prima il banco vuoto e poi, con uno sguardo e un tono severo rispose - Che vuoi che ne sappia io?-
-Uh, ma guarda! L'acidella é tornata tra noi!- le disse Stefania, la compagna di banco di Vincenzo.
Asia si accigliò -No, mia cara. Non ci torno da voi. Saphira non c'è? Bene. Ho più spazio su cui poggiare le mie cose! Sarà andata a fare un'altra corsetta nel bosco! Almeno lei ci tiene a mantenersi in forma a differenza di te!-
-E con questo cosa vuoi dire? Stupida acida dei miei stivali!- ruggì lei.
Vincenzo, non si sa come, riuscì a far terminare la lite in modo pacifico -Asia,shh! Calma!-
Asia lo guardò in cagnesco e, girandosi davanti, disse a denti stretti - Stupida balenottera...- sentì Vincenzo consolare Stefania -Lasciala perdere, é fuori di testa. Non sei per niente una balenottera...Tranquilla-
Il professore iniziò a spiegare la lezione del giorno, dopo aver segnato assente Saphira Steward -Allora ragazzi, oggi iniziamo a vedere un nuovo autore: Pirandello-
Il docente spiegava, ma Asia, con la mente, era altrove (come il resto della classe d'altronde) e si limitava ad annuire ogni volta che il prof rivolgeva lo sguardo dalla sua parte.
Mentre fingeva di stare attenta, nella sua testa rimuginava su ciò che aveva detto a Stefania, ed ecco che riaffiorò quel suo lato buono che, naturalmente, cercò di soffocare immediatamente. Sapeva come ci si sentiva a ricevere degli insulti del genere, anche lei aveva qualche chiletto in più, ed ora le era rimasto il rancore nel cuore per la cattiveria che aveva detto; sapeva di aver sbagliato, ma siccome era troppo orgogliosa e voleva fare la parte della dura, non le chiese scusa, bensì rimase col broncio, giustificandosi "É stata lei a provocarmi". Questo era anche vero, ma le aveva solo detto la verità, conseguenza del suo comportamento.
Ad un tratto, l'eco di un ricordo, le fece sentire la voce di Saphira che le sussurrava "Ora sei sola", "Ricordati della scommessa".
"Ma quale scommessa?! Era uno stupido sogno!" cacciò quei pensieri.
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Una scommessa aliena.
Ficción GeneralTi è mai capitato di guardare il cielo in una notte limpida e piena di stelle, chiedendoti se, da qualche parte lassù, ci sia qualcun altro oltre a noi? Ti è mai capitato di fantasticare su ciò che potresti trovare tra le stelle? Beh, a me è capitat...
