•Finalmente a Wesic•

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Mary era poggiata sul parapetto della barca, trasformata dal soffio di Dedia in un bellissimo veliero. La Terrestre aveva sempre sognato di ritrovarsi su un'imbarcazione del genere e di vivere un'avventura che nessun libro ha mai raccontato, ma non avrebbe mai immaginato tutto quello che le era successo in quel periodo. Le mancava la Terra certo, ma di sicuro un pezzo di lei sarebbe rimasto per sempre tra quei pianeti, in quella galassia.

Durante quelle ore di viaggio, aveva potuto visitare l'intero veliero: era costruito con un legno pregiato e le rifiniture le parevano in oro; gli alberi erano forti e robusti, mantenuti da sartie e griselle spesse e resistenti; le vele erano gonfie e luccicanti grazie al vento favorevole; gli alloggi e il resto delle stanze erano lussuose, per non parlare della cucina che era piena zeppa di delizie; il ponte su cui si trovava era lucidissimo e la polena era una bellissima donna alata che trasformava le sue ali nei fianchi della nave.

Mary alzò lo sguardo dall'acqua che accarezzava la pancia del veliero e sorrise quando vide Kecevil che si stava divertendo a manovrare il timone con una ritrovata felicità, anche se ,in sè per sè, il veliero seguiva autonomamente ogni minimo movimento di Dedia che nuotava sinuosamente al loro fianco, mentre parlava con Shiva; il capitano però si stava divertendo, sembrava che avesse ritrovato sè stesso dopo tanti anni passati in cella e per questo la Terrestre non si scomodò nel tirarlo via dal suo sogno ad occhi aperti dicendo "Guarda che il veliero segue Dedia da solo...". Si limitò a godersi la perfezione del suo viso sereno e sognante. A proposito, le sue ferite erano ancora lì, ma il liquore non gli faceva sentire dolore: Dedia gliele avrebbe guarite una volta arrivati a Wesic,  le sue scuse nei confronti di Shiva e Mary erano state da loro accettate.

La fantasmina osservò quelle specie di grandi reti che partivano dal parapetto e finivano al di sopra delle vele: Kecevil le aveva spiegato che le funi che arrivavano fin sopra all'albero, e che servivano per mantenerlo, si chiamavano sartie, mentre le funicelle tese ,che erano messe di traverso tra esse, si chiamavano griselle e servivano per salire, per arrampicarsi. Allora Mary, in quell'istante, schioccò le dita -Ho un'idea!-. Le ritornò in mente un piccolo sogno che aveva da bambina, nato quando vide il cartone animato "Il pianeta del tesoro" e rianimato qualche anno più tardi dopo aver visto "I pirati dei caraibi".

Mary si avvicinò alle sartie e alle griselle, dalla parte in cui stava nuotando Dedia, quindi alzò lo sguardo verso Shiva che era appollaiata fieramente sul bordo della coffa. Così, ignorando di poter volare, iniziò ad arrampicarsi lungo le funi usandole come se fossero i componenti di una scala. Salì e salì fino a quando non arrivò ad un'altezza vertiginosa, in pratica vicino a Shiva, sulla coffa, alla fine dell'albero maestro. Una volta lì, passò sul lato affacciato sul mare di quella specie di rete e, allungando le braccia, si sporse sull'acqua.

-Sta' attenta!- gridò Soulaxe da sotto.

-Contaci!- gli rispose Mary con quanto fiato aveva in gola. Si sentiva nel mondo pirata di Kecevil in quel modo. Guardò davanti a sè e respirò l'aria fresca che le accarezzava il viso: l'enorme distesa blu era immensa e pacifica, ora capiva come mai il capitano amasse tanto navigare.

-All'arrembaggio! Verso l'Infinito e oltreee!-iniziò a gridare, proprio come desiderava da bambina. Un senso d'allegria si impossessò del suo corpo non riuscendo a credere di essere riuscita a realizzare uno dei suoi strambi sogni, anche se vecchio. Ma che dico?! I sogni non possono essere classificati in base all'età in cui sono nati nel nostro cuore!

-Ma quale infinito e infinito! Siamo quasi arrivati!- gridò dal basso Kecevil mentre moriva dalle risate per quello che aveva sentito gridare da Mary.

-Gne gne...-commentò la Terrestre come se fosse una bimba. C'era da capirla: in fondo l'aveva svegliata dal suo sogno ad occhi aperti. Davanti alla Terrestre, c'era l'enorme collo di Dedia che manteneva la testa al livello di Shiva .

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