Dopo un breve e veloce controllo mentale, Mary e Shiva stavano per arrivare vicino all'atmosfera di Werpo sul dorso delle due fenici guardiane.
Shiva si teneva saldamente con gli artigli al bordo della lunga e leggera sella di Umorarn, davanti a Faraton che la teneva sott'occhio per evitare che cadesse, anche se aveva le ali. Mary, invece, era salita in groppa alla fenice arancio Pedif, dietro alla guardiana Kiofna. Per lei ritrovarsi nuovamente in sella fu come ritornare a casa, solo che era in groppa ad una fenice alata, anziché sul suo altissimo cavallo terrestre, e quindi si sentiva un po' a disagio nell'usare quella creatura così nobile come se fosse un jet privato impegnato in un volo d'emergenza. Nonostante ciò, quando finalmente arrivarono nell'atmosfera di Werpo, strinse le ginocchia luminose e gettò il busto indietro per non cadere, fin quando Pedif non terminò il volo in picchiata e si ritrovò, al fianco di Umorarn, parallelo alla coltre di nubi bianche e che avvolgeva in parte il pianeta sottostante.-Ok, Mary. Ora vi porteremo al castello del re e della regina- le disse Kiofna torcendo il busto per osservare la ragazza dietro di sé. La sua armatura tintinnò come risposta al suo movimento, mentre la coda di capelli rossi,che si era fatta per non far arrivare i capelli in faccia alla sua passeggera, si era spostata sulla sua schiena.
-Va bene, grazie- rispose la Terrestre, sorridendole.
Kiofna riprese la sua posizione iniziale e fece virare Pedif verso destra. Quando si chinarono un po' per seguire il movimento della creatura sotto di loro, Mary scorse l'impugnatura di una spada che pendeva dalla cintura della guardiana,sul suo lato sinistro, e anche se stava nel suo fodero, diede a Mary un brivido di adrenalina e terrore pensando a quanto sangue aveva sparso quell'arma; nel frattempo però, voleva anche veder Kiofna allenarsi nella scherma con in mano la lama che la custodia in cuoio in quel momento nascondeva e che di sicuro era stupenda da vedere e letale da manipolare.
Immaginò anche com'era veder arrivare la guardiana e Pedif in battiglia: lei con la sua armatura luccicante e leggera, i suoi capelli rossi che ondeggiavano come fiamme sulla sua testa e con quella spada sguainata in pugno, e Pedif che ,impettendosi e aprendo le sue ali giganti, lanciava il suo grido di battaglia ,mentre con le sue lunghe zampe artigliate si piombava sui suoi nemici ormai senza scampo.-Wow...- sussurró Mary svegliandosi dal suo sogno ad occhi aperti.
-A cosa pensi, Anima Terrestre?- le chiese Kiofna sentendola.
-Stavo pensando alla paura e allo stupore che tu e Pedif potreste disseminare in un campo di battaglia. Oltre al fatto che Pedif è bellissimo: ha delle piume che splendono di luce propria, senza nulla togliere a Umorarn. Ogni fenice ha una bellezza e uno stile proprio. Sono bellissime. Gli puoi fare i complimenti da parte mia?- concluse Mary in tutta sincerità.<<Grazie, Terrestre.... Ricordati però, che io posso sentirti e risponderti col pensiero, entrandoti nella mente...>> Intervenne Pedif intrufolandosi nella coscienza di Mary e diffondendole, oltre alla sua voce profonda e nobile, anche le sue emozioni di pace e serenità ma anche l' ansia di arrivare al più presto a destinazione, facendole capire che lui sapeva tutta la storia del Grande libro del Destino.
-Ops! Scusami!- disse Mary.-Sai Terrestre, ho sempre desiderato visitare il tuo pianeta, ma purtroppo, tra la tua gente, la presenza mia e di Pedif scatenerebbe il terrore... com'è? È bello come negli ologrammi?- chiese Kiofna.
La fenice arancio le proiettò nella mente un suo ricordo che le risuonó in testa come una scena di un film autobiografico:<<Kiofna scese dal mio dorso e finalmente mi slegò la sella che, durante tutto il tragitto, mi ha stritolato. La mia guardiana è giovane, non lo fa apposta a stringermi sempre troppo i finimenti, in fondo ha solo cento anni e io sto crescendo un po' troppo rapidamente per permetterle di mantenere sempre la stessa misura del sottopancia.
Oggi abbiamo deciso di esplorare il Bosco Volante Dei Misteri, anche se il nostro maestro, Doces, e la sua fenice, Secon, ci hanno vietato di venire. Oggi è il nostro giorno libero dalla scuola d'addestramento.
Il bosco davanti a noi non è un semplice raggruppamento di alberi fatti di foglie, legno e corteccia, bensì sono piante composte da vetri colorati per le foglie e i loro fiori, specchi per i tronchi e vetro soffiato per le radici; quest'ultime non sono attaccate al terreno, sono sospese a mezz'aria sulla terra secca e, dalla base del tronco dove generalmente sono attaccate, risalgono come tentacoli contorti verso la chioma, intrecciandosi in fantastici e strabilianti motivi. Da qui deriva il nome del bosco: il Bosco Volante e dei Misteri. "Dei Misteri" perché nessuno ha mai capito quello strano aspetto di vetro e il fatto che gli alberi, vivi e vegeti, fluttuino in aria senza spostarsi, nonostante le radici staccate dal terreno. Nessuno l'ha mai studiata ed esplorata a fondo per stupide superstizioni, fino ad oggi. Io e la giovane Kiofna saremo i primi.
Cominciamo ad inoltrarci tra i vetri e i specchi viventi... gli alberi continuano a fluttuare calmi e lenti, nessun rumore se non quello dei nostri passi o di qualche scheggia di vetro che cade a terra imitanto una foglia secca. I raggi del sole molte volte ci accecano, ma Kiofna continua a camminare e io la seguo. Ad un tratto, arriviamo in una radura: era strano vedere il verde dell'erba in mezzo a quell' inferno di riflessi, luci e vetri colorati.>>
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Una scommessa aliena.
Narrativa generaleTi è mai capitato di guardare il cielo in una notte limpida e piena di stelle, chiedendoti se, da qualche parte lassù, ci sia qualcun altro oltre a noi? Ti è mai capitato di fantasticare su ciò che potresti trovare tra le stelle? Beh, a me è capitat...