• Scommessa aliena •

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Quando Shiva e Mary si destarono da quel sonno senza sogni, si ritrovarono fuori dall'atmosfera di Irbil, ma anche fuori del Sistema Deconiano.
Si guardarono intorno e notarono in lontananza una scia luminosa che segnava la fine della Galassia di Isomos. 

-È ora di tornare a casa, Mary. Forza, riprendiamo la nostra corsa- disse Shiva sgranchendosi le ali, ma Mary non le rispose. Si girò a guardarla e nei suoi occhi vide un'altra volta lacrime di luce. Senza degnarla di un solo sguardo, come se non l'avesse sentita, Mary si voltò verso i pianeti che aveva appena finito di visitare e li guardò con una certa nostalgia o forse preoccupazione. Dietro alla luce verde di Deco, si intravedeva una luce bluastra, quella di Nilsen, poi passò lo sguardo su Werpo, sul mondo acquatico di Majur e sulla luce ancestrale di Irbil. Non voleva andarsene, ne lasciare lì tutte le creature che aveva conosciuto, in balia di una guerra. Le lacrime aumentarono quando i suoi occhi si soffermarono su Majur... chissà come stava Kecevil. Mary voleva sì tornare  a casa da sua sorella, dai suoi genitori, ma non voleva neanche lasciare l'universo e tutto ciò che esso conteneva. Succedeva sempre così quando doveva lasciare qualcosa che amava.

Secondo i suoi calcoli, sarebbe arrivata sulla Terra verso l'inizio di Novembre, salvo imprevisti. Della Terra non aveva più notizie da quando era stata a Werpo, chissà come stava Asia, l'aveva superata la gara di nuoto? E con Johnny? E Saphira come stava? Quante persone le avevano parlato nel frattempo senza che lei le sentisse? E Valerio e la sua band? 

-Ehi Mary...ci sei?- le si piazzò davanti Shiva distogliendola dai suoi pensieri.

-Si,si. Andiamo- rispose asciugandosi le guance di luce. Lanciò un ultimo sguardo a Majur per poi voltarsi e volare via insieme alla sua amica.

-Tutto ok?- le chiese l'aquila.

-Non tanto. Sto lasciando un pezzo del mio cuore : è dura andarsene così. Io rimarrei qui per aiutarvi- rispose angosciata.

-Sai Mary, molte volte le cose belle finiscono e tu non ci puoi fare niente. Arriverà anche il momento in cui io e Saphira dovremo andarcene, ma tu non devi essere triste. Ai cambiamenti ci si abitua, anche se molto lentamente, ma finchè tu ci porterai nel tuo cuore puoi stare certa che noi staremo sempre con te. Puoi pur sempre guardare le stelle se ti mancheremo, noi saremo sempre lì- la consolò Shiva.

Mary sorrise pensando che sarebbe stata sempre col naso all'insù a rimuginare su tutto ciò che era successo -Già... spero solo di non dimenticare tutto-

-Non lo farai, starne certa-

Ora le nostre ambasciatrici  volavano molto  più lentamente rispetto a quando erano nel bel mezzo della missione: la magia e la velocità stavano diminuendo col finire del loro compito.

Proprio mentre  stavano per arrivare al confine della Galassia di Isomos, ecco che alle loro spalle sentirono un urlo seguito da scricchiolii e fruscii. Mary e Shiva si girarono all'istante col cuore in tachicardia e rimasero sbalordite per ciò che era apparso davanti ai loro occhi.
Nel bel mezzo dello spazio buio e tetro, ecco che viaggiava a gran velocità un veliero gigantesco e bellissimo, più di quello che aveva generato il soffio della dea Dedia: era completamente costruito in avorio e la sua superficie luccicava come se fosse ricoperta di stelle; la sua polena era un possente collo squamoso che sorreggeva una gigantesca testa di drago ridefinita con fili d'argento e corallo; le sue vele spiegate e gonfie parevano le ali nere del drago.

Le nostre amiche rimasero abbagliate da tanta imponenza fin quando l'urlo non si ripetette. Esso proveniva dal veliero, ma ancora non si vedeva nessuno. La voce risuonò ancora e ancora fin quando la nave non fu abbastanza vicina per vedere chi ci  fosse al suo comando.

-Belle signorine, posso darvi un passaggio?- chiese Kecevil affacciandosi dal bordo dell'imbarcazione .

Mary ebbe un tuffo al cuore -Kecevil!- gridò e volò verso di lui con tutte le energie che ancora possedeva. Quando gli arrivò  davanti non seppe cosa dire e si limitò a fissare i suoi occhi neri quasi come se ci si potesse tuffare dentro quelle tenebre.

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