Capitolo 7.

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           Non è mai abbastanza

«Alzerò il volume, coprirò le tue urla» Lowlow.

Dopo quella folle notte, Jess continuava a rimbombarmi nella testa, senza sosta.
Non ho mai concesso a nessuno nella mia vita di prendere il sopravvento, specialmente una ragazza. Tantomeno lei.
Eppure, questa volta, non è stato così.

«Buongiorno» mi fuoriesce quasi come un sussurro, non appena metto piede all'interno del bar per il quale lavora Jess.

Son solo le nove del mattino, ma in ogni angolazione, ci sono persone intente a sorseggiare del buon caffè e scambiare due chiacchiere con un loro amico.

«Caro» sento, mentre il suo collega mi viene incontro. «Abbiamo un tatuaggio in sospeso, ricordi?»
Annuisco, massaggiandomi le tempie.

«È stato un piacere sostituirti quella sera, al bar. E sì, ti chiamerò non appena avrò del tempo a disposizione» chiarisco subito, porgendogli la mano e liquidandolo.

«È stato un piacere aiutarti nel portartela a letto» dice alle mie spalle, ridacchiando appena.
«Come, scusami?» ribatto, schiarendomi la voce e voltandomi, serrando i pugni.

«Vorresti dirmi che non era un modo per infilartela sotto le tue coperte?» sussurra, strizzando un occhio.
«Ragazzetto» gli dico, afferrandolo per il colletto, «occhio a come parli», lo lascio andare.

Annuisce, indietreggiando appena. «Come vuoi, resto comunque della mia idea» sorride.
Sembra quasi voglia sfidarmi, il lavapiatti.

«Dubito che possa interessarti o meno la mia vita privata e sessuale, bimbo» sorrido soddisfatto, vedendogli la tempia pulsare appena.

«Le rimorchi facilmente con la tua aria da stronzo» ironizza, dandomi una lieve pacca.
Sto letteralmente perdendo il controllo. «Sarà meglio che tu torna a svolgere il tuo lavoro»
«Altrimenti?» inarca un sopracciglio.

«Ah, ma va' al diavolo, ragazzino» sbuffo, allontanandomi e sedendomi in uno dei tavoli liberi.

«Aspetti qualcuno?» mi domanda, venendomi ancora una volta incontro.
«Mi stai seccando, sappilo», preciso.
Annuisce facendo spallucce e si volta, dandomi le spalle.

Non sopporto le persone che mi stanno con il fiato sul collo, mi mandano in bestia, totalmente.
«Anzi» riprende, guardandomi nuovamente negli occhi, voltandosi. «Posso portarti qualcosa?»

«Sì», sorrido cordialmente. «Un affettato di coglioni, grazie» gli strizzo un occhio, guardandolo.
«Deficiente» ribatte, andando via.

Scruto l'orario del mio smartphone, in attesa che compaia Jess per poter parlare a quattr'occhi di quella notte.

"Richard" leggo sullo schermo, sentendolo vibrare.

«Carissimo, buongiorno» rispondo, schiarendomi la voce e giocherellando con le bustine di zucchero.

«Dove sei?» mi domanda, sentendo il motore della sua auto accendersi come sottofondo.
«A lavoro», mento. «Come mai? Successo qualcosa?»

«No, volevo prendere un caffè con un mio caro amico. Bizzarra come idea?» ridacchia.
Sorrido appena. «Un avvocato e un tatuatore insieme, in un locale diverso dalla tua casa o dal tuo studio? Totalmente bizzarra» rispondo infine, ridendo.

«Possiamo beccarci questa sera e bere insieme qualcosa. Senza Alison e la tua nuova conquista, non preoccuparti» mi propone, sentendo sbattere la sportella della sua auto.

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