Capitolo 16.

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           E se fosse per sempre

«I miei sogni tu li abiti tutti» Andrea Filocomo.

«Ben arrivata a casa nuova, piccola» la invito ad entrare, mettendola subito a suo agio.
Si guarda attorno, disorientata. È tutto così nuovo per lei.

«Va tutto bene», le dico, rassicurandola. «Non hai nulla da temere qui», poggio la mia mano sulla sua spalla, stringendola appena.

Annuisce, facendomi cenno di prendere il piccolo tra le braccia, in modo che possa riposarsi.
«Non ho mai avuto un bambino in braccio» confesso, afferrandolo.

«Andrà tutto bene. Se gli stai simpatico, ti sorriderà in continuazione» spiega lei, accarezzandogli la testolina. «Posso prepararti da mangiare?», mi chiede.

Annuisco. «Io ed il bambino abbiamo fame. Lo senti il nostro stomaco?», brontolo, mettendo il muso. È strano avere un piccolo tra le braccia. È una cosa che credevo di non dover mai fare nella vita.

Tante cose non avrei mai dovuto fare nella mia vita, prima di incontrare Jess.
Ma si sa, quando incontri la ragazza ideale, è in grado di smuoverti dentro e rivoluzionare ogni cosa.

«Voglio un bacio, prima» chiarisco, avvicinandomi a lei.
Mi sorride, lasciandomi un dolce bacio stampato sulle labbra.
«Puoi fare di meglio», comincio a stuzzicarla.

«Piantala», ride lei. «Vado a cucinare qualcosa con quel che trovo»
«Jess», la chiamo, facendola voltare nuovamente verso di me. «Come mi ci vedi come padre?»

«La parola 'te' e 'padre' insieme, non suonano affatto bene», ricomincia a ridere, guardando me e poi suo nipote.
«Saremo i suoi genitori da ora in poi» scherzo infine.

È una situazione alquanto strana condividere una casa con un bimbo che non ci appartiene.
Strana ed inquietante, forse?
Ma se questo basta per renderla felice, ben venga.

«Poggialo per terra e metti qualche suo gioco, lo trovi nel mio zaino. O accendi la televisione» mi spiega.
'Manuale per un padre che non è padre', lo definirei.

Annuisco infine, prendendo il telecomando e fermandomi al primo cartone animato che trovo.
Lo vedo sussurrare qualche parola in codice, battendo le mani. È carino, infondo.

«Serve aiuto in cucina?» le domando, avvicinandomi poi a lei, avvolgendole le mani lungo i fianchi.
Scuote la testa. «Saresti solo di troppo, qui» sorride.

Mi mordo il labbro. «Devo ammettere che la mia nuova cuoca è una bomba sexy» le sussurro, tirandole una pacca sul sedere.
«Fermo», ribatte subito lei, infastidita.

Le mordo il collo, succhiandolo appena, il necessario per vederla rabbrividire.
«So che ti faccio questo effetto, Jess» continuo a sussurrarle.

Mi lancia una gomitata, prima di riprendere a tagliare a fette le patate.
«Sai cucinare almeno?» le domando.
«Pff», risponde lei. «Mi fai realmente così tanto idiota?»

Scuoto la testa, accarezzandole i capelli e spostandoglieli dietro l'orecchio.
«Ti faccio una bimba», riprendo a baciarle il collo, «ed hai bisogno di tanti, ma tanti baci»

«Mi stai distraendo, Caleb» dice lei, voltandosi verso di me. Si morde il labbro inferiore, guardando le mie di labbra e spostando poi lo sguardo sul mio.

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